Un emigrato… alquanto speciale a New York
Di Alberto De Cristofaro
L’8 maggio 1907 l’avvocato napoletano Guglielmo Emanuele di Palma dei conti Castiglione – nato nel 1879, volontario nel 1897 nella Legione Cipriani per la guerra greco-turca, dottore in legge a Torino nel 1900, frequentatore dei corsi di Scienze sociali tenuti da Maffeo Pantaleoni all’Università di Ginevra, volontario di guerra nel 1915 – si imbarcava a Napoli sul piroscafo “Europa” alla volta di New York.
Il Commissariato dell’emigrazione del Regio ministero degli Affari esteri l’aveva nominato infatti direttore del Labor Information Office for Italians, un ufficio che aveva sede al n. 59 di Lafayette Street. L’Ufficio del lavoro, come veniva chiamato solitamente nella corrispondenza interna, era stato fondato nella primavera del 1906 con il compito di facilitare l’inserimento lavorativo dei nostri emigrati.
Ovviamente, il responsabile dell’Ufficio era tenuto a inviare in patria resoconti puntuali del lavoro svolto, segnalando eventuali problematiche e necessità. Palma Castiglione rimase negli Usa per quattro anni, sino al 1911, e dell’attività da lui svolta a favore dei nostri connazionali è rimasta traccia nel fondo archivistico omonimo conservato in Fondazione ISEC.
Dalla documentazione si evince come l’Ufficio, sino all’arrivo di Palma, non avesse goduto di buona fama presso i nostri emigrati. In una delle prime lettere scritte da Castiglione a Bernardo Attolico, Regio ispettore d’emigrazione a New York, si legge infatti che l’Ufficio nell’anno trascorso “specie nell’ambiente italiano, è stato discreditato ed è caduto in ridicolo”. Con il fermo proposito di invertire la rotta, Palma chiedeva ad Attolico un maggior stanziamento economico, in modo da poter rafforzare l’organico del personale. Scriveva infatti:
“Intendo accennare alle spese occorrenti per inviare l’ispettore viaggiante sui cantieri degli intraprenditori e negli stabilimenti degli industriali che chiedono operai. Noi non possiamo attenerci alle affermazioni che intraprenditori ed industriali fanno nelle loro richieste orali o scritte. Noi abbiamo il dovere di accertarci direttamente della bontà delle condizioni offerte, e non possiamo – come una qualsiasi agenzia privata di collocamento – assumere il rischio di inviare lavoratori su cantieri non buoni ed alle dipendenze di intraprenditori poco onesti o che impiegano sorveglianti brutali o sfruttatori”.
La realtà delle condizioni di lavoro dei migranti, che emerge dalla documentazione dell’Ufficio, era molto diversa da quella seducente che si leggeva su tante mirabolanti offerte di lavoro. Una delle prime azioni di Palma fu promuovere una campagna informativa per mettere sull’avviso i nostri emigrati sull’“ambiguità” di certe offerte.
In una lettera scritta il 13 luglio 1907 al direttore di un giornale in lingua italiana pubblicato a New York si legge per esempio:
“Da un’ispezione fatta compiere da me ai cantieri della ditta McArthur Bro. Risulta che le condizioni degli operai ivi impiegati non sono soddisfacenti. […] I lavoratori vengono in genere alloggiati in capanne (shanties) sporche e scomode, sono costretti a dormire in due per ogni cuccetta; il vitto è carissimo e cattivo. […] Si aggiunga che in quasi tutti i campi la stessa persona è contemporaneamente capo-squadra (foreman) e ufficiale di pubblica sicurezza (policeman); l’accentramento di queste due funzioni è pericolosissimo per gli operai, e può originare molte volte casi di ‘peonage’”.
Certo il compito dell’Ufficio doveva essere davvero improbo, tenuto conto del flusso di migranti in arrivo dall’Italia: negli ultimi ventisette anni, scriveva Castiglione in una relazione al Regio Commissariato generale dell’emigrazione di Roma del 21 settembre 1908, oltre due milioni e mezzo di connazionali avevano raggiunto gli Usa (nei soli anni fiscali 1905-1906 gli arrivi erano stati 513.105).
Gli sforzi dell’Ufficio del lavoro erano inoltre ostacolati da coloro che si arricchivano procacciando manodopera, in particolare gli agenti privati di collocamento, i quali, scriveva nella stessa relazione Palma:
“[…] nelle operazioni che compiono hanno di mira unicamente il loro guadagno personale e non prendono in considerazione alcuna l’interesse dell’emigrante che collocano”.
Insomma, vien voglia di dire, a distanza di poco più di un secolo, niente di nuovo, o quasi, sotto il sole.
Il Fondo di Palma Castiglione consta di 8 unità archivistiche e conserva due copie manoscritte del giornale di guerra (1860-1861) della 1ª Compagnia dell’8° Battaglione dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie vergato dal capitano Michele di Palma dei conti di Castiglione, che guidava la Compagnia. Conserva inoltre lettere, rapporti, relazioni, testi di conferenze, articoli per riviste e quotidiani, opuscoli di Guglielmo di Palma Castiglione.
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