Giovani apprendisti della Ercole Marelli in officina, anni Trenta.

Il lavoro come scuola, la scuola come lavoro

di Alberto De Cristofaro

“Lo sviluppo dell’industria moderna, in senso qualitativo, e le necessità di mettere in opera metodi di produzione sempre più efficienti ed esatti ha posto in primo piano, soprattutto in un paese come l’Italia di recente tradizione industriale, il problema della preparazione della giovane maestranza qualificata.

È chiaro infatti che, se i metodi di lavorazione in serie, in cui a ciascun operaio è affidata solo una fase estremamente limitata del ciclo produttivo, permettono l’impiego nelle industrie di aliquote di maestranze senza speciali conoscenze tecniche, tuttavia l’efficienza generale di un’azienda e la capacità di sostenere vittoriosamente la concorrenza sono determinate dagli operai ad alta preparazione professionale, e si può inoltre prevedere con certezza che l’impiego crescente di macchine automatiche sgraverà sì gli operai delle mansioni più monotone, ma imporrà al tempo stesso conoscenze tecniche sempre più approfondite.”

Questo lungo brano tratto da una pubblicazione intitolata Servizi e assistenza sociale di fabbrica edita nel 1953 a cura dell’Ufficio stampa della società Olivetti di Ivrea, e conservata in Fondazione ISEC, fotografa bene la situazione di una delle industrie manifatturiere più evolute del nostro paese pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Da un lato cioè si constatava come fosse finita definitivamente l’epoca degli operai di mestiere e come il lavoro per certi versi si fosse “standardizzato”, d’altro canto si faceva rilevare come nella fabbrica moderna e tecnologicamente evoluta fosse sempre più necessario avere una quota di lavoratori altamente professionalizzati, in grado di gestire macchine sempre più complesse.

Da qui l’esigenza di far funzionare all’interno delle imprese scuole professionali di vario livello, a partire da quelle che potremmo definire le “scuole apprendisti operai”, per giovani adolescenti che avevano frequentato magari le sole scuole elementari, sino alle scuole più professionalizzanti e specialistiche.

A dire il vero già nel periodo tra le due guerre alcune delle più rilevanti imprese nazionali avevano istituito al proprio interno dei corsi formativi per le giovani maestranze, ma è soprattutto nel secondo dopoguerra che questo fenomeno si generalizza e per così dire si istituzionalizza. A Sesto San Giovanni, per decenni quarto polo industriale italiano, tutte le principali aziende – Breda, Ercole e Magneti Marelli, Falck, Pompe Gabbioneta, Trafilerie e corderie italiane, Osva, ecc. – disponevano internamente di scuole preparatorie per i giovani assunti. Alla Breda ad esempio funzionava dal 1953 un efficientissimo Centro di addestramento professionale (Cap),

“che dispone di locali particolarmente attrezzati per l’attività addestrativa, fornisce a giovani lavoratori non occupati un’adeguata preparazione per il futuro esercizio delle mansioni di operaio qualificato, consentendo la frequenza di Corsi e l’acquisizione di alcuni diplomi più richiesti dalle moderne esigenze dell’Industria Meccanica, quali i seguenti: Aggiustatori meccanici, Tornitori meccanici, Saldatori elettro-ossiacetilenici, Fonditori, Fabbri fucinatori. L’attività addestrativa degli iscritti ai Corsi per aggiustatori e tornitori meccanici verrà poi orientata […] anche al conseguimento delle seguenti, ulteriori specializzazioni: Calibristi, Tracciatori, Alesatori, Fresatori, Piallatori, Trapanisti, Affilatori." (“Finanziaria Ernesto Breda Spa, Corsi di formazione e di qualificazione professionale per giovani lavoratori, anno scolastico 1962-1963”, in Fondazione ISEC, Archivio storico Breda, b. 811 fasc. 1717).

Centro di addestramento professionale Breda (Cap), anni ’50-‘60. Si noti nell’armadio a vetri quelli che venivano definiti “capolavori”, ossia gli utensili meccanici che i ragazzi dovevano realizzare al banco di lavoro nella prova pratica di fine corso.

Ai giovani che frequentavano questi corsi venivano forniti gratuitamente i materiali e gli utensili per le esercitazioni pratiche, nonché le dispense e i materiali didattici per le lezioni teoriche. Inoltre, veniva attribuito loro un “premio giornaliero” di presenza di lire quattrocento per gli allievi dei corsi per aggiustatori e tornitori meccanici e di lire ottocento per gli allievi dei corsi per saldatori, fonditori e fabbri fucinatori. Una volta conclusi i corsi poi la società si incaricava di collocare i giovani promossi nelle società del gruppo.

Volantino per i corsi di formazione professionale organizzati dal Cap Breda nell’anno scolastico 1962-63.

Le scuole non fornivano solo conoscenze pratiche, ma si occupavano anche di dare agli allievi una formazione culturale di base piuttosto accurata. Si pensi che la scuola di addestramento della Olivetti, che formava operai qualificati ed era strutturata su 5 anni di insegnamento, prevedeva le seguenti materie: cultura generale, matematica, fisica, meccanica, elettrotecnica, tecnologia, disegno professionale, cultura civica ed esercitazioni di officina. Alla scuola apprendisti della Breda viceversa per un giovane che aveva solo la licenza elementare il primo anno prevedeva lo studio di queste materie: officina, disegno tecnico, matematica, fisica chimica, tecnologia, cultura generale.

A Sesto San Giovanni peraltro, la cosiddetta “città delle fabbriche”, per rafforzare l’offerta di formazione professionale e permettere alle numerose imprese attive sul suo territorio di reperire facilmente manodopera qualificata, a fianco delle scuole e dei corsi attivati dalle singole aziende, nel luglio del 1950 fu costituita l’Associazione Sestese pro Istruzione Tecnica (ASIT), che aveva tra i propri soci fondatori, fra le altre: Pirelli, Trafilerie e corderie italiane, Osva, Fabbrica italiana Magneti Marelli, Ercole Marelli, Pompe Gabbioneta, Breda e l’ente concordatario Opere sociali Don Bosco.

“Gli industriali sestesi, vista la necessità di provvedere, in un centro industriale di primaria importanza quale Sesto S. Giovanni, ad una sana formazione morale e civica e a una adeguata istruzione tecnica e professionale dei figli dei lavoratori locali, convennero di prestare la propria collaborazione per il sorgere di un Centro di istruzione tecnico-professionale di vaste proporzioni mediante l’opera della Congregazione Salesiana.” (“Promemoria illustrativo per la Assemblea Asit di prossima convocazione. Sesto S. Giovanni 1.5.1956”, in Fondazione ISEC, Archivio storico Breda, b. 800 fasc. 1682).

Promemoria sull’Associazione Sestese pro Istruzione Tecnica (ASIT), 1956.

Fondazione ISEC conserva abbondante documentazione relativa al funzionamento del Centro di addestramento professionale Breda fra gli anni Cinquanta e i Settanta, e in particolare: corrispondenza, promemoria, registri dei partecipanti ai corsi e programmi degli stessi, schede personali di allievi e domande di iscrizione, rendiconti economici. All’interno della sezione fotografica sia dell’Archivio storico Breda che di quello Ercole Marelli vi sono poi diverse fotografie che ritraggono giovani allievi delle scuole aziendali impegnati nelle loro attività di apprendistato sia teorico che pratico.

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