Sesto San Giovanni tra le due guerre
Sesto San Giovanni da borgo agricolo a grande centro industriale.
Un vero e proprio terremoto si abbatté su Sesto tra il 1903 ed il 1913. Un terremoto che segnò definitivamente il volto del paese e che ne sconvolse la geografia, l’economia, la vita stessa in ogni campo. In precedenza, gli unici collegamenti, anche se estremamente primitivi, che gli abitanti di Sesto avevano avuto con l’economia di mercato erano l'allevamento domestico del baco da seta e il lavoro in filanda, mentre l’agricoltura restava a livelli di pura sussistenza. Gli artigiani stessi erano sostanzialmente dediti alla costruzione di attrezzi e strumenti per il lavoro nei campi o in attività collaterali.
Nel giro di dieci anni si installarono a Sesto San Giovanni decine di aziende di diversi settori, ma soprattutto metalmeccaniche e siderurgiche. Industrie di grandi dimensioni, come non ve n’erano in Italia, che trasformarono il paese da borgo agricolo in uno dei centri industriali più importanti non solo d’Italia, ma di tutta Europa.
Sesto San Giovanni era per queste grandi imprese il posto ideale per diverse ragioni. Elemento fondamentale fu indubbiamente la posizione geografica, a metà strada fra Milano e Monza, vicina ai due grandi centri per ricavarne tutti i vantaggi di commercializzazione e di progresso, ma abbastanza lontana per non subirne gli svantaggi, come prima di tutto l’alto costo dei terreni.
Dati rilevanti furono la presenza della linea ferroviaria che congiungeva Milano con il Centro Europa lungo la via del carbone e dell’acciaio, il territorio ricco di corsi d’acqua, la contemporanea presenza di una serie di altri mezzi di trasporto sia per le esigenze produttive delle imprese che per i lavoratori, l’abbondanza di manodopera a basso costo non qualificata disponibile sul mercato non solo della zona ma della Lombardia (dal lecchese, dal comasco, dal bergamasco e del bresciano con la linea ferroviaria), oltre alla presenza di professionalità tecniche provenienti da Milano.
Parco Nord). Anni '20 -'30.
Nacquero così nel 1902 la Campari, nel 1903 la Breda (che occupò una vastissima area a nord ovest del paese, proprio ai confini con Milano nel cui territorio in seguito debordò); nel 1904 la Fratelli Santambrogio (costruzioni) e la Società Ing. Banfi per l’erogazione di energia elettrica; nel 1905 la Pompe Gabbioneta e la Ercole Marelli; nel 1906 le Acciaierie e ferriere lombarde Falck (su un appezzamento di terreno di 12 ettari nella parte orientale di Sesto, assorbendo negli anni successivi tutta la sezione nord per un totale di 300 ettari), le Acciaierie elettriche, la Fonderia Balconi, il Laminatoio Nazionale, l’OSVA (nata dalla fusione di due fabbriche preesistenti), la Soffieria Monti; nel 1908 l’Elettrotecnica Lombarda, le Fonderie Milanesi Acciaio e la Maggi, quest’ultima alimentare (famosa per aver brevettato il dado da brodo); nel 1909 le Distillerie Moroni; nel 1910 la Corderie Metalliche; nel 1911 la Cave e Strade Puricelli e la Meccanica Lombarda; nel 1913 la Orenstein & Koppel, industria meccanica. Sopravvissero a Sesto solo due filande che avevano saputo ammodernarsi, la De Ponti e la Strauss.
Dal censimento del 1911 risultò che a Sesto San Giovanni operavano in tutto 36 industrie. Ben 31 di queste lavoravano ininterrottamente tutto l’anno. L’industria metalmeccanica era nettamente dominante. Nel giro di un decennio l’agricoltura era stata dunque confinata in una posizione marginale, il paesaggio stesso mutato profondamente. Al posto dei campi, le mura e i fumi delle fabbriche. Al posto dei sentieri o dei vicoli le strade che costeggiano le aziende. La ferrovia non passa più soltanto in mezzo al paese, ma costruisce una ragnatela che raggiunge e attraversa tutti gli stabilimenti.
Alla vecchia popolazione, confinata nella vecchia Sesto (“al di qua della ferrovia”, soprattutto attorno alla Chiesa Parrocchiale Santo Stefano) e in prevalenza dedita alla agricoltura, si è sovrapposta e ha avuto il sopravvento (nella parte nuova, “al di là della ferrovia”) una nuova popolazione che viene da ogni zona d’Italia e che ha portato usi e costumi nuovi. In effetti, in pochi anni, un terzo di tutto il territorio di Sesto San Giovanni è occupato dalle fabbriche e buona parte degli altri due terzi è coperta da strade, nodi ferroviari, case, necessarie per ospitare i lavoratori che vengono ad abitare a Sesto per stare più vicini alle grandi fabbriche in cui sono occupati.
Dal punto di vista politico, i proprietari di vasti appezzamenti in gran parte residenti in paese (come i De Ponti, i Puricelli Guerra, i Vigoni, ecc.) erano coloro che dominavano la vita politica del paese, monopolizzando l’amministrazione locale, prima e dopo il 1860. Per lungo tempo a Sesto San Giovanni ci fu una identificazione tra i maggiori proprietari terrieri, i filandieri e gli amministratori locali, anche in forza di uno stretto legame con il clero locale.
Si tratta in definitiva delle stesse persone e delle stesse famiglie. Non a caso percorrendo l’elenco dei sindaci e dei consiglieri comunali, praticamente fino all’avvento del fascismo, si incontrano spesso gli stessi nomi: primi cittadini di Sesto furono dal 1860 al 1862 Antonio Chiavelli, dal 1862 al 1866 Giuseppe Puricelli Guerra, dal 1868 al 1882 Giulio Vigoni, dal 1883 al 1892 ancora Giuseppe Puricelli Guerra e, dal 1914 al 1917. il nipote e omonimo Giuseppe Puricelli Guerra. Gli intervalli sono stati coperti dagli esponenti di un’altra famiglia di proprietari terrieri, Achille (1866-68) e Carlo (1893-1902 e 1905-1913) Marazza.
La borghesia sestese era però troppo legata a un’economia arretrata, con i suoi caposaldi nelle filande e nella proprietà terriera, per reggere il passo con gli industriali che proprio a Sesto crearono le grandi fabbriche. Così, all’inizio del nuovo secolo, i ‘vecchi’ padroni del paese erano ormai relegati in posizioni marginali sotto il profilo economico.
Le prime agitazioni dei lavoratori di cui si ha notizia sono dei primissimi anni del Novecento, quando in paese erano già sorte le prime organizzazioni. Nell’aprile del 1880 era nata la “Associazione di Mutuo Soccorso fra contadini ed operai di Sesto San Giovanni e Comuni limitrofi” con lo scopo di essere tra gli associati “a sollievo della vecchiaia e della sventura, incoraggiamento all’operosità, al lavoro, alla virtù e miglioramento del loro ben essere morale e materiale”. Il presidente della Società di Mutuo Soccorso, Antonio Trasi, venne eletto sindaco nel 1902, grazie in particolare alle divisioni nel fronte avversario ricompostosi nella successiva tornata elettorale, e restò in carica sino al 1905, potenziando di molto gli investimenti per la pubblica istruzione. E’ del 1881 la nascita della “Società di Mutuo Soccorso San Clemente”, sciolta nel 1898 dal Governo dopo l’eccidio del Gen. Bava Beccaris. Nel 1903 sorse il Circolo Famigliare “Avvenire”, centro di organizzazione della sinistra sestese, luogo di ritrovo, biblioteca e centro di istruzione, di cui fu primo presidente il tipografo Carlo Borromeo, praticamente il primo socialista sestese. Nel 1905 fu fondato il “Circolo San Clemente”, cardine della vita delle organizzazioni cattoliche presenti a Sesto.
Nel giro di nemmeno quindici anni, dunque, Sesto San Giovanni vide del tutto soppiantato il vecchio sistema economico sul quale aveva vissuto per centinaia di anni, vide superata l’agricoltura dall’industria, emarginati i vecchi proprietari dai nuovi industriali capitalisti e i contadini dagli operai, vide crollare i vecchi valori e le vecchie idee sotto i colpi e la spinta di nuove idee e di nuove forme di organizzazione. Da povero borgo agricolo del milanese, uguale a centinaia di altri miseri borghi agricoli, divenne uno dei maggiori centri industriali d’Italia e d’Europa, con tutte le realtà, le potenzialità e le contraddizioni di un grande centro industriale.
(Tratto dalla tesi di laurea presso l’Università degli Studi di Milano – Facoltà di lettere e filosofia dal titolo “Sesto San Giovanni da borgo agricolo a grande centro industriale” di Giorgio Oldrini, relatore prof. Franco Della Peruta – anno accademico 1974-75 in Biblioteca ISEC ETS).
La Grande Guerra, l'inutile strage.
La Grande Guerra con i suoi milioni di morti, oltre a sconvolgere gli assetti internazionali, avvelenò la convivenza civile all’interno delle nazioni.
“Gli italiani avevano cominciato la guerra convinti di avanzare in territorio nemico come nel burro, prendere rapidamente Trieste e Lubiana e da lì minacciare Vienna, costringendo l’impero alla resa. E infatti nei primi giorni erano andati avanti: ma appena raggiunta la linea di resistenza predisposta dagli austriaci l’avanzata si era bloccata. (…) Il fatto che ogni chilometro di terreno guadagnato costasse perdite spaventose non pareva inaccettabile: dopo tutto gli austriaci subivano perdite altrettanto gravi, e non potevano permettersele dato che dovevano combattere su tre fronti …“ .
Poi, nell'autunno-inverno del 1917, lo sfondamento di Caporetto: "Innumerevoli memorialisti e parecchi scrittori, da Gadda a Soffici, da Hemingway a Comisso, hanno descritto quei giorni di tragedia e di follia: i saccheggi e le fucilazioni, i magazzini incendiati, i carri e i cannoni abbandonati, i cadaveri e le carogne, la fuga dei civili dal Friuli invaso, le scene dantesche dei ponti sul Tagliamento fatti saltare con quelli che li affollavano, l'illusione che al di là del fiume ci fosse la salvezza - mentre poi la linea non poté essere tenuta, perché i tedeschi erano riusciti a passare il fiume più a nord, e la ritirata proseguì fino al Piave" (da A. Barbero, “Caporetto”, Laterza 2017, pag. 36 e 469).
Proprio dopo la disfatta di Caporetto, Mussolini dalle pagine de “Il Popolo d’Italia” “addossa al nemico interno composto da socialisti e neutralisti la colpa della sconfitta (…): sono i socialisti pacifisti e disfattisti i veri nemici della nazione. Si scava adesso un fossato di odio insanabile. (…). Mussolini non è il solo. In Germania sono gli ebrei cosmopoliti per loro stessa storia con famiglie sparse in tutto il mondo, ad essere presi di mira. (…). Il nesso fondante tra Grande Guerra e violenza che anima lo squadrismo entra a fare parte di un contesto europeo che vede la ‘brutalizzazione’ indotta dal conflitto armato abbassare drasticamente le soglie di tolleranza e resistenza alla violenza delle società civili. Il concetto di nemico si trasferisce dalle trincee alla vita politica del dopoguerra – insieme al sogno della rivoluzione che viene dalla Russia – determinando una escalation di fatti di sangue.” ( da M.Flores - G.Gozzini, “Perché il fascismo è nato in Italia”, Laterza 2022, pagg. 27-35).
La guerra determinò un aumento notevole della produzione industriale: a Sesto San Giovanni, la Breda lavorò a pieno regime per la realizzazione di materiale bellico (tra cui navi ed aerei) con l’attivazione di una grande acciaieria con forni elettrici e con laminatoi per la produzione dell'acciaio. Lo stesso avvenne per le principali industrie sestesi coinvolte nello sforzo militare.
Infine, anche Sesto San Giovanni fu colpita dall’epidemia di influenza spagnola: mancano, tuttavia, dati specifici per capire quali fu la sua incidenza sulla popolazione locale messa già a dura prova dal peggioramento delle condizioni di vita e igieniche determinate dalla Grande Guerra.
Il periodo tra le due guerre a Sesto San Giovanni.
Frutto delle attività di ricerca, cernita, valutazione, cucitura di informazioni, riproduzione digitale del patrimonio archivistico di ISEC (con possibilità di ricerca automatica dei singoli vocaboli), le sezioni annuali dal 1919 al 1945 consentono a ciascuno di farsi una propria idea sulle vicende cittadine di Sesto San Giovanni tra le due guerre, nel quadro degli avvenimenti complessivi di quel tragico periodo del Novecento.
1919
1 - Parziale serrata negli stabilimenti Breda.
Fondo di provenienza:
"Parziale serrata negli stabilimenti Breda" - Il Popolo d’Italia -11 giugno 1919 pag. 2.
2 - Contro gli scioperi.
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3 - Episodio di violenza.
Aggressione da parte di socialisti contro un attivista cattolico dell’Unione del Lavoro di Sesto San Giovanni.
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1920
1 - Umberto Comi, primo sindaco socialista di Sesto San Giovanni.
"Nel 1920, conclusasi la guerra, si ebbero nuove elezioni amministrative: i socialisti con capolista ancora una volta Carlo Borromeo ottennero la maggioranza e finalmente Sesto ebbe il primo sindaco socialista nella persona di Umberto Comi, grande amico dei fratelli Borromeo ed eletto come il più giovane consigliere comunale. (…) Ancora una volta Borromeo accusò le precedenti giunte con sindaci clerico-moderati di non aver costruito sufficienti alloggi per gli operai (…). Altri punti del programma (…) furono la pubblica istruzione e il progresso culturale e sociale del popolo. (…) Ma il fascismo era alle porte e la divisione delle masse lavoratrici (cattolici e socialisti) ne facilitò il successo." (da Giorgio Parmiani – I socialisti a Sesto San Giovanni dalle origini all’avvento del fascismo” – 1984 –pag. 85-86 Biblioteca ISEC).
2 - La fine dello sciopero generale.
"La fine dello sciopero generale. Ultimi tentativi anarchici di resistenza. Allo stabilimento Pirelli della Bicocca c'è stato un tentativo di invasione da parte di un gruppo di scioperanti e di giovinastri, che l’accorrere di truppa e carabinieri ha sventato. Le maestranze delle Officine Elettro Ferroviarie, dopo una vivace discussione, decisero anch'esse di disertare il lavoro ancora per un'altra giornata e così pure parte degli operai della Breda rimasero fuori."
Fondo di provenienza:
"La fine dello sciopero generale, Ultimi tentativi anarchici di resistenza." - Il Popolo d’Italia -4 marzo 1920 pag. n.2
3 - Crisi del carbone.
L'ing. Falck Presidente dell'Associazione Metallurgici scrive un telegramma al governo per chiedere interventi per evitare la forzata chiusura degli impianti siderurgici per mancanza di carbone. “Uno degli ostacoli principali alla ripresa delle attività industriali e al normale funzionamento delle ferrovie era costituito dalla scarsità di carbone, che per lo più doveva essere importato dall’Inghilterra ad assai caro prezzo. Nel 1919, il suo costo arrivò a toccare i 56 dollari per tonn. e spesso, a causa degli scioperi di minatori, portuali e marittimi inglesi, non se ne trovava affatto.“ (da G. Salvemini Le origini del fascismo in Italia. Lezioni di Harvard. Feltrinelli, 2015, pag. n. 25).
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4 - “Resistenza, disciplina, lo scambio di prodotti con le altre fabbriche occupate e rispetto per il macchinario”.
Occupazione delle fabbriche: i casi della Spadaccini e della Breda.
"ll 'biennio rosso' si aprì con due mesi di sciopero per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. Pur distinta dalla Fiom, anche la cattolica CIL intraprese una dura e vittoriosa lotta per difendere i salari dall’inflazione. (...) A fine agosto, tutte le grandi e medie aziende metalmeccaniche del Nord furono occupate. A Sesto San Giovanni 'appena avemmo sentore che gli industriali volevano opporre allo ostruzionismo la serrata, decidemmo l’occupazione delle fabbriche che fu simultanea ad eccezione di qualche piccola officina con la quale era intervenuto l’accordo. In quei giorni di trepidazione somma allargammo la rappresentanza operaia incorporandoci tutti quegli elementi attivi e intelligenti che davano affidamento di operare affinché il movimento fosse coordinato da un’unica direttiva atta a poterci far raggiungere la vittoria'. Così Battista Montanari nel 1921 ricordava quella lotta nella sua prima relazione di segretario della Fiom. Le aziende grandi e medie vennero occupate dagli operai armati di lance e pistole e trasformati in 'guardie rosse'. Per venticinque giorni condussero la produzione, in qualche caso con l’aiuto dei tecnici, mentre le direzioni, a eccezione di quella della Falck, avevano abbandonato le aziende, Accanto alle Commissioni interne si costituirono i Consigli di fabbrica che sovrintendevano alla produzione. Il 4 settembre Errico Malatesta, il capo carismatico degli anarchici italiani, davanti alla Marelli, raccomandava a tutti gli operai: “resistenza, disciplina, lo scambio di prodotti con le altre fabbriche occupate e rispetto per il macchinario”. 1l 25 settembre un referendum, con il 95% dei consensi, chiuse l’occupazione. Gli operai ottennero il controllo sindacale, aumenti salariali e le ferie di sei giorni pagate, l’indennità di licenziamento e il riconoscimento dei Consigli di fabbrica."(dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 29– Guerini Associati e ISEC).
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5 - Contro l'occupazione delle fabbriche.
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6 - L’occupazione delle fabbriche e delle case.
Alcuni articoli tratti dal settimanale socialista “Il domani” del settembre 1920 illustrano l’occupazione sia delle fabbriche (compresa la morte del giovane Giovanni De Pieri) sia delle case.
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7 - Le prime azione squadriste delle camice nere sestesi.
"La 'Disperata' e la 'Folgore' di Sesto San Giovanni".
Nell'articolo celebrativo de "Il Popolo d'Italia" del 11 luglio 1937 pag. 7 vengono ripercorsi, con supporto fotografico, la nascita e lo sviluppo del fascio sestese e vengono rivendicate con orgoglio le violenze squadriste e le spedizioni punitive compiute non solo a Sesto, ma anche a Milano, Desio e Cinisello Balsamo: "II primo gruppo di animose Camicie Nere sestesi costituitosi nella primavera del ’20, partecipò con i fascisti milanesi a diverse azioni squadriste con spirito di sacrificio e con la precisa intesa di seguire e servire con fede gli ordini di Benito Mussolini: valorizzazione della Vittoria e resistenza e opposizione alle degenerazioni teoriche e pratiche del socialismo politicante e invadente. Per le loro ardimentose imprese gli squadristi di Sesto San Giovanni si erano fatti notare dai dirigenti di Milano che autorizzarono la costituzione in Fascio, avvenuta precisamente la sera del 4 dicembre 1920 alla presenza di Luigi Freddi, designato dal Comitato Centrale. Il 24 dicembre 1920 il centro di Sesto apparve tutto tappezzato di manifesti inneggianti alla resistenza per l’impresa fiumana e incitanti il popolo ad aderire alla gloriosa azione dei legionari: erano gli squadristi sestesi che non perdevano alcuna occasione per dimostrare la loro presenza che accompagnavano con azioni a fondo, alle quali anche la « Volante » di Milano, con il comandante Rino Parenti, per portare a termine un’impresa in grande stile, come la distruzione del Circolo Avvenire, covo bolscevico di Sesto."
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1921
1 - La reazione del padronato e i licenziamenti di massa.
"Nei primi mesi del 1921 si manifestò la reazione del padronato all’occupazione delle fabbriche: vi furono licenziamenti di massa, con mille disoccupati, le otto ore di lavoro aumentarono e vi fu una intensa campagna di multe agli operai. Nel frattempo, nel novembre 1920, era nata la sezione del Fascio di combattimento, guidata dallo squadrista, giovane tornitore della Marelli, Asvero Gravelli, che riunì intorno a sé non più di trenta iscritti, in maggior parte piccoli industriali e commercianti. Le violenze iniziarono nell’aprile del 1921 con la devastazione della Camera della lavoro e le aggressioni ai Circoli e alle cooperative. Si costituì allora un “Comitato di difesa proletaria" al quale aderì anche il Circolo San Clemente." (Dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' ” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 29– Guerini Associati e ISEC).
“Nel 1921 anche i socialisti di Sesto vennero duramente colpiti dalle bande dei neri che incendiarono e distrussero prima il glorioso circolo “Avvenire” e poi altri circoli che nel frattempo erano stati aperti in varie zone del paese (es. Circolo Torretta), picchiarono i dirigenti, allontanarono di forza la Giunta socialista dal Municipio." (da Giorgio Parmiani – I socialisti a Sesto San Giovanni dalle origini all’avvento del fascismo” – 1984 pag. n. 86 – Biblioteca ISEC).
2 - Polemiche sui dipendenti comunali e sulla energia elettrica.
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“Operaiacci!” pag. n.2 – “Domande al Sig. Sindaco” - pag. n. 4 “E’ vergognoso!” pag. n.2 – Il domani n. 5 del 15 gennaio 1921.
3 - Attentato al Cav. Marelli.
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4 - Il fascismo negli stabilimenti sestesi.
Il fascismo negli stabilimenti sestesi. "La classe operaia dei centri industriali, in particolare quella di Milano e Torino, si era mostrata decisamente contraria al fascismo fin dalle sue origini e proprio tale contrarietà aveva impedito, specialmente nell'ambito metalmeccanico, sia un'adeguata diffusione del movimento mussoliniano, sia il successivo sviluppo dei sindacati fascisti." (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 115).
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5 - Il fascio di combattimento e una vertenza di lavoro.
"Una vertenza operaia a Sesto risolta dal Fascio di Combattimento. (...) Questi punti saranno fatti presenti all'industriale che speriamo accetterà questo componimento amichevole ed onorevole." - Il Popolo d’Italia 29 giugno 1921 pag.4. "
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6 - La Breda e le commesse statali.
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7 - Cronaca locale.
Articoli vari di cronaca locale del 10 dicembre 1921.
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1922
1 - I fascisti percorrono inquadrati le vie di Sesto.
Dopo aver acquistato forza nei suoi quadri dirigenti e consistenza di massa nelle campagne della valle Padana, con il congresso fondativo del Partito Nazionale Fascista, tenutosi il 9 novembre 1921, il movimento fascista, nato a Milano nel marzo del 1919 con le caratteristiche dell' "antipartito", si trasforma in "partito-milizia", ampiamente organizzato e strutturato sull'assunzione della violenza squadrista come strumento di lotta politica, prime nelle zone agricole e poi nei centri urbani. Il 10 marzo 1922 a Sesto ha luogo la elezione del nuovo Direttorio del Fascio di Sesto e al termine i fascisti hanno percorso inquadrati le vie cittadine.
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"Il fascio di Sesto S.G." - Il Popolo d’Italia 11 marzo 1922 pag. n. 4.
2 - Inaugurata la sede del fascio.
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3 - Dimostrazione fascista al Rondò.
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4 - Credito al consumo agli operai durante lo sciopero.
Agli operai scioperanti gli esercenti di Sesto concordano con il Comitato di Agitazione di fare credito al consumo durante lo sciopero.
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5 - Lo sciopero dei Metallurgici.
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6 - Arrestato il Segretario della Camera del Lavoro di Sesto, Giovanni Battista Montanari.
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Fotografia di Giovanni Battista Montanari - Sesto San Giovanni nella Resistenza" - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta.
7 - Violenze fasciste.
Il movimento mussoliniano, animato dal mito dell' interventismo, della Grande Guerra e dell'esperienza della trincea, fomenta il disprezzo per la democrazia parlamentare e propugna vedute ferocemente nazionaliste: "La guerra come radice di identità, banco di prova della nazione, discrimine tra chi è degno di farne parte e chi no. A differenza dei nazionalismi risorgimentali ottocenteschi che prospettano una nazione inclusiva, il nazionalismo del secolo successivo è un nazionalismo intrinsecamente diverso, che esclude prima ancora di riunire. E gli esclusi sono prima di tutto quelli che non hanno voluto, appoggiato, fatto la guerra."(M.Flores - G.Gozzini Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p.20).
Esalta la guerra anche chi la fece da imboscato negli uffici o nelle retrovie, come diversi gerarchi fascisti. Il tutto all'insegna del nesso tra guerra, violenza e carriera politica che portò alla ascesa sociale nelle gerarchie politiche e statali degli "uomini nuovi" apparsi sulla scena politica dopo la Grande Guerra, in larga parte ex combattenti, fra i venti ed i quaranta anni, sospinti da una ideologia nazionalpatriottica, da senso della disciplina e dell'obbedienza e da una fede cieca nel duce. Il fascismo - ormai divenuto il punto di riferimento della piccola borghesia che teme di essere "scavalcata" nella scala economico-sociale dalla avanzata del proletariato - si pone con la forza della violenza collettiva militarmente organizzata (spedizioni punitive, olio di ricino, intimidazioni, bastonature, torture e omicidi) quale argine alla emancipazione dei lavoratori, fomentando il disordine per contrastare i socialisti e per distruggere lo stato liberale. Pacifisti, socialisti, comunisti, popolari sono i nemici interni che si pongono conto la nazione e sono da combattere come in trincea. Questa opera di purificazione dai nemici interni avviene con il sostegno degli industriali alle prese con riconversione post-bellica e degli agrari, entrambi incalzati dalla nuova paura del bolscevismo, con la passività o la connivenza di ampi settori dell'esercito e delle forze dell'ordine oltre che grazie alla benevolenza della stampa, e anche in questa fase dal Corriere della Sera che "condannò sempre le violenze socialiste, mentre pur deplorandole in certe circostanze, cercò sempre di giustificare quelle fasciste" ( da I. Granata Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024. pag.56).
"Tassello decisivo della strategia squadrista è la relativa impunità garantita dall’autorità giudiziaria”. così M.Flores - G.Gozzini in “Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p.75 citando dati contenuti nella tabella n. 2 del testo di R.De Felice “Mussolini il fascista, v.1. – Einaudi 1966”. I medesimi autori, Flores e Gozzini, in relazione alle violenze che hanno preceduto le rispettive prese del potere, sottolineano che “le vittime della violenza fascista nel 1920-21 ammontano a quasi quattro volte le vittime della violenza nazista nel 1931-1932 “ (pag.84).
Il fallimento dello sciopero legalitario, indetto il 31 luglio 1922 dall’Alleanza del lavoro per protestare contro le violenze squadristiche, causò lo scatenarsi dell’aggressività fascista. “La classe lavoratrice , stanca e ormai demoralizzata, non reagì e non si oppose in alcun modo ai fascisti, che poterono così agire indisturbati” (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 62). Il Fascio impone la ripresa del lavoro anche alla Breda e alle Acciaierie e Fonderie Lombarde di Sesto San Giovanni.
Fondo di provenienza:
8 - Cronaca locale.
Fondo di provenienza:
9 - Arrestato un Assessore con l’accusa di corruzione di minorenne.
Fondo di provenienza:
“Le prodezze di un assessore socialista” Il Popolo d’Italia 29 agosto 1922 pag. n. 5.
10 - Lettera del Sindaco sull'arresto dell'Assessore.
Lettera del Sindaco di Sesto San Giovanni Umberto Comi con la quale egli richiede a "Il Popolo d'Italia" di rettificare l’articolo del 29 agosto 1922 sull’arresto di un assessore comunale.
Fondo di provenienza:
“Una lettera del sindaco di Sesto San Giovanni” - ll Popolo d’Italia 5 settembre 1922 pag. n. 5.
11 - Cronaca locale.
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12 - Stipendi dei dipendenti comunali.
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13 - Sciopero alla Ferriera II.
“Sciopero alla Ferriera II” dopo che il Capo Officina percuoteva due operai.
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“Sciopero alla Ferriera II” - Il domani n. 38 del 25 settembre 1922 – pag. n. 3.
14 - Assalto fascista al circolo socialista “Avvenire”.
Fondo di provenienza:
“…e a Sesto San Giovanni” ” Il Popolo d’Italia 13 settembre 1922 pag. n. 2.
15 - Risposta alla lettera del Sindaco.
Fondo di provenienza:
“Al Sindaco di Sesto San Giovanni” Il Popolo d’Italia 5 ottobre 1922 pag. n. 2.
16 - Violenza politica.
Fondo di provenienza:
“Le disgrazie di un santone”- Il Popolo d’Italia 14 ottobre 1922 pag. n. 6.
17 - Distruzione del circolo Avvenire e Nuovo Sesto.
"Per la Marcia su Roma un gruppo di Camicie Nere di Sesto ricevevano l’ambito onore di presidiare la sede del giornale della Rivoluzione alle dirette dipendenze del Duce. Intanto in paese il 31 ottobre mattina i fascisti in formazione di due squadre, con azione convergente, occupavano il Municipio rosso e la Centrale telefonica. Dopo qualche giorno, i reduci di Milano, smobilitati, dopo aver sfilato vittoriosi per le vie di Monza, sede del Comando della I Zona, rientravano in Sesto e per concludere la gloriosa e vittoriosa impresa della Marcia su Roma distruggevano la sede del Circolo « Avvenire e Nuovo Sesto » ricettacolo dei comunisti. "
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18 - Assalto fascista al Municipio e resa del Sindaco Comi.
L’assalto al Municipio di Sesto San Giovanni e la resa del Sindaco Socialista Umberto Comi coincide con i giorni della marcia su Roma e della entrata in carica, proprio il 31 ottobre 1922, del primo governo Mussolini. Indubbiamente il re e i liberali ebbero le loro precise responsabilità nell'avvento del fascismo al potere. La Camera votò a larga maggioranza nel novembre del 1922 la fiducia con il voto favorevole di liberali, nazionalisti e popolari: tutti, compiendo un fatale errore di sottovalutazione, miravano ad inglobare il fascismo nel sistema parlamentare, puntando a coinvolgere e responsabilizzare Mussolini ritenuto l’unico in grado di riportare all’ordine gli squadristi fascisti. “Grosse responsabilità, tuttavia, vanno attribuite anche ai socialisti, che a partire dal 1919 erano diventati la maggiore forza politica del paese, ma che non seppero comprendere il movimento mussoliniano e di conseguenza trovare una valida strategia per opporvi " (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 60). Infatti, " ... non ci fu reazione, né resistenza da parte dei socialisti esposti all'aggressione squadrista sia per incapacità sia per paura, sia perché gli organi dirigenti del partito e del sindacato consigliavano di non reagire, di pazientare, di sopportare, perché la bufera fascista alla fine si sarebbe arrestata davanti alla forza delle masse, e la rivoluzione socialista avrebbe ripreso la sua marcia inesorabile." (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 108).
I medesimi atteggiamenti di inerzia e di resa da parte degli amministratori socialisti di fronte al fascismo si replicarono anche a Sesto San Giovanni ad opera della Giunta guidata dal Sindaco Umberto Comi ed anche qui le masse furono assenti e non si opposero alla presa del potere da parte del fascismo. “Di fronte alla impressionante mobilitazione fascista provincia per provincia non era facile contrapporsi (tantomeno in difesa di una classe dirigente screditata) quando ancora sanguinavano le ferite della guerra e a sinistra bruciavano le delusioni del "biennio rosso".... finisce per pesare un fenomeno psicologico, di stanchezza e passività.” (da M.Franzinelli, L'insurrezione fascista. Storia e mito della marcia su Roma, Mondatori, 2022, p.212).“Il fascismo accade in Italia perché in Italia è decisamente più grave lo sfarinamento dello stato e delle forze politiche di governo. … In Italia l’inerzia di prefetti e questori si traduce alla base in connivenza sistematica con gli squadristi. Carabinieri e guardie regie lo fanno per un miscuglio di paura e simpatia nei loro confronti… A favore dei fascisti gioca una particolare preparazione (armata) e abilità nello sfruttare il meccanismo provocazione-reazione. Sono infatti molti i rapporti di polizia che riferiscono la ‘sproporzione’ tra azione avversaria e le contromisure prontamente dispiegate dai fascisti” (da M.Flores - G.Gozzini in “Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p. 171).
Vengono qui pubblicati, insieme ad articoli di stampa, i seguenti atti conservati nell’archivio comunale di Sesto San Giovanni: Atto del 31 ottobre 1922 con il quale la Prefettura di Milano" ritenuto che a seguito dell'occupazione fascista l'Amministrazione del Comune di Sesto San Giovanni è nell'assoluta impossibilità di funzionare" incarica, anche per motivi di ordine pubblico, Vincenzo Frantino "di reggere temporaneamente l'amministrazione del comune predetto...".
Seguono gli ulteriori atti comunali: in data 1 novembre 2022 relativo alla nomina del Commissario Prefettizio nella persona del Cav. Negroni Silvio, il verbale del 2 novembre 1922 di insediamento di quest’ultimo ed il regio decreto in data 4 febbraio 1923 di scioglimento del Consiglio Comunale e di nomina di Giovanni Cairo quale Commissario Straordinario, come da proposta di Mussolini, Presidente del Consiglio e Ministro dell'Interno, contenente giudizi molto critici sulla Giunta guidata dal Sindaco Comi in carica nel breve periodo dal 1920 al 1922.
Fondo di provenienza:
Archivio Comune di Sesto San Giovani: atti dello sioglimento dell' Amministrazione Comunale di Sesto dal 31.10.1922, data dell'occupazione fascista del Municipio.Un sentito ringraziamento all'Archivio Storico Comunale per la condivisione di questi atti.
"Occupazione a Sesto San Giovanni. Nomina di un commissario straordinario" - Il Corriere della Sera 1 novembre 1922 pag. n. 4.
“L’ occupazione di Sesto San Giovanni”- Il Popolo d’Italia 2 novembre 1922 pag. n. 2.
19 - Carlo Borromeo, i socialisti sestesi e questa nuova barbarie.
"Sembra bruciarsi così in poche ore e giorni il ricco patrimonio di lotte e conquiste che il proletariato sestese aveva accumulato con tanti sacrifici negli anni (…). I socialisti sestesi, e lo stesso Carlo Borromeo, sembravano politicamente indifesi, sopresi e sbigottiti dalla violenza delle squadre fasciste finanziate dagli industriali, non riuscivano a capire questa nuova barbarie. Non seppero quindi organizzare nessuna efficace resistenza e caddero sotto i colpi dei picchiatori di Mussolini.” (da Giorgio Parmiani – I socialisti a Sesto San Giovanni dalle origini all’avvento del fascismo” – 1984 pag. n. 86 – Biblioteca ISEC ).
Fondo di provenienza:
“Altra giornata di azioni fasciste” – “Occupazione a Sesto San Giovanni, La nomina di un commissario straordinario” - Il Corriere della Sera 1 novembre 1922 (da Il Novecento a Sesto San Giovanni Vol. II Ediz. Pezzini).
20 - Festa fascista a Sesto San Giovanni.
Nel secondo anniversario della fondazione del fascio sestese, festa fascista in città. I motivi per festeggiare in allegria ai fascisti sestesi certamente non mancavano: il Sindaco socialista Comi era stato cacciato con la forza e Mussolini, saldamente Presidente del Consiglio, solo poche settimane prima, il 16 novembre, davanti alla Camera in tono sprezzante aveva osato proferire: "Potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli".
"L' ascesa del fascismo al potere era un avvenimento senza precedenti nella storia dell'Italia unita e nella storia dei regimi parlamentari. E lo era non solo per il modo in cui il fascismo aveva imposto al capo dello Stato monarchico, con il ricatto di una mobilitazione insurrezionale, la nomina del proprio duce alla guida del governo.. E mai era accaduto che alla guida del governo di uno Stato parlamentare fosse chiamato il duce di una milizia, che appena tre anni prima era uno sparuto movimento di 'zingari della politica', e solo nei successivi due anni, con la violenza organizzata, era diventato il partito più forte del paese, anche se aveva soltanto una trentina di deputati. Infine, mai era accaduto che il governo di una democrazia liberale venisse affidato a chi pubblicamente proclamava di voler abbattere la democrazia e lo Stato liberale." (da E. Gentile, Storia del fascismo – Laterza 2022, pagg. 268-269).
Fondo di provenienza:
“Festa fascista a Sesto San Giovanni”- Il Popolo d’Italia 10 dicembre 1922 pag. n. 2.
1923
1 - Procede anche a Sesto la cessione di sovranità statale favore delle squadre fasciste.
“L’attività del fascio si applica in tutti i campi ed invade anche quello poliziesco”. Questa sintetica espressione ben rappresenta il progressivo cedimento unilaterale di sovranità e del connesso monopolio dell'uso legittimo della forza che gli organi dello Stato avevano avviato già dall'estate 1920 a favore delle squadre fasciste.
“Tra il 1920 e 1921 si verifica un vero e proprio passaggio di consegne tra forze dell’ordine e squadristi: a questi ultimi si demanda sempre più il grosso del lavoro sporco. … Si realizza così un consenso coatto sul territorio che si fonda sulla intimidazione sia degli avversari politici trasformati in ‘nemici della patria’ sia del più vasto pubblico intimorito dalla possibile reazione dei violenti e quasi fisicamente costretto a casa, cioè dissuaso dall’esercizio di una qualsiasi opposizione ” (da M.Flores - G.Gozzini in “Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p. 171).
Una prassi illegale, dunque, ormai largamente diffusa e consolidata in tutta Italia nel 1923. Gli articoli de Il Popolo d’Italia qui riportati riguardano Sesto San Giovanni e anticipano di qualche giorno l’istituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: un atto governativo che rese ufficiale ciò che non lo era rendendo ben chiari da subito gli intendimenti del fascismo non appena giunto al potere.
“L'istituzione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (nota con l'acronimo MVSN) venne stabilita il 13 gennaio 1923 durante la prima riunione del Gran Consiglio del fascismo allo scopo di trasformare le squadre d'azione in un vero e proprio corpo. Il 14 gennaio 1923 il re Vittorio Emanuele III firmò il decreto n. 31 che prevedeva, appunto, l'istituzione di tale corpo. La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale era agli ordini del capo del governo; provvedeva, 'in concorso coi corpi armati per la sicurezza e con il Regio esercito, a mantenere all'interno l'ordine pubblico ' e preparava i cittadini 'per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo ' (art. 2). Il reclutamento, volontario, riguardava gli appartenenti alla milizia fascista di età compresa tra i 17 e i 50 anni." (da https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=profist&Chiave=419).
Fondo di provenienza:
“Una brillante operazione fascista” - Il Popolo d’Italia 2 gennaio 1923 pag. n. 5.
“Armi, esplosivi e munizioni accumulate dai sovversivi e scoperte dai fascisti” - Il Popolo d’Italia 5 gennaio 1923 pag. n. 2.
2 - Elezioni amministrative a Sesto San Giovanni.
Elezioni amministrative a Sesto, costituito il blocco d'intesa nazionale composto dei partiti: Nazionale, Fascista, Liberale e Popolare, con Sindaco e due Assessori del P.N.F. I socialisti non partecipano alla competizione elettorale.
Fondo di provenienza:
3 - Insediamento del Sindaco fascista Aquilino Bianchi.
Fondo di provenienza:
4 - Abolizione della festa del Primo Maggio.
Il fascismo abolisce nel 1923 (R.D.L. 19 aprile 1923, n. 833 in G.U. 20 aprile 1923, n. 93, p. 3190) la ricorrenza del Primo Maggio - Festa dei lavoratori, preferendo la Festa del lavoro italiano da celebrarsi il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma. In molte fabbriche ed anche in quelle di Sesto in diversi modi si cerca di tenere viva la memoria del Primo Maggio in tutti gli anni della dittatura.
5 - Inaugurazione del gonfalone di Sesto.
Inaugurato il gonfalone di Sesto alla presenza del Sindaco fascista Aquilino Bianchi.
Fondo di provenienza:
6 - Cronaca locale.
Fondo di provenienza:
1924
1 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1923.
Fondo di provenienza:
2 - Intervista de Il Popolo d'Italia all'Amministratore Delegato della Breda, Ing. Sagramoso.
L'ing. Sagramoso, Amministratore Delegato della Breda dal 1918 al 1944, ripercorre nell'intervista a Il Popolo d'Italia le vicende della società, sorta nel 1846 a Milano come piccola officina di fonderia di ghisa (denominata "Elvetica"). L'Ing. Ernesto Breda la rilevò nel 1886, costituendo l'Accamandita Ing, Ernesto Breda e C. prefiggendosi la costruzione di locomotive.
Nel 1900 l'ing. Breda trasformò la forma sociale da Accomandita a Società Anonima con capitale di 8 milioni. La fondazione degli stabilimenti di Sesto (dotati di forni elettrici) avvenne nel 1903, per consentire lo sviluppo della azienda mediante il trasferimento anche degli stabilimenti di Milano. Per ogni nuovo ramo di industria veniva creata una organizzazione specifica, che si collocava vicina alle esistenti, con una propria amministrazione autonoma coordinata da una Direzione Centrale a capo della azienda. Come già detto in precedenza, con la prima guerra mondiale, la Breda lavorò a pieno regime per la realizzazione di materiale bellico (tra cui navi ed aerei) con la attivazione di una grande acciaieria con forni elettrici e con laminatoi per la produzione dell'acciaio.
Dopo la guerra la Breda riprese la produzione di locomotive e vagoni ed attraversò nel 1924 una crisi di lavoro per cui non arrivava ad impiegare 6.000 operai, mentre in piena efficienza aveva la potenzialità di occupare fino a 10.000 dipendenti.
Dal 1920 era stata costituita una cassa mutua, alimentata da contributi della azienda e dei dipendenti e gestita da rappresentanti di entrambi, per assistere i dipendenti in caso di malattia. Inoltre, per fronteggiare la carenza e gli elevati costi degli affitti, la Breda aveva realizzato nel tempo un patrimonio di 500 alloggi secondo le più moderne norme igieniche destinati alla locazione per gli operai a prezzi calmierati. Per le attività di svago e del tempo libero dei dipendenti, l'Azienda aveva costituito un gruppo sportivo con campo e annessa palestra, locali di ritrovo e sala teatro.
Fondo di provenienza:
3 - Inaugurazione del monumento a Ernesto Breda.
L’inaugurazione a Sesto San Giovanni del monumento ad Ernesto Breda all’ingresso degli stabilimenti e precisamente davanti all'Istituto Scientifico Tecnico che si occupa di ricerca su problemi che riguardano la siderurgia e la metallurgia con strumentazioni scientifiche all'avanguardia gestite da specialisti in grado di reggere la concorrenza estera.
Fondo di provenienza:
4 - Risultato delle delle elezioni per la Camera a Sesto.
Nonostante i pestaggi e le intimidazioni a Sesto "alle elezioni del 1924 la lista Intesa nazionale dei fascisti ottenne 885 voti contro i 639 dei socialisti unitari, i 723 dei massimalisti, i 553 dei comunisti. I popolari, che qui si erano dissociati dai fascisti, ottennero 885 voti. L’assassinio di Giacomo Matteotti acuì la crisi dei fascisti locali già in atto da tempo. In due anni avevano cambiato tre segretari." (Dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro'e 'cancro della Lombardia'” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 30– Guerini Associati e ISEC).
5 - Il Sindaco Bianchi sotto l'influenza di ditte o di persone esterne?
Il Popolo d' Italia respinge l' accusa del giornale della opposizione socialista L'Avanti secondo cui il Sindaco fascista Bianchi sarebbe stato sotto l’influenza di ditte o di persone esterne all' Amministrazione e quella di aver aumentato le tasse, rivendicando invece di aver ridotto l'elenco dei poveri bisognosi di sussidi.
Fondo di provenienza:
6 - Telegramma di fiducia dell' Amministrazione di Sesto a Mussolini dopo il rapimento di Matteotti.
Il 10 giugno 1924 a Roma viene rapito l’ On. Giacomo Matteotti.
Nei giorni immediatamente successivi, "sul lungotevere Arnaldo da Brescia, sul luogo del rapimento, sostano a tutte le ore, centinaia di persone: depongono fiori sulla spalletta del fiume, s'inginocchiano per terra." (da W. Tobagi, Gli anni del manganello, Fabbri Editore 1973, pag. 47). In questo clima, l’Amministrazione di Sesto San Giovanni rinnova con un telegramma grande fiducia a Mussolini. Intanto, a metà agosto nelle campagne romane viene rinvenuto il cadavere del deputato socialista che pagò con la vita il coraggio di chiedere in Parlamento l’annullamento delle elezioni dell’aprile 1924 vinte da Mussolini per mezzo delle violenze e delle intimidazioni fasciste e di denunciare le malefatte del governo.
"Il deputato socialista ... faceva opposizione politica in commissione, smascherando le truffe contabili del governo, inchiodandolo alle sue deficienze e ai suoi imbrogli ... Rappresentava dunque un duplice pericolo per il fascismo al governo, perchè non solo continuava a protestare contro le violenze fasciste, ma stava cercando di dimostrare che quello di Mussolini era un partito di truffatori uguale - forse peggiore - di quelli che lo avevano preceduto. (...): pare che, nello specifico, lo scandalo riguardasse certe tangenti ottenute da alcuni gerarchi fascisti per lo sfruttamento dei diritti su possibili giacimenti petroliferi in pianura padana e in Sicilia da parte della azienda petrolifera Sinclair Oir. Tra i coinvolti sembra ci fosse anche il fratello del duce, Arnaldo Mussolini." (da F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, Bollati Boringhieri, 2019, pag. 48-49 e da M. Canali, Il delitto Matteotti, Il Mulino 2015, pag. 78-80).
Le forze dell’opposizione, nell’illusione di un intervento del Re - intervento che non ci fu - rinunciarono a partecipare ai lavori parlamentari, dando vita a quella forma di protesta definita l’Aventino che si rivelò – anche a causa delle divisioni interne – un clamoroso errore “perchè consentì così al governo di portare avanti i propri progetti di legge senza nessun contraddittorio e senza rilievi critici e diede al fascismo la possibilità di riprendersi dalla crisi in cui si trovava. ... Troppo legato alle ragioni ideali e incapace di elaborare una vera strategia politica, l'Aventino, al di là del suo valore etico, ebbe quindi grosse responsabilità nel determinare l'instaurazione dello stato fascista.“ (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pagg. 87 e 90).
Dopo la "partecipazione spontanea, popolare che rimette in discussione, per qualche giorno, se non il potere, almeno la fiducia di Mussolini" (da W. Tobagi, Gli anni del manganello, Fabbri Editore 1973, pag. 47), le opposizioni non riuscirono a scuotere le coscienze della popolazione e a far comprendere la necessità di chiudere l’esperimento fascista: gli italiani, forse timorosi del “salto nel buio” rimasero inerti e non diedero significativi sostegni alla causa dei parlamentari antifascisti. Con il discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925 Mussolini si assunse la responsabilità politica e morale della uccisione di Matteotti e prese avvio la trasformazione del paese in uno stato autoritario.
Giacomo Matteotti non fu, purtroppo, l’unico parlamentare dell'opposizione ucciso da sicari fascisti. Basti pensare che prima di lui la stessa sorte era toccata a Giuseppe Di Vagno (socialista, detto il gigante buono), colpito alla schiena da due colpi di pistola dopo un comizio a Mola di Bari il 25 settembre 1921 e morto l’ indomani e, in seguito, a Gaetano Pilati, socialista, decorato al valore militare, mutilato al braccio sinistro in guerra, ferito a morte a Firenze nella “notte di San Bartolomeo” del 3 ottobre 1925, e a Giovanni Amendola morto in Francia il 7 aprile 1926 a seguito delle lesioni riportate nella aggressione fascista subita il 19 luglio 1925 in Toscana.
Molti più numerosi furono i parlamentari aggrediti, percossi, intimiditi nelle piazze, sui marciapiedi, in sedi parlamentari o arrestati nonostante l’immunità parlamentare, come avvenne anche al deputato comunista Umberto Terracini a Milano nel settembre del 1926 e ad Antonio Gramsci, fermato per la sua attività antifascista a Roma la sera del 8 novembre 1926 (insieme ad altri parlamentari comunisti) e deceduto il 27 aprile 1937, dopo lunghi anni trascorsi in carcere.
Fondo di provenienza:
7 - Cronaca locale.
Fondo di provenienza:
1925
1 - Grave sciagura sul lavoro a Sesto San Giovanni.
Quattro operai asfissiati alla Acciaierie: tre addetti alle manutenzioni morti ed uno gravemente intossicato per essere scesi in una galleria sottostante il laminatoio e colpiti da esalazioni di anidride carbonica. Una grande folla accorre davanti alla fabbrica preoccupata per la sorte di famigliari e conoscenti.
Fondo di provenienza:
2 - L'oppressione delle minoranze e del dissenso.
L'oppressione delle minoranze e del dissenso va a pieno regime: "Sezione del Partito Comunista scoperta a Sesto San Giovanni".
Da M.L. Salvadori Storia dell'età contemporanea Loescher 1993 vol II pag.709: “La concezione dello ‘Stato totalitario’ si ebbe tanto in Italia quanto in Germania non all’atto della presa del potere ad opera rispettivamente dei fascisti e dei nazisti. La presa del potere significò che questi si impadronirono del potere governativo, con la collaborazione di altre forze conservatrici ormai in posizione subalterna; il che diede loro la possibilità di preparare la strada per la realizzazione dei regimi totalitari, in conseguenza della successiva estromissione dei partiti fiancheggiatori e della piena assunzione del ‘ monopolio politico ’. Una volta conquistato, un simile ‘monopolio’ conferiva ormai al partito unico al potere la possibilità di conferire alla riorganizzazione dell’intera società e allo Stato un carattere unitariamente, totalmente conforme alla volontà ed ai progetti di chi deteneva tutte le leve del comando in campo politico, in una misura impensabile nelle forme di regime precedenti. Lo Stato ‘totalitario’ è quindi uno Stato in cui esiste una volontà politica unificata e riconosciuta e in cui il concetto e la realtà di ogni opposizione sono esclusi e considerati un attentato allo Stato stesso. L’unico rapporto che può esistere con le opposizioni è quello della repressione violenta da parte dello Stato.”
Dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 30– Guerini Associati e ISEC: "Dopo l’aggressione squadristica ai numerosi circoli e cooperative — l’ultima nel 1929, al Circolo cattolico San Clemente — i pestaggi proseguirono colpendo esponenti politici antifascisti e, fuori dalle fabbriche, i lavoratori noti per la loro attività politica e sindacale."
Fondo di provenienza:
3 - Chiusa la Camera del Lavoro di Sesto San Giovanni.
Con gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925, Confindustria e sindacato fascista si riconoscono reciprocamente quali unici rappresentanti di capitale e lavoro abolendo le Commissioni interne.
Intanto, la Camera del Lavoro di Sesto S. Giovanni viene chiusa dal Segretario del Sindacato fascista con la assistenza della forza pubblica: "La Camera del Lavoro e tutte le mutue e le cooperative sestesi di sua dipendenza passano da oggi alle dipendenze dei Sindacati fascisti".
Fondo di provenienza:
1926
1 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1925.
Fondo di provenienza:
2 - Ancora violenze, ucciso l'operaio Giordano Garbellini e ferito Giovanni Battista Montanari, chiusi i circoli degli oppositori.
"Episodi di violenza da parte delle camicie nere, reclutate nella Lomellina, si registrano continuamente dal 1921 al 1926: vengono devastati i Circoli Avvenire, Albero, Nuova Sesto, il Circolo cattolico San Clemente, la Camera del Lavoro ed il Circolo Gioconda di Restellone. Le aggressioni ad antifascisti, da parte di gruppi di squadristi armati, si moltiplicano provocando le prime vittime: Giovanni Rabino, figura preminente del Partito Socialista a Sesto San Giovanni e Segretario del Comune, viene barbaramente assalito da una squadraccia e morirà dopo qualche giorno. L’operaio comunista Giordano Garbellini viene aggredito e ridotto in fin di vita. Morirà all’Ospedale di Desio. Giovanni Battista Montanari, Segretario della Camera del Lavoro, è ferocemente percosso; riporterà lesioni ai polmoni per le quali morirà due anni dopo. I suoi funerali si trasformeranno in una manifestazione anti- fascista. Molti altri antifascisti subiranno in quel periodo il carcere e le violenze del regime; alcuni ne porteranno per sempre i segni sul corpo." (Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta - pag. 7).
"In via Giovanna d’Arco al n. 9, nei locali al piano terra del caseggiato costruito dalla prima cooperativa socialista vi era la Camera del Lavoro e il circolo Avvenire: poco lontano nella prima casa cooperativa costruita dai cattolici, in via Volta, aveva sede il circolo San Clemente. Altri circoli a carattere popolare si erano via via costituiti man mano che la città operaia di estendeva: l’Albero, il Nuova Sesto, il Gioconda al Restellone, e circoli rurali della Torretta e di Cascina Gatti. Assieme alla Camera del lavoro furono oggetto, tra il 1922 e il 1926, di diverse aggressioni e devastazioni da parte di squadre fasciste reclutate fuori da Sesto. Tutti eccetto il Circolo cattolico San Clemente, che pure fu devastato nel 1922 e nel 1929, furono costretti a chiudere tra il 1926 e il 1930. (…) Chiusi con la violenza furono i caffè e le trattorie, quasi tutte con annessa bocciofila, i luoghi naturali ove si riunivano i militanti mascherando l’attività politica e cospirativa con feste e sedute conviviali.“ (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 44-45).
Fondo di provenienza:
I fondatori del Circolo San Clemente, devastato nel 1922 e nel 1929 dalle squadre fasciste ((da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015).
3 - Giovanni Rabino segretario comunale di Sesto assassinato dai fascisti a bastonate.
“Va ricordato il generoso comp. socialista Giovanni Rabino segretario comunale di Sesto assassinato dai fascisti a bastonate, e l’omaggio commosso e spontaneo di quasi tutta la popolazione tributategli ai suoi funerali.” (Relazione sul movimento clandestino a Sesto San Giovanni dal 1926 -1945 su testimonianze raccolte da Fontanella).
Fondo di provenienza:
Gruppo Studio Resistenza Fasc. 10 relazione sul movimento clandestino a Sesto San Giovanni dal 1926 -1945) su testimonianze raccolte Fontanella (da 297 a n. 394). - consultabile al n. 12 e 13 dell'anno 1926.
4 - "L'avvocato dei poveri'.
Fondo di provenienza:
Archivio Comune di Sesto San Giovanni - delibera consiliare n. 157 del 2 luglio 1947 di intitolazione di una strada a Giovanni Rabino - motivazione. Si ringrazia l'Archivio Storico del Comune di Sesto San Giovanni per aver reso disponibile questo atto.
5 - Gli attentati a Mussolini.
Il Popolo d’Italia esalta le manifestazioni di giubilo per lo scampato attentato a Mussolini: anche a Sesto 5.000 persone si radunano in piazza della Vittoria.
Si tratta dell’attentato compiuto a Roma il 7 aprile 1926 dalla donna irlandese Violet Gibson che sparò un colpo di pistola verso Mussolini. Nello stesso anno si verificarono altri due attentati alla vita del Presidente del Consiglio: il primo a Roma, nei pressi di porta Pia, ad opera dell’anarchico Gino Luccetti (condannato a trenta anni di carcere) ed il secondo a Bologna il 31 ottobre 1926 dal quindicenne Anteo Zamboni che, dopo aver esploso (secondo i presenti) un colpo di pistola senza ferire Mussolini, fu linciato e ucciso sul posto dalle camice nere. "E' stato lui, Anteo Zamboni, a sparare? La questione è controversa, ma molti elementi fanno supporre che no, non è stato lui. Prima di tutto la testimonianza di Mussolini." (da W. Tobagi, Gli anni del manganello, Fabbri Editore 1973, pag. 131).
Quest’ultimo attentato (sui cui mandanti si addensarono insinuazioni e sospetti di dissidi interni al regime) fornì il pretesto per completare le leggi di instaurazione del regime, le c.d. "leggi fascistissime" che rappresentarono un ulteriore passo verso il totalitarismo disponendo che:
• “il Partito Nazionale Fascista era l’unico legale (vennero di conseguenza sciolte tutte le formazioni politiche, le associazioni e le organizzazioni accusate di esplicare azione contraria al regime);
• il capo del governo doveva rispondere del proprio operato unicamente al re d’Italia e non più al parlamento (la cui funzione venne così ridotta a semplice luogo di ratifica degli atti adottati dal potere esecutivo);
• il Gran Consiglio del fascismo, presieduto dallo stesso Mussolini e composto da vari notabili del regime, era innalzato al rango di organo supremo del partito fascista, nonché massimo organo costituzionale del Regno d’Italia;
• tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo delle autorità di Pubblica Sicurezza;• gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti (scioperi e serrate vennero tassativamente proibiti)
• funzionari di nomina governativa sostituivano le amministrazioni comunali e provinciali elettive, che risultavano pertanto abolite;
• tutte le testate giornalistiche dovevano essere sottoposte a controllo ed eventuale censura qualora si ravvisassero al loro interno contenuti ritenuti anti-nazionali o di mera critica nei confronti del governo.”(da https://anppia.it/le-leggi-fascistissime/).
Da Mimmo Franzinelli, Colpire Mussolini – Gli attentati al duce e la costruzione della dittatura fascista – Mondadori (2025) pag. 279 – 282 : “La notizia del terzo attentato in meno di sette mesi scatena una ondata di aggressioni contro i più noti oppositori, con la distruzione di centinaia di sedi dei movimenti di sinistra. Dalla capitale al più remoto villaggio le camicie nere passano all’azione, una violenza catartica e indiscriminata. (…) Violenze talmente inaudite da fare decidere al regime – per impedirne la divulgazione - la sospensione sine die dei giornali disorganici alla dittatura. (…). Sull’ esasperazione delle camicie nere s’innesta l’ambizioso progetto di liquidazione di ogni residuo liberale per l’attuazione integrale della Rivoluzione Fascista. (…). I quotidiani additano i mandanti, pur senza averne le prove, ma ciò che più conta è l’impressione sull’opinione pubblica. (…) Le conseguenze dell’attentato sono enormi: il governo lo strumentalizza per imporre misure liberticide inaudite. Sulla scia dell’emozione popolare alimentata ossessivamente dalla stampa si approvano in rapida successione le ‘leggi fascistissime’ che chiudono i residui spazi di liberà: il solo partito lecito rimane il PNF, mentre viene decretato il bando alle organizzazioni estranee al regime (tranne l’Azione Cattolica), così come si autorizzano solo giornali e riviste di area governativa. (…) Tali provvedimenti sono preparati da un impressionante crescendo di illegalità: 1° novembre – Distruzione di redazioni e tipografie di ‘l’Unità’, ‘Avanti!’, ‘La Voce Repubblicana’, ‘Corriere di Sardegna’, ‘Il Cittadino’ (Brescia), ‘Il Nuovo Trentino’, ‘Il Solco ’ e ‘Battaglie sindacali’. Devastate e occupate le sedi delle Camere del Lavoro, della Fiom e dei partiti d’opposizione. 2 novembre – ‘Bando’ agli antifascisti, con l’allontanamento da città e provincia a pena di violenze estreme. (…). 5 novembre – Annullamento dei passaporti a oppositori, soppressione di giornali e organismi contrati al regime, introduzione del confino di polizia, istituzione di Uffici investigativi della Milizia. 6 novembre – il nuovo Testo unico di PS prevede perquisizioni e sequestri di ‘attività antinazionali’. (…). Sequestro a Vicenza dell’onorevole De Gasperi, rilasciato dopo ripetute minacce. 8 novembre – Arresto nella capitale di Gramsci e vari altri deputati comunisti, in spregio all’immunità parlamentare.(…). Nel 1930 Emilio Lussu, nell’esilio francese, scriverà nel libro ‘La Catena’ che con le violenze e le leggi eccezionali d’inizio novembre 1926 ‘si chiuse quel periodo che passerà alla storia con la denominazione di politica degli attentati. La più redditizia di quante ne abbia escogitate il regime.’ “
Fondo di provenienza:
Manifestazioni di giubilo per lo scampato attentato a Mussolini. - ll Popolo d’Italia 8 aprile 1926 pag. 4.
6 - Leggi fascistissime e le torture nei sotterranei del Castello di Sesto San Giovanni.
"Il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato fu istituito dal regime fascista con la legge n. 2008 del 25 novembre 1926, “Provvedimenti per la difesa dello Stato” – una delle cosiddette leggi fascistissime – con lo scopo di reprimere meglio l’opposizione antifascista, in Italia e all’estero. Attraverso questo provvedimento fu reintrodotta la pena di morte e vennero creati una nuova serie di reati su cui fu competente, appunto, questo nuovo organo giurisdizionale con composizione e procedura militare. Le sentenze del Tribunale speciale non erano suscettibili di ricorso, né di alcun mezzo di impugnativa, salva la revisione. In questo modo, il Tribunale Speciale dello Stato assumeva la caratteristica di un organo giurisdizionale di parte, di fatto il braccio giudiziario del regime. Nel complesso, tra il 1927 e il 1943, il Tribunale Speciale emise 978 sentenze per reati politici a 5.619 imputati. Le condanne ammontano nell’insieme a 27.752 anni, 5 mesi e 19 giorni di reclusione, quelle a morte sono 42, di cui 31 eseguite." (da https://anppia.it/il-tribunale-speciale/).
Tra i molti sestesi ed i lavoratori delle fabbriche di Sesto processati dal Tribunale Speciale possono essere ricordati: Libero Baldanza, Angelo Barbieri, Piero Caleffi, Giulio Casiraghi, Vincenzo Corradi, Giuseppe Gaeta, Dante Crotti, Eugenio Mascetti, Carlo Meani, Angelo Pampuri, Igino Rana, Ruggero Rebecchi, Mario Sangiorgio e Mario Todeschi, sui quali è possibile avere maggiori informazioni consultando la sezione di questo sito "Donne e Uomini per la LIbertà".
"La vita in cella è segnata da condizioni igieniche precarie, spazi angusti, cibo scarso e scadente (ad esempio pane non digeribile), un misero corredo a disposizione e l'esiguità dell'ora d'aria, come attestano centinaia di lettere di protesta di detenuti al ministero della Giustizia o alle direzioni carcerarie."(G. Taurasi, Le nostre prigioni. Storie di dissidenti nelle carceri fasciste. Mimesis 2019).
"Le condizioni detentive, devastanti sul piano fisico e mentale, favoriscono il deperimento e la diffusione di malattie come la tubercolosi e la polmonite e, per quanto riguarda le donne, non sono rari i casi di prigioniere alle quali si blocca il ciclo pochi mesi dopo l'ingresso in carcere." (da M. Avagliano M. Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. Il Mulino. pag. 67).
A Sesto San Giovanni, nell’attuale viale Casiraghi all’altezza del civico n. 115, sorgeva un bizzarro edificio di stile medievale e per questo conosciuto come "il Castello". L’edificio non aveva alcun interesse né storico né architettonico: fu fatto erigere da un eccentrico costruttore nei primi anni del Novecento come abitazione popolare e vi vissero in affitto famiglie sestesi fino al suo abbattimento nel 1990. Il Castello fu sede del Partito Nazionale Fascista … fino al 25 luglio del 1943. Nei suoi sotterranei vennero condotti brutali interrogatori a esponenti dell’antifascismo locale. (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015.)
Così si legge nella testimonianza di Mario Sangiorgio resa a Giuseppe Valota e pubblicata in Streikertransport. La deportazione politica nell'area industriale di Sesto San Giovanni (1943-1945): “Io fui l’ultimo ad essere catturato, proprio quattro giorni dopo l’entrata in vigore delle leggi eccezionali Mi ricordo che si presentarono in sette fascisti armati di tutto punto. Picchiarono alla porta di mia zia, dove stavo in pensione, e mi strapparono dal letto imponendomi di vestirmi e seguirli, poi mi condussero in un ampio locale dei sotterranei del Castello di Sesto San Giovanni, dove aveva sede il “centro” del fascismo sestese. Sul pavimento c’erano larghe chiazze di sangue, ed in un angolo disteso, privo di sensi, tutto pestato ed insanguinato c’era il compagno Tedeschi Giovanni, mantovano che lavorava alla Falck di Sesto, anch’egli membro del Comitato d’Unità Proletaria. Di fronte vi era un tavolo dove stavano seduti tre capi fascisti. Mi fecero sedere su una sedia davanti al tavolo e cominciarono ad interrogarmi. Ogni domanda con risposta negativa era accompagnata da una grandine di pugni e schiaffi e quando cadevo a terra ricevevo dei violenti calci in tutto il corpo. Sottostai a questo supplizio, credo, per un’ora e mezza, e siccome continuavo a negare ogni appartenenza al Comitato, mi misero a confronto con il delatore che confermò le sue accuse, a questo punto ricevetti un’ultima scarica di pugni e calci, poi mi trasferirono alla caserma del Carabinieri. Durante la notte non riuscii a dormire, perché ero tutto insanguinato ed indolenzito in tutte le parti del corpo. Il giorno seguente vennero le mie zie a farmi visita in caserma, ed io ero talmente sfigurato, che non mi riconobbero. Solo dopo avermi sentito parlare capirono che ero io. Due giorni dopo fui trasferito al carcere di Monza dove rimasi per tre settimane ricongiungendomi con i miei sventurati compagni del Comitato. Fummo interrogati da un giovane magistrato meridionale, il quale, forse indignato nel vederci tutti pestati ed insanguinati, ci scarcerò tutti, ed i fascisti, per vendetta, lo fecero trasferire altrove”.
Fondo di provenienza:
"Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni -Anni Settanta." - Processi al Tribunale Speciale che coinvolgono cittadini, lavoratori, organizzazioni, clandestine operanti o collegati a Sesto San Giovanni.
Fondo "Carlo Vimercati" - cartolina "Il castello di Sesto San Giovanni".
7 - Il confino di polizia.
"Con Legge di pubblica sicurezza del 6 novembre 1926, “una delle leggi fascistissime”, fu disciplinato il "confino di polizia", una misura preventiva disposta da una commissione provinciale anche in base ad un semplice sospetto. Diversi i sestesi e i lavoratori delle fabbriche di Sesto destinati al confino, come, ad esempio, Giuseppe Gaeta, Vincenzo Corradi, Carlo Meani e Angelo Pampuri (maggiori informazioni su di loro nella sezione di questo sito 'Donne e uomini per la libertà").
“Per finire al confino bastava veramente poco: partecipare al funerale di un amico comunista, deporre fiori sulla tomba di un antifascista, raccontare barzellette sul fascismo o sul duce, leggere libri ritenuti sovversivi, cantare inni considerati rivoluzionari (anche in abitazioni private), festeggiare il primo maggio etc. ….” Le principali vittime del confino politico furono: esponenti di partiti e movimenti politici (comunisti, socialisti, giellisti, anarchici, repubblicani, etc.); semplici oppositori al regime che venivano classificati come antifascisti; oppositori politici dei territori coloniali e, in particolare, libici, soprattutto dopo l’introduzione della legislazione razziale nel 1938; omosessuali, accusati di “attentato alla dignità della razza”. Così pure, dopo aver scontato una pena in carcere, un oppositore del fascismo veniva destinato al confino per uno o cinque anni, comunque reiterabili, su alcune isole (Lipari, Lampedusa, Pantelleria, Favignana, Ustica, Ventotene, Ponza e Tremiti) oppure in piccoli paesi meridionali dell’entroterra, soffrendo fame e malattie. Dal 1927 al 1943 la misura del confino politico fu inflitta a 12.330 oppositori politici, 177 dei quali morirono durante il periodo di isolamento. Gli anni di confino inflitti superarono abbondantemente e complessivamente i 50.000." (da https://anppia.it/il-confino-politico/).
A Ventotene, “c’erano condizioni tragiche: mancava il cibo, si faceva proprio la fame e da questo punto di vista, si stava peggio che in carcere, dove bene o male, un piatto di minestra, magari fredda, l’avevo sempre avuta. (Adele Bei)": da M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. Il Mulino pag. n.84).
8 - Chiusura dei giornali non allineati e la stampa clandestina.
La libertà di stampa, già limitata nel 1923, viene cancellata. I giornali potevano pubblicare solo le notizie gradite al regime fascista. I giornali durante il regime fascista diventano un pilastro della dittatura, con la funzione non di raccontare le notizie e di cercare la verità, quanto piuttosto di educare gli italiani.
Sulla incompatibilità del regime fascista con la libertà di stampa, di pensiero e e di espressione, Mussolini stesso "nel discorso del 10 ottobre 1928, dedicato alla missione del giornalismo, affermerà poi che 'in un regime totalitario, come deve essere necessariamente un regime sorto da una rivoluzione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime' ". (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 138).
Anche i giornali locali di Sesto San Giovanni del periodo della dittatura fascista sono tutti controllati dal regime. Per diffondere le notizie e gli ideali antifascisti restava solo la via della clandestinità, con elevati rischi: chi veniva trovato in possesso di giornali clandestini finiva in carcere e al confino. Tuttavia, nonostante le gravi difficoltà, la stampa clandestina ebbe un ruolo fondamentale nel formare le coscienze antifasciste, specie nei luoghi di lavoro.
Negli archivi di ISEC sono presenti le edizioni clandestine de L'Unità per l’Italia settentrionale e, negli anni scorsi, Fondazione ISEC ETS ha digitalizzato e reso consultabile sul proprio sito una serie di periodici dei quali una parte riguarda il periodo del regime fascista e della occupazione nazi-fascista. La consultazione on line è possibile all’indirizzo https://fondazioneisec.it/sfogliabili/periodici
Fondo di provenienza:
9 - L'attività dei sindacati fascisti a Sesto.
La legge n. 563 del 3 aprile 1926, riconoscendo giuridicamente il solo sindacato fascista, che è l’unico a poter firmare i contratti collettivi nazionali di lavoro, cancella il diritto di sciopero e istituisce una speciale magistratura per la risoluzione delle controversie di lavoro. I dirigenti sindacali fascisti non sono rappresentanti dei lavoratori, da questi ultimi scelti, ma veri e propri funzionari pubblici che rispondono alle superiori autorità politiche del regime ed hanno il compito di accrescerne il consenso e di garantire l'attuazione delle politiche statali in campo economico e sociale. I sindacati fascisti "inquadrati al servizio della Patria diventano parte integrante delle forze dello Stato."
A Sesto viene inaugurata nel frattempo la nuova sede del sindacato fascista.
Fondo di provenienza:
"Importante manifestazione sindacale a Sesto San Giovanni."- Il Popolo d’Italia 3 maggio 1926 pag. 4.
10 - Ettore Gobbi: "Non passava domenica che non arrivassero bastonature."
Testimonianza del disegnatore tecnico della Breda Ettore Gobbi:" Nell' ottobre del 1926 congedato (..dal servizio miliare…) e ritornato a Milano presi la residenza a Sesto S.Giovanni ... Purtroppo la situazione politica a Sesto mi sembrava molto pesante …Non passava domenica che non arrivassero bastonature. La prepotenza e la spavalderia dei cosidetti squadristi non aveva limiti. La sede dei fascisti, nella quale venivano convocati i presunti oppositori, era teatro di violenze di ogni genere."
Fondo di provenienza:
11 - "Sistematica falcidia subita dai salari nella generalità delle officine".
Su Il Popolo d’Italia è riportato un documento in data 13 ottobre in cui il Consiglio Direttivo Operai Metallurgico (alla presenza dei rappresentanti di Sesto San Giovanni) "denuncia alle superiori autorità sindacali la sistematica falcidia subita dai salari nella generalità delle officine sia con la imposizione di prezzi di cottimo ridotti in proporzioni qualche volta superiori al 20 per cento, sia con i licenziamenti degli operai e la riassunzione di nuovo personale a salari notevolmente inferiori a quelli precedentemente praticati".
Gli effetti della eliminazione del libero esercizio dei diritti sindacali non tardano, dunque, a farsi sentire, tanto che neppure il sindacato fascista riesce più ad ignorarli.
Fondo di provenienza:
12 - Il movimento clandestino contro il fascismo a Sesto.
Anche a Sesto San Giovanni inizia a organizzarsi il movimento clandestino contro il fascismo.
Ne dà testimonianza la “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” redatta a cura di O. Fontanella e da altri. Per il periodo dal 1926 al 1945 verranno riprodotti, nelle successive pagine, alcuni stralci in corrispondenza di ciascun anno. Data la notevole rilevanza delle informazioni contenute si consiglia il ricorso alla lettura integrale della relazione.
Fondo di provenienza:
13 - Finanziamento della stampa clandestina.
“Allo stabilimento Orestain e Koppel di Sesto in occasione del 1° Maggio 1926 si promuovono sottoscrizioni di fondi necessari al finanziamento della stampa antifascista che sarà poi in seguito divulgata dai gruppi stampa nelle officine”.
" A Sesto il movimento è in grado di divulgare il “Risveglio” giornale che redatto e stampato in casa dei compagni Mandelli, Baldanza e Casiraghi Giulio “Martire di Loreto" viene distribuito dai compagni di Sesto in tutta le fabbriche suscitando entusiasmo e speranza nei cuori delle oppresse masse sestesi”. (...)“Così pure degna di nota fu la grande partecipazione dei compagni operai di Sesto ai funerali di Serrati, partecipazione che voleva dire al fascismo che per ogni compagno morto mille giovani nuovi sorgevano a prendere il suo posto.” (...)
“Nel 1926 … durante un comizio fascista tenuto al Rondò con invito al contraddittorio, promessa l'immunità (che non sarebbe certo stata mantenuta) il comp. Bentini osò prendere la parola suscitando entusiasmo o battimani; cosa che i fascisti non sopportarono e cominciarono a manganellare la folla che però seppe rispondere e difendersi validamente."
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pagg. 2-5.
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1927
1 - Riduzione dei cottimi e fascistizzazione dei prefetti.
Le autorità fasciste sestesi (Segretario del Fascio, Sindaco, Segretario del sindacato metallurgico) si recano dal Prefetto di Milano per esporgli "la gravità della situazione creatasi in seguito ai provvedimenti adottati dalla gran parte delle Officine Milanesi con la riduzione dei cottimi e del peggioramento delle condizioni di lavoro. La cosa ha assunto maggiore gravità nelle Officine Breda di Sesto dove, in seguito al licenziamento di alcune categorie del personale ed alla imposizione da parte della ditta di condizioni più gravose di orario e di salario ad altre categorie, sì è determinata tra le maestranze un'agitazione."
A testimonianza del rilievo dell'industria nella realtà sestese basti notare che " il censimento industriale del 1927 registrava un totale di 16.245 addetti all’industria, 362 aziende, 88 delle quali siderurgiche e meccaniche con 12.765 dipendenti, mentre i settori tessile, chimico e alimentare avevano 1873 addetti distribuiti in 89 unità produttive." (dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' ” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 25– Guerini Associati e ISEC).
Non deve stupire che l'incontro di cui all'articolo allegato avvenga davanti al Prefetto il cui ruolo assume una importanza fondamentale anche sul piano politico a seguito della circolare emanata il 5 gennaio 1927: "La fascistizzazione dello Stato prendeva l’avvio con la fascistizzazione dei funzionari – i prefetti appunto – che da rappresentanti ‘neutri’ e super partes dello Stato, quali erano stati in precedenza nell’età liberaldemocratica, venivano chiamati ad assumere il ruolo di rappresentanti del regime, il suo ‘braccio secolare’ nelle province; i prefetti non dovevano più considerare tutti i cittadini uguali di fronte alla legge e dovevano distinguerli non fra onesti e disonesti, ma più semplicemente fra cittadini fascisti e cittadini antifascisti.” (da R. De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori 2001, pag. 43).
Ribadito con la circolare n.5/1917 che l’autorità nelle province era solo di competenza dei prefetti, “i segretari federali del Partito, che avrebbero invece voluto avere una maggiore importanza e un ampliamento dei poteri, in modo da ‘scavalcare’ i prefetti nelle decisioni a livello locale, continuarono quindi a rimanere di fatto assoggettati al potere statale, cosa che in diverse zone creò ostacoli nei rapporti tra le parti.” (Da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pagg. 143-144).
Fondo di provenienza:
2 - Anniversario della marcia su Roma.
Fondo di provenienza:
3 -Rifiuto totale dei lavoratori della Breda di contribuire alla battaglia della lira.
“La battaglia della lira lanciata nell’agosto 1926 da Mussolini …. Così fu anche per il versamento forzato del dollaro in conto debiti di guerra verso l'America ove centinaia e centinaia di operai in tutti gli stabilimenti si rifiutarono di contribuire. Alla prima sezione Breda, reparto verniciatori, sotto la guida di Martinini si ebbe un rifiuto totale. In questo reparto si ebbe anche una fermata di lavoro perchè si volevano ribassare la tabella dei cottimi. La protesta impedì momentaneamente gli intenti della Direzione che si vendicò però subito, licenziando in tronco Martinini che ne era stato l'organizzatore.” (Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341 pag. n. 5).
Da rammentare che la rivalutazione della lira rispetto alla sterlina a quota 90, avvenuta tra la metà del 1926 e la fine del 1927, servì “a Mussolini sia per riaffermare e rafforzare il proprio potere personale, sia ‘per fare comprendere al mondo economico che in Italia l’unica volontà politica doveva essere quella del duce’ “ (Da I.Granata, Fascismo, Ed.Bibliografica, 2024 pag. 109 e R. De Felice Mussolini il fascista, II, pag. n.282).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1928
1 - Bilancio delle Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck al 31 dicembre 1927.
"Tutti i nostri stabilimenti hanno risentito gli effetti del minor lavoro, ma in special modo quello principale di Sesto S. Giovanni (« Unione ») il quale ebbe una riduzione di produzione, che può calcolarsi a circa il 50 %, riduzione deleteria per il conseguente aumento nei costi e per l’impossibilità di utlilizzare i nuovi impianti, non inconsultamente ma razionalmente concepìti e fatti con soli mezzi finanziari nostri; nuovi impianti i quali avrebbero dovuto contribuire alla riduzione dei costi."
Fondo di provenienza:
2 - Potenziamento della strada provinciale Milano - Sesto - Monza.
Fondo di provenienza:
3 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1927.
"La nostra relazione dello scorso anno era estremamente prudente nelle previsioni del prossimo avvenire. La situazione era infatti nel marzo del 1927 ancora assai oscura. La crisi economica in pieno sviluppo, le officine scarsamente provviste di lavoro. I costi non adeguati al valore della moneta. Il prezzo della valuta specialmente rappresentava una incognita … Fortunatamente la situazione andò progressivamente e sensibilmente migliorando. Le officine ripresero in generale un ritmo di lavoro più attivo e regolare; andò attenuandosi lo squilibrio fra i costi e il valore della moneta… La situazione finanziaria sì chiude con un attivo di 939.233.85 e questo risultato … ci appare invece confortante quando sia messo in raffronto colla perdita maturata … nel 1926…"
Fondo di provenienza:
4 - L’apparecchio “Breda 15".
Un successo della industria sestese: l’apparecchio “Breda 15” costruito nei cantieri aereonautici di Sesto San Giovanni. "Detto apparecchio è un monoplano ad ali pieghevoli biposto a guida interna e provvisto di tutti i conforti atti a rendere più gradevole il viaggio a scopo di turismo, ivi compresa l'illuminazione elettrica, il riscaldamento, ecc."
Fondo di provenienza:
5 - Funerali di Montanari Segretario della Camera del Lavoro.
“Alfine nel 1928 il fascismo mostrò il suo vero volto di affamatore del popolo e decretò le riduzioni di salario prima dell'8% e successivamente del 12%. Non solo si cercava di ridurre i salari ma si voleva imbrigliare le masse in una feroce sorveglianza politica, si volevano obbligare a partecipare alle loro parate e ad iscriversi nei sindacati fascisti, pena il licenziamento o la bastonatura misteriosa.”
"Altro fatto di importanza collettiva furono i funerali nel 1928 di Montanari Segretario della Camera del Lavoro che riuscirono imponenti e coronati da una riuscita orazione del compagno Ceretti.” (Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.pagg. n.5-6).
Fondo di provenienza:
.Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1929
1 - Una famiglia sestese di agricoltori con 10 figli.
La fotografia della famiglia sestese di contadini con 10 figli è emblematica per diversi aspetti.
Essa esprime il compiacimento del regime per le famiglie prolifiche in funzione dell'auspicato aumento demografico anche in prospettiva di politica estera.
Inoltre, nel 1925, Mussolini aveva lanciato la "battaglia del grano" che "doveva far vincere l'autosufficienza granaria all’Italia che importava una media annua di 24.500.000 quintali di frumento rispetto ad una media della produzione interna di 52 milioni, attraverso l’adozione di misure protezionistiche e di un programma di incentivi statali ai proprietari per promuovere l’intensificazione della produzione granaria, con miglioramenti tecnici delle culture, innovazioni tecnologiche, bonifiche.” (da E. Gentile, Storia del fascismo – Laterza 2022, pag. 588).
“In realtà, pur ottenendo nel complesso risultati soddisfacenti, nel 1940 l’Italia importava ancora grano, seppure in quantitativi ridotti. Per contro l’allargamento dei terreni coltivati ebbe un riscontro negativo sulla zootecnica e sulla produzione di determinate colture pregiate. Valutata però sul piano politico, la battaglia consentì a Mussolini di consolidare ed ampliare il proprio consenso tra gli agrari, fin dall’inizio sostenitori del fascismo, e di contribuire allo sviluppo del regime.” (da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 108).
A Sesto, "nel 1929 i residenti erano 28.000." (dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'" di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 25– Guerini Associati e ISEC).
Fondo di provenienza:
2 - "E' indegno: tifo e tubercolosi sono malattie endemiche per Sesto."
"Sia Sesto San Giovanni, così presso la città, che pare un vasto borgo di Milano; ed è — a cento passi fuor di dazio — una cittaduzza che ha, a un dipresso, 30.000 abitanti; e, di quelli, sono 20.000 gli operai. La notte, il bagliore basso dalle ferriere, tinge le case vicine di un caldo chiarore di sole in tramonto. E' la Sesto nuova: quella che subito appare - a chi vi passi - sobborgo (più che paese) della città. (...). "
" I proprietari delle abitazioni traggono l'acqua da pozzi a profondità equivoche e sempre insufficienti: e non vi è alcuna garanzia di igiene. Di fognatura non si parla: c'è una infelicissima tubazione ove si riversano le acque sudice ed i rifiuti: ne vengono fetori che - l'estate - si sprigionano dai 'chiusini'. E' indegno: tifo e tubercolosi sono malattie endemiche per Sesto. ... " (...)
" ...al Villaggio Tricolore . Sono baracche ormai decrepite che servivano durante la guerra a ospitare i comandi e i reparti in retrovia. ... E' gente di tutte le terre, quella che vive là dentro. Ce n' è dell'Emilia, del Veneto, delle Calabrie. Senza fogne, con un pò d'acqua che viene dalle pompe governate a braccia, la vita trae innanzi alla meglio: con molta rassegnazione."
Fondo di provenienza:
3 - Licenziamenti alla Breda per scarsità di lavoro.
Informativa dei Carabinieri al Prefetto di Milano relativa al licenziamento di 200 operai presso la Breda per scarsità di lavoro, con previsione di altri licenziamenti nelle settimane successive e, a seguire, corrispondenza tra la Breda, il Prefetto di Milano ed il Ministero delle Comunicazioni.
Fondo di provenienza:
4 -Malaffare, corruzione e ricattI.
“Il popolo sestese era ostile al fascismo e non trascurava ogni occasione per farglielo capire come lo fece con manifestazioni di giubilo anche se individuali, quando su Milano nel 1929 un aereo pilotato dalla Concentrazione antifascista lanciò dei manifestini a centinaia di migliaia.” (...) “Il gerarca Gianpaoli ... volle parlare agli operai della Ercole Marelli e Falck e forse per convincerceli che economicamente stavano bene ebbe l’impudenza di dire che con 7 lire al giorno si poteva vivere benissimo con un’intera famiglia. Tale sortita fu accolta da urli e da fischi, cosa che meravigliò assai, tanto il gerarca che i suoi scagnozzi di Sesto, che non si aspettavano certo di fare una così magra figura di fronte al loro superiore. Ma la loro meraviglia crebbe certamente dopo qualche giorno nel leggere sui numerosi manifestini distribuiti e gettati un pò dappertutto che il sig. Gianpaoli era uno spudorato ad affermare certe cose quando lui spendeva giornalmente più di venti lire solo in sigarette.” (da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” - Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341 pagg. n. 6-7).
A proposito del gerarca Mario Giampaoli, entrato il 21 marzo 1919 nella giunta esecutiva provvisoria del primo Fascio di combattimento ed arrivato nel 1926 alla carica di segretario federale del fascio di Milano, egli (in gioventù condannato a 8 mesi per rapina) fu oggetto di una serie di memoriali inviati nel 1928 da Carlo Maria Maggi (già federale del fascio di Milano) a Benito Mussolini in cui Giampaoli veniva accusato di essere “capo di una vera e propria organizzazione criminale” , mentre al podestà di Milano in carica Ernesto Belloni veniva contestato di aver “intascato una maxitangente per l’appoggio fornito all’offerta Dillon Read” per un prestito concesso al Comune di Milano (“Patrocinatore del prestito è Arnaldo Mussolini, direttore del ‘Popolo d’Italia’ e gran signore di Milano”). Dopo una inchiesta ed un processo, “l’ex podestà viene espulso dal PNF per i suoi traffici e inviato al confino per cinque anni.” (M. Canali C. Volpini “Mussolini ed i ladri di regime – gli arricchimenti illeciti del fascismo” Mondadori 2019 pag. 79-83), mentre Giampaoli fu “espulso dal PNF nell'aprile del 1929, vi fu riammesso solo nel febbraio 1940” ( da https://www.treccani.it/enciclopedia/mario-giampaoli_(Dizionario-Biografico)/).
E non pare, quello di Milano, essere un caso isolato: "L'Italia è divisa ormai in tanti piccoli staterelli, come era nel 1830. A Bergamo: ducato di Suardo, A Cremona: Ducato di Farinacci, A Pisa: Ducato di Buffarini. A Brescia: Ducato di Turati, eccetera. Nelle grandi città regnano poi le cricche. E non si accontentano mica dell'onesto. Si pappano milioni. Per forza: non c'è controllo di stampa, non c'è controllo parlamentare, non può che continuare così. L'ultima repubblichetta americana è più a posto dell'Italia" ("Rapporto di un confidente di polizia sulle gravi accuse contro S.E. il Capo del Governo e contro S.E. Rossoni, Milano, 6 agosto 1932, Gfm 36/520 da "M.J.Cereghino G.Fasanella Tangentopoli nera - malaffare, corruzione e ricatti all'ombra del fascismo nelle carte segrete di Mussolini - Sperfling & Kupfer 2016 pag. 153).
Nel decennio successivo, divennero molto redditizi finanziariamente anche i traffici illeciti legati alle persecuzioni razziali lucrando sulle pratiche di "discriminazione" degli ebrei: “Di queste speculazioni, il 1° novembre 1941 il capo della polizia Senise (successore di Bocchini) riferisce al Ministro Ciano: ‘Mussolini ama farsi ingannare dai lestofanti, i quali con lui hanno sempre successo; Buffarini è un ipocrita e un ladro perché prende soldi per le arianizzazioni degli ebrei e ne prendeva da Bocchini, più ladro di lui, se possibile.’” (da Mimmo Franzinelli, Storia della Repubblica Sociale Italiana. 1943-1945, Laterza 2020 pag. 95 che cita Galeazzo Ciano, Diario 1937-1943, Castelvecchi, 2014 pagg. 623-624).
"A parole Mussolini era per una intransigenza morale assoluta (...) Questa regola in realtà l'applicava però solo ai pesci piccoli, quando la denuncia di qualche caso spicciolo non poteva suscitare scandalo e anzi pensava che la punizione dei colpevoli potesse giovare al regime ... (...) Tutt'altro atteggiamento teneva, invece, nei casi più gravi, che riguardavano personalità in vista che potevano suscitare scandalo." (da R. De Felice, Mussolini il duce. Gli anni del consenso. Einuadi, 1974, pag. 203).
" ... uno dei motivi per cui l'esercito italiano arrivò drammaticamente impreparato alla guerra fu che i fondi, già esigui, destinati all'ammodernamento, si disperdevano in mazzette e ruberie (...) Il fascismo fu quindi, basandosi sulle stesse indagini interne volute da Mussolini, un sistema di appropriazione di ricchezza a fini personali. Lo stesso Mussolini risultava attento al proprio benessere economico e a quello dei propri consanguinei. (...) Con la piena disponibilità dei beni e dei mezzi di un intero Stato la rinuncia all'emolumento di presidente del consiglio non sembra poi un sacrificio così significativo. Al momento della sua ultima fuga, nell'aprile 1945, Mussolini non esitò a prendere per sè e i suoi fedelissimi, denaro e oro provenienti dai forzieri della Banca d'Italia per cercare di assicurarsi la salvezza." (da F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, Bollati Boringhieri, 2019, pag. 52-54).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945”Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1930
1 - Video della visita di Mussolini alla Marelli.
La visita di Benito Mussolini agli stabilimenti Marelli di Sesto San Giovanni del 21 maggio 1930.
Dal video pubblicato dall’archivio Luce, risulta che gli operai acclamano il Duce in visita a Sesto San Giovanni.
Fondo di provenienza:
2 - Discorso di Mussolini agli operai della Marelli.
Testo del discorso di Mussolini tratto dall'Opera Omnia.
Fondo di provenienza:
3 - Il comizio secondo la stampa.
La medesima rappresentazione di entusiasmo degli operai della Marelli è riportata da Il Corriere della Sera, da Il Popolo d’Italia e da Il Popolo di Lombardia.
Fondo di provenienza:
4 - Come è davvero andata?
Ma il discorso di Mussolini è stato davvero accolto dall'entusiasmo degli operai della Marelli così come è stato raccontato dalla stampa "ufficiale"?
5 - La testimonianza di Piero Capoferri, dirigente del sindacato fascista.
Fondo di provenienza:
6 - La lettera di Arnaldo al fratello Benito.
Neppure le parole di Capoferri nell'incontro in Prefettura sembrano aver convinto Mussolini, tanto è che nella lettera del 2 giugno 1930 a lui indirizzata il fratello Arnaldo (Direttore de Il Popolo d’Italia) si premura di convincere il duce che una sostituzione dei gerarchi fascisti milanesi sarebbe non opportuna.
Fondo di provenienza:
7 - La versione de L'Unità dalla clandestinità.
Fondo di provenienza:
8 - Breda, commesse pubbliche o licenziamenti.
Stretta interdipendenza tra la assegnazione di commesse pubbliche alla Breda e, in caso negativo, il ricorso a licenziamenti di operai da parte di quest'ultima.
In tal senso, la corrispondenza tra la Breda, il Prefetto di Milano, il Ministero dell'Interno, il Ministero delle Comunicazioni, il Ministero delle Corporazioni, il Ministero dell' Aeronautica e l'Unione Sindacati Fascisti, qui di seguito riportata.
Fondo di provenienza:
9 - Sciopero alle ferriere contro la riduzione della paga.
Agosto 1930 – Sciopero alle ferriere di Sesto contro la riduzione della paga. Sebbene il diritto di sciopero fosse stato ufficialmente abolito con la legge sindacale del 3 aprile 1926 durante il ventennio non mancarono rimostranze e proteste che sfociarono in scioperi.
Nel quinquennio 1929-1933, ad esempio, si contano a livello nazionale "ben 668 casi di scioperi, serrate ed altre forme di astensione censiti dalle forze dell'ordine che ne evidenziano anche l'andamento crescente nei primi tre anni (109,176 e 172) e una flessione nei due anni successivi (129 e 82) . Nello stesso periodo si registrano anche 1.276 dimostrazioni di carattere popolare, in particolare, di contadini, donne e disoccupati (68, 149,287, 520 e 252)."(da M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini, Il Mulino 1925-1943. pag. 183).
Fondo di provenienza:
10 - "Situazioni da trogloditi, cioè di gente ammucchiata nei sotterranei, o addensata in in promiscuità inspiegabili in baracche..."
L'articolo de Il Popolo d'Italia del 27 giugno 1929 pag. n. 4 aveva segnalato "certe decadenze urbane … alle porte di Milano in uno dei centri più manifatturieri d' Italia. E per decadenze urbane si intendevano nettamente delle situazioni da trogloditi, cioè di gente ammucchiata nei sotterranei, o addensata in in promiscuità inspiegabili in baracche appena sopportabili in un serraglio, e per bestie si intende. Fognatura, acqua potabile, viabilità razionale? non era nemmeno il caso di parlarne."
Con decreto prefettizio di fine giugno 1929 viene sostituito il Podestà Bianchi (capo della Amministrazione dal 1923) con il Commissario Prefettizio Stambio Vecha al quale il 30 giugno 1930 subentra il nuovo Podestà Giuseppe Minari.
Nella relazione di fine incarico il Commissario Prefettizio Strambio Vecha evidenzia un "vivissimo ... contrasto naturale tra ... le antiche mentalità in lotta colla prepotente sopraffazione della modernità" e che è stato predisposto "un progetto di massima e un piano di convenzione" per la gestione dell'acquedotto da parte della Società Accaierie e Ferriere Lombarde quale primo passo per risolvere il problema dell'acquedotto e poi quelli delle fognature e della carenza di abitazioni.
Fondo di provenienza:
11 - Una annata di lotte in mille episodi dentro e fuori le fabbriche.
“Il 1930 segna una annata di lotte manifestantesi in mille episodi dentro e fuori le fabbriche, di resistenza sindacali e di rivendicazioni sulle condizioni igieniche sul lavoro. Ad ogni montatura, ad ogni travisamento dei fatti compiuti dai fascisti i nostri gruppi rispondevano prontamente smascherando il falso e ristabilendo la verità. Fu così che per l'uccisione del fascista Porcu avvenuta per motivi di donne che i fascisti volevano far passare per delitto politico.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 7).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1931
1 - La Breda lamenta l'insufficienza di commesse pubbliche.
Corrispondenza tra Breda e Prefettura di Milano per lamentare l'insufficienza di commesse pubbliche con conseguente inevitabilità del licenziamento di personale, sullo sfondo della grave crisi economica innestata il 23 ottobre 1929 dal crollo delle quotazioni azionarie nella borsa di New York, crollo che portò con sé, a livello mondiale, la caduta del valore dei titoli, dei commerci, della produzione con conseguente aumento della disoccupazione, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania ed in Inghilterra.
Il famoso “mercoledì nero delle borse” si pone come spartiacque fra i ruggenti anni Venti ed il successivo drammatico decennio che porterà alla seconda guerra mondiale.
"La 'grande crisi del ‘29', che investì l’Italia nel 1930, interruppe, specie nelle grandi e medie aziende metalmeccaniche, una fase di sviluppo e comportò pesanti licenziamenti. La crisi venne superata grazie alle commesse pubbliche che dal 1933-1934 assunsero marcato carattere bellico, in preparazione della conquista dell'Impero. In quel periodo la popolazione residente raggiunse le 35.000 unità." (dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 26– Guerini Associati e ISEC).
Fondo di provenienza:
2 - Bilancio al 31 dicembre 1930 della Ercole Marelli, della Magneti Marelli e della Radio Marelli.
Fondo di provenienza:
3 - Dispensari di igiene mentale a Sesto.
"Dispensari di igiene mentale della Provincia. A Sesto in Via Savoia - mercoledì e sabato. L'Amministrazione provinciale di Milano, ad integrazione dell'assistenza ospedaliera psichiatrica per gli allenati, ha istituito in taluni Comuni della Provincia i dispensari di igiene mentale aventi lo scopo del riconoscimento dei malati di mente iniziali; della profilassi per la protezione dei gracili mentali e dei predisposti; della revisione dei dimessi dal Manicomio; della cura ambulatoria medica e morale del casi lievi suscettibili di trattamento a domicilio con erogazione di medicinali, erogazione di sussidi in natura e pecuniari."
Fondo di provenienza:
4 - "Un agglomerato di baracche sudice e sconnesse."
"Sesto San Giovanni, la prima città della pianura brianzola, centro industriale di importanza nazionale e mondiale che in pochi anni ha raggiunto uno sviluppo il quale difficilmente trova riscontro dovunque altrove.
I 6952 abitanti del 1904 — tanto per riferirsi ad alcune cifre demografiche — che sono saliti a 13.867 nel 1911, nel successivo censimento del ‘26 erano già 18.274 per passare di un balzo nell'ultimo decennio al 33.000 circa attuali.... Primo problema è quello edilizio.... dal deprecato "Villaggio Battaglia" un agglomerato di baracche sudice e sconnesse, dove sono costrette a vivere oltre cento famiglie, in uno stato cha non troveremo parole per definire quanto è indecente e antigienico".
Tramite un accordo del Comune con "un'impresa edile del luogo " si è "fatto sì che questa costruisse in siti salubri alcune case popolari, che verranno date in fitto ad prezzo modico convenzionato dal Comune."
Fondo di provenienza:
5 - La lotta degli operai della Pirelli. "... se ci si vuole liberare dal ginocchio che i padroni e i fascisti tengono sul petto degli operai."
1 dicembre 1931 - La lotta degli operai della Pirelli contro un nuovo metodo di organizzazione del lavoro.
L'Unità clandestina manifesta la necessità di organizzazione e di direzione nella controffensiva dei lavoratori per l’aumento dei salari ed invoca un collegamento dei disoccupati con gli operai occupati; questi ultimi non devono temere la concorrenza dei disoccupati ma devono lottare insieme.
Ciò che occorre, dunque, agli operai, è la organizzazione.... Questo occorre se ci si vuole liberare dal ginocchio che i padroni e i fascisti tengono sul petto degli operai."
Fondo di provenienza:
6 - "Quasi tutti i compagni più attivi erano stati arrestati..."
“....Nel 1931 caddero quattro gruppi a distanza di due o tre mesi l'uno dall‘altro per un complessivo di circa 60 compagni dei quali più di 40 deferiti al Tribunale Speciale. Fu questo un colpo terribile per Sesto e in verità la polizia riuscì a smembrare quasi tutta l'organizzazione. Furono stati anche arrestati i funzionari Ravazzoli, Carnevali e Visentin. Quasi tutti i compagni più attivi erano stati arrestati e quelli che rimasero fuori non furono in grado di riallacciare subito i rapporti anche perché quasi sempre dopo ogni caduta, molti compagni venivano messi in quarantena precauzionale dagli organismi superiori di partito, ed altri addirittura diffidati.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 7).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
7 - Il Caffè Trattoria "Polo Nord".
“Il caffè trattoria con annessa pensione Polo Nord si trovava in via Marconi al numero 20 (oggi civico 120) e fu gestito fino al 1931 da Corinna Nesti detta Rina che ne era titolare e dal marito, Luciano Morganti, che figurava come coadiuvante. Luciano Morganti, di origine toscana, proveniva da Villa d'Ossola dove aveva lavorato come scalpellino. Con la gestione dei coniugi Morganti, la trattoria Polo Nord diviene la sede di una cellula clandestina comunista della quale facevano parte Giulio Casiraghi, fucilato in piazzale Loreto il 10 agosto 1944, Rodolfo Camagni, che fu il primo sindaco comunista dopo la guerra, Ettore Mascetti e lo stesso Morganti. Dopo l'arresto di 30 militanti e il relativo processo che si tenne nel novembre del 1931, i superstiti si spostarono al Caffè Carducci continuando in questo locale il lavoro di proselitismo politico e di opposizione al regime fascista.” (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015.)
“‘Noi si batteva il dopolavoro Breda di via Bergomi, via Marconi al ‘Polo Nord’, la ‘Carlo Cattaneo, Piazza Trento e Trieste e vicinanze’, ricorda Eugenio Mascetti, comunista della prima ora e comandante partigiano (…), un lavoro di propaganda fatto di ‘diffusione di manifesti, scritte sui muri e conversazioni e discussioni persona per persona che più che altro era quello che rendeva di più’. “(da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015, pag. 46.)
Fondo di provenienza:
da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015
1932
1 - Lettera anonima contro la dirigenza della Breda, "individui senza scrupoli in parte ebrei, in parte antifascisti.”
Febbraio 1932 – Arriva a Roma una lettera anonima contro presunti profittatori che rovinano la Società Breda “individui senza scrupoli in parte ebrei, in parte antifascisti.” Ad essa segue richiesta di accertamenti da parte del Ministero dell’Interno al Prefetto ed al Questore di Milano.
La relazione di quest'ultimo datata 23 marzo 1932 evidenzia che la situazione della Breda “non è delle migliori né dal punto di vista economico né da quello politico”.
Sotto il profilo finanziario, il Questore rileva la pesante svalutazione delle azioni a causa degli importanti investimenti fatti in macchinari ed impianti con rendimenti inferiori alle aspettative e per i riflessi sul bilancio della “pletora di dirigenti … con forti emolumenti” e conseguente necessità di ricorso all’ indebitamento. Per quanto attiene l'assetto politico, la azienda “non rivela alcuna impronta fascista”.
Decisivo rilievo sembrano avere, nelle valutazioni del Questore, prima ancora che le competenze ed i meriti professionali dei dirigenti, l' iscrizione al P.N.F. ed ancora di più la effettiva “sincerità dei sentimenti fascisti” unita al saper dimostrare il “possesso di uno squisito spirito fascista.”
A conferma della scarsa presa del fascismo nei riguardi della classe operaia (ostilità perdurante a distanza di dieci anni la presa del potere), il Questore annota che “dei quattromila cinquecento operai circa, che lavorano negli stabilimenti, appena centocinquanta sono fascisti”, i quali sarebbero altresì discriminati nei licenziamenti a fronte anche di una lamentata “ritrosia ad assumere Militi od altri operai di sentimenti fascisti.”
Fondo di provenienza:
https://www.driveisec.it/s/awew28KCY9eYZNn
https://www.driveisec.it/s/k4NSd6mEdKoWrLe
https://www.driveisec.it/s/DBnbafYDqEQS6LS
https://www.driveisec.it/s/iR3RTRRw4CdBqeK
https://www.driveisec.it/s/c7f2GttiNjxH3km
https://www.driveisec.it/s/Aq8NtwQfoPtfn4q
https://www.driveisec.it/s/mrQT3xxgLYY6PWt
https://www.driveisec.it/s/Maxf8WSPt6KNnkR
https://www.driveisec.it/s/iM4GLBnH3ecT4Yz
https://www.driveisec.it/s/iPcnDKHjFWFoiLb
2 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1931.
“Mentre il mercato mantiene quell’accentuata atonia che trova motivo in una generale depressione di iniziative, nel nostro come in ogni altro stato, nel mondo intero, non è il caso di avventare previsioni; è il caso solo di rafforzare con fiducia incrollabile gli elementi della resistenza."
Fondo di provenienza:
3 - Bilancio della Marelli al 31 dicembre 1931.
“Malgrado il periodo di depressione, specialmente nel mercato automobilistico, l’anno ha potuto chiudersi con un beneficio e con una esposizione estremamente cauta delle attività sociali, grazie allo sforzo poderoso iniziato da qualche anno dall’azienda per trovare nuovi sbocchi alla propria attività.”
Fondo di provenienza:
4 - Relazione sull'andamento della Breda: senza commesse pubbliche, licenziamenti.
L'andamento della Breda continua ad essere fortemente determinato dall'arrivo di nuove commesse statali, le quali determinano il ricorso o meno a licenziamenti o ad assunzioni di personale.
Fondo di provenienza:
5 - Secondo gruppo di antifascisti milanesi giudicato dal Tribunale Speciale.
“Secondo gruppo di antifascisti milanesi giudicato dal Tribunale Speciale”, tra essi, Angelo Mantovani ("capocellula alla Pirelli") ed il fratello Antonio Mantovani ("capocellula alle officine Bianchi"), Luigi Perego, Severino Perego, Antonio Libero Baldanza residenti a Sesto San Giovanni e Carlo Meani (al quale "fu sequestrato un ciclostile fornitogli dal Biscuola .... e si accertarono i suoi rapporti con elementi antifascisti"), quest'ultimo poi assunto nel 1934 alla Breda Aereonautica di Sesto e residente a Cinisello Balsamo, città della quale diverrà Sindaco subito dopo la liberazione. "Tutti sono imputati del delitto di appartenenza al partito comunista disciolto per ordine della pubblica autorità, e di propaganda sovversiva."
Fondo di provenienza:
6 - Nuovo attentato a Mussolini e le reazioni a Sesto San Giovanni.
"Esultanza operaia di Sesto per il Duce" … a seguito dello sventato attentato a Mussolini ad opera di Angelo Pellegrino Sbardellotto, anarchico, catturato e fucilato il 17 giugno 1932.
Fondo di provenienza:
"Esultanza operaia di Sesto per il Duce" - Il Popolo di Lombardia 11 giugno 1932.
7 - La Breda e le celebrazioni del decennale del regime.
" La Breda all'inizio dell'anno XII. Le sue origini risalgono al 1846, nel quale anno venne aperta nella Via Bordoni una fonderia di ghisa con annessa officina meccanica, che doveva costituire il primo nucleo dello Stabilimento Breda di Milano. L’azienda andò gradatamente sviluppandosi, fino a che, nel 1886, rilevata dal compianto ing. Ernesto Breda, ebbe a riceverne energico impulso: la fabbrica venne ingrandita, organizzata con nuovi, più moderni concetti e specializzata particolarmente nella costruzione delle locomotive. Allo Stabilimento di Milano, che non consentiva ulteriori ampliamenti, vennero grado grado aggiungendosi dal 1903 gli Stabilimenti di Sesto S. Giovanni, sistematicamente sviluppati nel corso di trent’anni."
Fondo di provenienza:
"La Breda all'inizio dell'anno XII" - Il Popolo d'Italia edizione speciale 28 ottobre 1932 - decennale del regime - pag. 29.
8 - La Marelli e le celebrazioni del decennale del regime.
"La radio in Italia - Ed è alla Radiomarelli che devesi la popolarizzazione della radio In Italia, per la riduzione dal prezzi di vendita e per la propaganda e pubblicità senza pari"
Fondo di provenienza:
"La radio in Italia"- Il Popolo d'Italia edizione speciale 28 ottobre 1932 - decennale del regime - pag. 58
9 - La Falck e le celebrazioni del decennale del regime.
Fondo di provenienza:
“Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck " - Il Popolo d’Italia edizione speciale 28 ottobre 1932 - decennale del regime - pag. 70.
10 - " Fu quello stato di cose dovuto alla vecchia mentalità dirigente a dar facile esca al fuoco bolscevico..."
"In pochi anni erano cresciute le fabbriche aggiungendosene sempre nuove e imponenti, era sensibilmente aumentata la sua popolazione operala, tutto in pieno contrasto col suo sviluppo, che non aveva fatto si può dire un passo in avanti da quando era una modesta borgata, sebbene arrivata poi a toccare i trentacinquemila abitanti. Forse non ultima causa, fu questo stato di cose dovuto alla vecchia mentalità dirigente a dar facile esca al fuoco bolscevico, che qui, nelle grigie giornate del disordine, ebbe uno dei focolai più accesi."
Fondo di provenienza:
"Rinascita di spiriti ed opere a Sesto San Giovanni" - Il Popolo d'Italia 25 dicembre 1932 pag. n. 8.
11 - Nuova parole d'ordine d'infiltrazione negli organismi fascisti.
“Si arriva così al 1932 dove con l'amnistia del decennale molti compagni ottengono la libertà se pur strettamente vigilati. … Ma la nuova politica del partito impergnata specialmente sullo sfruttamento delle possibilità legali e rispondente alle nuova parole d'ordine 'd'infiltrazione negli organismi fascisti' sindacati, associazioni combattentistiche sportive e para militari, culturali e fin nello stesso P.N.F. comincia a dare i suoi frutti. Compagni nuovi e insospettabili entrano in queste organizzazioni e vi operano con intelligenza.” (...) "Si riesce così nel 1932 mentre in tutte le fabbriche si riducevano i salari ad impedirlo in alcune fabbriche, alla Breda in tale occasione vi furono ancora degli arresti dei compagni Mantovani Antonio, Zecchini e qualche altro mentre Baldanza riesce a riparare in Svizzera.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 8).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341,
1933
1 - “Alle donne soprattutto, alla cui fecondità è commesso il potenziamento e l’arricchimento della razza..."
“Alle donne soprattutto, alla cui fecondità è commesso il potenziamento e l’arricchimento della razza, prestando la più vigile e generosa assistenza fin da quando s'annuncia la gioia della maternità a quando il bambino — che poi sarà sempre curato e assistito dall'Opera fino ai 18 anni — viene alla luce, il Regime, contro le false teorie esotiche, vuol far sentire in ogni contingenza il privilegio d’esser madre”.
Nell'incontro con le operaie della Marelli il prof. Giuseppe Grossi presenta i servizi del nuovo consultorio dell'Opera Nazionale Maternità aperto a Sesto e nell'articolo viene ricordato che 3500 donne muoiono in Italia ogni anno di parto e nella maggioranza dei casi non si tratta che di trascuratezza, di mancata profilassi, di tardivo intervento clinico.
"Per proteggere e potenziare la razza", questo l'emblematico titolo dell'articolo che esprime quella che appare la finalità ultima dell'intervento statale in materia di maternità.
Del resto, “’Ho bisogno di nascite, molte nascite’ ripeteva il capo del Governo sostenendo l’ideologia del “numero come potenza”: le donatrici di figli alla patria dovevano portare all’aumento della popolazione. (…) Nonostante le promesse a sostegno della maternità, la dittatura però non fu in grado di offrire medici e strutture per tutelare i neonati: i decessi della prima settimana di vita dei bimbi, come riportava una nota sulle attività dell’ Onmi, dal 1925 al 1934 furono in crescita. (…) Il tasso di natalità non cresce e la diminuzione delle nascite proseguirà lungo tutto il Ventennio (si passa dalle 29 nascite annue per mille abitanti del 1926 alle 25,2 nascite per mille abitanti del 1930 fino alle 23,2 nascite per mille abitanti del 1937). L’aborto è proibito con pene severe (pur avendo il Duce costretto le sue amanti alla dolorosa operazione, come nel caso di Bianca Ceccato), è vietata la pubblicità e la ‘divulgazione’ dei mezzi antifecondativi. (…) Aumentano i balzelli: studiare per le donne è più costoso e le studentesse vedono raddoppiate le tasse scolastiche ed universitarie.” (da M. Serri, Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano – Longanesi 2022, pagg.250-251).
Fondo di provenienza:
2 - L' on. Capoferri a Sesto San Giovanni.
L'on. Capoferri, segretario generale del sindacato fascista milanese, parla alle maestranze della Magneti-Marelli: "Questa riuntone, ha continuato l'on. Capoferri, che avviene nell'interno di una officina, è un'altra dimostrazione eloquente del fatto che, in Regime fascista, le organizzazioni sindacali godono di un pieno riconoscimento in forza del quale ogni pregiudizio all'attività associativa delle maestranze per la difesa del propri legittimi interessi deve considerarsi definitivamente sorpassato."
Naturalmente il pieno riconoscimento delle organizzazioni sindacali al quale si riferimento nell'articolo vale solo per quelle fasciste. Ogni altra forma organizzativa indipendente è illegale e causa di carcerazione e di invio al confino per chi ne faccia parte clandestinamente.
Fondo di provenienza:
"L'on. Capoferri parla alle maestranze della Magneti-Marelli"- Il Popolo d'Italia 23 maggio 1933 pag. n. 6.
3 - Il sottosegretario Bruno Biagi in visita a Sesto San Giovanni.
Il sottosegretario di Stato al Ministero delle Corporazioni Bruno Biagi in visita a Sesto San Giovanni - "...l'ing. Falk ha ringrazialo l'ospite per la visita e fra i rinnovati, scroscianti applausi, lo ha pregato di rendersi interprete presso il Duce del vivo desiderio dei lavoratori di averlo fra loro per riaffermargli la devozione e l'obbedienza, fino al raggiungimento di tutte le mete che Egli vorrà ancora additare alla Nazione, da Lui rinnovata e lanciata verso un glorioso futuro."
Fondo di provenienza:
"L'intervento di S.E. Biagi a due significative cerimonie di lavoro." - Il Popolo d'Italia 13 giugno 1933 pag. n. 6.
4 - Lavori pubblici a Sesto San Giovanni.
"La rete di fognatura e l'impianto di acqua potabile." "Soprattutto coll’attuale podestariato, energico e realizzatore, si ebbe il nuovo palazzo delle scuole elementari, il grandioso macello pubblico e si sta ultimando l'ambulatorio Policlinico per le malattie del lavoro, che sarà, per la vastità dei servizi e il numero delle specialità curative, forse il migliore d'Italia."
Fondo di provenienza:
"La rete di fognatura e l'impianto di acqua potabile" - Il Popolo d'Italia 26 luglio 1933 pag. n. 6.
5 - Difficile situazione alla Breda per mancanza di commesse.
Fondo di provenienza:
6 - "Lo sviluppo di Sesto ... fu dovuto in gran parte alle guerre che via via scoppiarono nel mondo."
"Sesto: da 7.000 a 35.000 abitanti" - "Lo sviluppo di Sesto, mirabile per quantità e rapidità, fu dovuto in gran parte alle guerre che via via scoppiarono nel mondo in questo primo terzo di secolo; perché proprio a Sesto andarono a piazzarsi industrie siderurgiche e meccaniche più indispensabili agli apprestamenti bellici, e richiesero, naturalmente, ingenti afflussi di mano d’opera che vennero da ogni parte d’Italia."
Fondo di provenienza:
7 - "E' per questo che a Sesto dal 1932 fino al 1935 i vecchi compagni sembravano quasi inattivi".
"I vecchi compagni quasi tutti conosciuti dalla polizia conducevano una difficile vita politica e ben poco potevano fare senza incorrere ad ogni passo falso nelle mani della polizia. E' per questo che a Sesto dal 1932 fino al 1935 i vecchi compagni sembravano quasi inattivi". (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 8).
La situazione dell'opposizione alla dittatura a Sesto in quegli anni è in linea con quanto si riscontra a livello nazionale ove "nel 1933 la polizia fascista poteva vantare di essere riuscita a scompaginare quasi completamente l'organizzazione comunista." (M.L. Salvadori Storia dell'età contemporanea Loescher 1993 vol II pag.730).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1934
1 - I plebisciti del 1929 e del 1934.
"La nuova legge elettorale prevedeva un Collegio unico nazionale chiamato a votare o a respingere una lista precostituita di 400 deputati, lista formata dal Gran Consiglio del Fascismo. Gli elettori potevano esprimersi con un "sì" o un "no" sul complesso della lista. (…) I due plebisciti del 1929 e del 1934 videro una partecipazione al voto particolarmente consistente (89,63% e 96,25%) ed un numero estremamente alto di voti favorevoli alla lista proposta (nel 1929: 8.519.559 sì e 135.761 no; nel 1934 10.025.513 sì e 15.625 no), anche a causa dell'occhiuta vigilanza esercitata dalle amministrazioni pubbliche sulle procedure di voto. Nel corso degli anni '30 anche gli ultimi residui della concezione liberaldemocratica della rappresentanza politica furono cancellati e, con la legge istitutiva della Camera dei fasci e delle corporazioni (legge 19 gennaio 1939, n. 129), l'organo legislativo cessò di essere eletto”. (da https://storia.camera.it/legislature/sistema-sistema-plebiscitario-1929-1934).
Nel ventennio gli antifascisti furono in tutto il Paese una ristretta minoranza che non riuscì ad impedire al regime di raccogliere intorno a sé forze eterogenee controllate dal P.N.F. e specialmente dalla personalità di Mussolini, grazie anche alle possibilità propagandistiche date dal controllo esclusivo dei mezzi di comunicazione e, in particolare, della radio.
Come rileva R. De Felice ( Mussolini il Duce. Gli anni del consenso 1929-1936, Einaudi) l’arco temporale che va dalla firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) alla proclamazione dell’Impero ( 5-9 maggio 1936) rappresenta il periodo di maggior consenso per il fascismo il quale nel complesso riesce a soddisfare le esigenze della maggioranza della popolazione italiana a partire dalla borghesia che è tutta con il fascismo. In quegli anni il fascismo è ormai considerato una abitudine che nessuno penserebbe di mettere in discussione. Non bastano, infatti, le indubbie capacità repressive e il ferreo controllo della scuola, della stampa e della radio per spiegare il consenso che trova ragione piuttosto nella sensazione di smarrimento generale e nel reflusso a destra di ampi settori dell’opinione pubblica europea per effetto della grande crisi del 1929. Uno degli apici del consenso raggiunto dal fascismo fu quello clamoroso, rumoroso e roboante conseguente alla conquista di Addis Abeba nel maggio 1936. Tuttavia, la vera forza del consenso al regime in quegli anni risiede piuttosto in quella adesione silenziosa e più solida derivante dalla gestione della grave crisi economica del 1929, adesione nata dal confronto con le più drammatiche situazioni presenti negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Belgio, in Inghilterra ove il morso della crisi fu più stringente sulla vita quotidiana delle persone rispetto a quanto avvenne in Italia. Grazie ad una abile campagna di comunicazione il regime riuscì, infatti, ad ascrivere ciò a proprio merito, in particolare, tramite l'intervento diretto dello Stato nell'economia con la creazione dell’IRI e la costituzione nel 1934 delle Corporazioni, modello quest’ultimo (alternativo sia al capitalismo sia al bolscevismo) nel cui ambito avveniva la mediazione tra i conflitti di classe (di norma a senso unico a vantaggio dei datori di lavoro e sulle spalle dei lavoratori). Andarono, in ogni caso, deluse le aspettative di molti antifascisti di veder crollare il fascismo sotto l’effetto della crisi economica del 1929 che nei loro auspici avrebbe dovuto innescare una risposta rivoluzionaria. Il fascismo, al contrario, uscì più forte dal trauma mondiale del 1929 dimostrando di affondare le proprie radici nelle tradizioni di conformismo, servilismo e arrivismo della società italiana senza riuscire tuttavia a risolvere i gravi problemi economico-sociali dell'epoca, ma dando l'impressione di poterlo fare.
"Nel corso degli anni Trenta prenderà poi forma quel fenomeno che sarà successivamente definito "mussolinismo" vale a dire il regime personale del duce, basato non solo sul suo mito, ma anche sul piano pratico, sulla concentrazione nelle sue mani di tutto il potere e sul controllo incessante, in forme diverse, di ciò che succedeva nel paese. Di fatto il 'mussolinismo' si sostituiva al fascismo, che, pur continuando ad avere un ruolo preminente nella realtà italiana, era stato 'oscurato' dalla figura del duce, il vero, e unico, punto di riferimento della popolazione" ... specialmente per i "ceti popolari più umili, privi di qualsiasi tradizione laica o politica, e non direttamente colpiti dalla violenza dello squadrismo e dalla azione repressiva del regime." ( da I. Granata Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024. pagg.133-135).
Fondo di provenienza:
2 - I risultati del plebiscito del 1934 a Sesto San Giovanni.
I risultati del plebiscito del 1934 a Sesto San Giovanni – pur trattandosi di piccoli numeri – fanno registrare – in un contesto di forte mobilitazione del P.N.F, e con gli oppositori in clandestinità, in carcere o al confino - una percentuale di voti contrari al regime (1,12%) superiore al dato nazionale (0,15) ed a quello regionale (0,43) e altresì una percentuale di affluenza al voto (91,77%) inferiore a quella nazionale (96,49) e regionale (94,97%). Quei 93 coraggiosi uomini (gli aventi diritto al voto, infatti, solo maschi in possesso di determinati requisiti) che votarono no vengono bollati da "Il Popolo di Sesto" come “insignificanti e privi di qualsiasi apporto morale…relitti ormai postisi alla deriva senza spirito e indugianti nel marasma della incomprensione”. L'esito del plebiscito del 1934 a Sesto diede tuttavia risultati migliori per il regime rispetto a quelli del primo plebiscito del marzo 1929 ove " su 5969 aventi diritto al voto, gli astenuti furono il 10%, i voti contrari e nulli oltre il 15% contro il 5% in provincia di Milano e l'1,5% nazionale."
Fondo di provenienza:
“I risultati” - Il Popolo di Sesto 31 marzo 1934 (Il Novecento a Sesto San Giovanni Vol. II Ediz. Pezzini).
3 - "...a Sesto ci furono molti animosi che votarono 'NO' "
"Nel 1934 purtroppo avvengono degli arresti. In questo anno il fascismo mette in scena la buffonata del plebiscito. Benchè tutta la macchina elettorale fosse fosse sue mani e la potesse manipolare a suo piacere purtuttavia volle cautelarsi radiando dalle liste tutti coloro che pensava potessero votargli contro. Ma anche con queste precauzioni a Sesto ci furono molti animosi che votarono "NO" o annullarono la scheda scrivendoci sopra frasi anti-fasciste, oppure tirando delle righe sul "SI". Molte furono anche le astensioni benchè tale atteggiamento fosse controllabile. Molti furono i “negativi" bastonati essendo facile vedere per le speciali conformazioni delle schede come l'elettore votava." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1943” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 9).
Fondo di provenienza:
4 - La littorina della Breda.
Fondo di provenienza:
"Alla Fiera Campionaria Internazionale di Milano (12-27 aprile 1934 – XII) la littorina della Breda " (fotografia) - Il Popolo d’Italia 12 aprile 1934 pag. n.1.
5 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1933.
“La Relazione, muovendo da un fiducioso accenno ai chiari e diffusi segni di una ripresa delle attività economiche del Paese, ha accennalo in particolare all’incremento avuto dalla produzione siderurgica nel passato Esercizio, nei confronti del 1932; aumento costituito dal 28% della produzione di acciaio e dal 15% di quella dei laminati. Per quanto si sia lontani da una reintegrazione di quella che è la normale attività complessiva delle Aziende siderurgiche, in quanto esse hanno utilizzato la loro efficienza in una produzione che non raggiunge il 40%, bisogna riconoscere che tali indici rappresentano un incoraggiante miglioramento della situazione.”
Fondo di provenienza:
6 - "La comunione di spiriti tra il Capo e i gregari è qui una realtà che si sente."
"Mobilitazione di masse e di spiriti - Tra le manifestazioni che si svolgeranno a Sesto San Giovanni avrà particolare rilievo quella della inaugurazione di nuovi gagliardetti di Dopolavoro… il Duce li inaugurerà alla presenza della folle operaia" -Il Corriere della Sera 4 ottobre 1934 - pag. n.1-
"Indimenticabili ore di entusiasmo a Sesto: ...La comunione di spiriti tra il Capo e i gregari è qui una realtà che si sente"- Il Corriere della Sera 6 ottobre 1934 pag. n. 2.
Fondo di provenienza:
"Mobilitazione di masse e di spiriti"- Il Corriere della Sera 4 ottobre 1934 pag. n.1 - "Indimenticabili ore di entusiasmo a Sesto"- Il Corriere della Sera 6 ottobre 1934 pag. n. 2.
7 - Visita di Mussolini a Sesto San Giovanni.
“La sosta del Duce fra le folle operaie dei locali stabilimenti. Le maestranze dei numerosi stabilimenti, tutte inquadrate e in nuove fiammanti tenute di lavoro, erano state scaglionate lungo il viale Monza e il viale Italia. Le Musiche suonavano senza interruzione gli inni della Patria. Alle14,30 di venerdì 5 c.m. le sirene annunciano l'arrivo del Capo: è uno spettacolo indimenticabile.”
Da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag 987 : "... all'inizio di ottobre, il duce aveva fatto un giro di discorsi in Lombardia, rivolgendosi particolarmente agli operai: il 5 ottobre a Sesto San Giovanni aveva visitato lo stabilimento delle acciaierie Falck e della Società Magneti Marelli, accolto con minore freddezza di quattro anni prima, per concludere il 6 a Milano, davanti a circa seicentomila persone adunate in piazza del Duomo."
Fondo di provenienza:
“La sosta del Duce fra le folle operaie dei locali stabilimenti” -Il Giornale della Domenica 14 ottobre 1934 (Il Novecento a Sesto San Giovanni Vol. II Ediz. Pezzini).
8 - "... nel 1934 vi è una nuova riduzione di paga del 10% ... e del 7%" e singolare risposta degli operai della Breda.
"... Sempre nel 1934 Mussolini venne a Sesto e malgrado il terreno fosse stato preparato non ebbe l'accoglienza desiderata tanto che si seppe poi, dette una tremenda lavata di capo, ai suoi gerarchi perchè non seppero trattenere lo squagliamento semi-generale delle masse operaie. Sempre nel 1934 vi è una nuova riduzione di paga sulla base del 10% per i metallurgici e del 7% per i siderurgici." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 9).
Una singolare forma di lotta alla Breda: “La cellula della III sezione, coordinata da Carlo Ciceri, riuscì a convincere tutti gli operai della sezione a dare le dimissioni; la ragione di questa singolare azione sindacale derivava dal fatto che la Breda aveva deciso unilateralmente la riduzione dei cottimi. Dal momento che la Breda aveva scadenze urgenti per la consegna del materiale militare, in vista della guerra d’Etiopia, l’ ‘autoriduzione del personale’ costringe la società a ritirare dei provvedimenti, a riassumere gli operai dimissionari e a nominare una commissione operaia per trattare sulle questioni sindacali.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 40).
“Nel 1934 si registra a Sesto San Giovanni un altro significativo episodio di lotta, in occasione delle nuove proposte di riduzione di paga, nella misura del 10% per i metallurgici e del 7% per i siderurgici: il gruppo di cellule ‘Nord Milano’ induce un gruppo di operai della III Sezione Breda a dare le dimissioni. Si era conoscenza infatti che la Breda, in vista della guerra di Etiopia, aveva urgenti lavori da approntare. La singolare forma di resistenza ha come risultato quello di impedire la riduzione dei cottimi e di ottenere la nomina di una commissione operaia che fiancheggi i fiduciari aziendali nella segnalazione di ogni questione a carattere sindacale.” (da ”Sesto San Giovanni nella Resistenza – Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n.9).
Fondo di provenienza:
9 - Sesto S. Giovanni fascista industriale.
Sesto S. Giovanni fascista industriale. Tipografia Bono e Beveresco, 1934. Un testo dedicato, in particolare, alle "Forze industriali di Sesto San Giovanni".
Fondo di provenienza:
10 - Licenziamenti e assunzioni di operai alla Breda.
Chiusura della Scuola Allievi Piloti Militari, licenziamenti e assunzioni di operai alla Breda in stretta correlazione con l'esaurimento o l'arrivo di commesse statali.
Fondo di provenienza:
11 - Una presunta spia sestese dell’Ovra.
Una presunta spia sestese dell’Ovra.
A fianco della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza e delle Questure, “opera la misteriosa Ovra, sigla non meglio definita che richiama il termine piovra e che, secondo alcune interpretazioni, starebbe per ‘Organizzazione per la vigilanza e repressione dell’antifascismo’. (…) La polizia fascista. Inoltre, si avvale di una vasta rete di fiduciari e della solerte collaborazione di cittadini delatori che, per fede, zelo o opportunismo, consentono di spiare e ascoltare gli italiani ovunque: per strada, sui tram e i treni, nelle trattorie e nei bar, nei luoghi di ritrovo, nelle riunioni di quartiere e di fabbrica, attraverso la corrispondenza e tra i fuoriusciti all’estero”. (M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. Il Mulino. pag. n.56).
Fondo di provenienza:
1935
1 - Torture e morte a San Vittore, Carlo Villa.
Mario ( o Carlo?) Villa di Cinisello ucciso dall’Ovra su segnalazione di una presunta spia di Sesto. Il 30 ottobre del 1934 Villa, che era stato operaio alla Breda, fu prelevato dalla sua abitazione a Cinisello Balsamo ad opera di agenti dell’Ovra e portato in carcere. Di lui la famiglia non seppe più nulla finchè non fu informata della morte avvenuta a S. Vittore il successivo 17 novembre.
Delle violenze subito e delle torture che comportarono la frattura del cranio e la morte, si ebbe conto dalle dichiarazioni dei co-detenuti Tabini Carlo, Rossetti Achille e Pacchetti Luigi nel luglio del 1960, su istanza presentata dai famigliari nel 1952, a seguito della quale è stata confermata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la sostanza dei fatti, smentendo quanto affermato dai carcerieri di San Vittore e cioè che Villa si sarebbe suicidato buttandosi da un balcone.
Fondo di provenienza:
2 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1934.
Fondo di provenienza:
3 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1934.
“Consequenziale un certo disagio derivante dalla limitata preparazione di buona parte delle maestranze assorbite; per la qual cosa va formulato un voto, perché l’assillante problema abbia una sollecita soluzione. Tale soluzione va intravista nell'aiuto generoso da parte dello Stato e degli Enti pubblici alle Scuole Professionali, tanto benemerite, ma intralciate nell’esplicazione dei loro programmi dalla mancanza di mezzi e nell'istituzione di Scuole operaie vicine agli Stabilimenti o meglio ancora organizzate negli stabilimenti stessi, vigilate dai loro Dirigenti e Tecnici."
Fondo di provenienza:
4 - Il "sabato fascista".
"Da sabato 6 luglio ha avuto la sua prima attuazione il "Sabato fascista, nuova, geniale, originalissima istituzione del Regime, schiettamente italiana."
Fondo di provenienza:
5 - Proiezione di un film coloniale in Piazza Petazzi.
“10 mila operai di Sesto San Giovanni alla proiezione di un film coloniale. Ieri sera alle 21.00, alla presenza di oltre 10.000 persone, quasi tutte della classe operaia, con il Segretario del Fascio Locatelli, il Direttorio e le locali autorità, sulla piazza Petazzi di Sesto San Giovanni, adorna di trofei tricolori e con striscioni di "Viva il Duce", si è svolta un'altra di tali manifestazioni di propaganda coloniale.”
Fondo di provenienza:
6 - "Ma sempre la disciplina domina su ognuno."
Bambini plasmati alla educazione militare, al presentare le armi, al segnale dell’attenti, in vista delle guerre di aggressione che il fascismo inizierà già pochi giorni dopo con la campagna d’Etiopia. “Questa è fanciullezza che fa battere il cuore d’orgoglio. E la nostra, la nuova, quella voluta dal Duce in uno sforzo mirabile di creazione. Ma sempre la disciplina domina ognuno.”
Da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 997: "Fra le varie iniziative dell’Ente Opere Assistenziali, le colonie per bambini, anche ai figli di italiani all’estero, furono quelle che procurarono la maggior riconoscenza e simpatia verso il partito e il regime. (…) Nel 1931 furono organizzate complessivamente 1197 colonie per 242.233 bambini ed il numero si moltiplicò continuamente negli anni successivi."
Da medesimo testo, a pag. 917, a proposito dell’ Opera Nazionale Balilla: 'Grande è la originalità della istituzione italiana che non ha riscontri in altri paesi’, insisteva Ricci (Presidente dell’ONB); e sottolineava il ‘carattere statale e totalitario dell’Opera’, che aveva il compito di integrare la funzione della famiglia e della scuola, preparando i giovani a diventare soldati (…)."
Fondo di provenienza:
7 - Sesto San Giovanni e la campagna d’Etiopia.
Il P.N.F. - Fascio di Combattimento di Sesto dispone l’ordine di mobilitazione ed anche volontari sestesi rispondono all'invito di Mussolini per la guerra d’ Africa Orientale.
"Molti furono i volontari, soprattutto giovani fascisti, che partecipando alla guerra avevano finalmente avuto il battesimo del fuoco che li avrebbe consacrati fascisti integrali, degni di stare alla pari con camerati che avevano partecipato alla Grande Guerra e alla guerra squadristica. Volontari furono gli intellettuali fascisti in cerca di eroismo e di avventure. E volontari furono anche moltissimi disoccupati in cerca di lavoro.” (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. n. 1069).
Il regio decreto legge 19 aprile 1937 n. 880 e la successiva legge 29 giugno 1939 n. 1004 introdussero il razzismo coloniale nell'ordinamento italiano, punendo "anche il cittadino che aveva relazioni sessuali con donne indigene, lavorava come dipendente di un nativo, frequentava locali pubblici riservati ai nativi, o dava pubblico scandalo mostrandosi in stato di ubriachezza davanti ai nativi. (...) Il razzismo coloniale fascista aveva le sue radici nella tradizione razzista occidentale, che considerava i neri una razza inferiore, rimasta ad uno stato primordiale dell'evoluzione umana, con uno stato mentale infantile, istintivamente feroce, sfrenatamente libidinosa, ma addomesticabile per il lavoro servile se sottomessa dalla forza e dal prestigio di una razza superiore." ( da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag 1095).
Fondo di provenienza:
8 - Sesto San Giovanni, la guerra d'Africa e le sanzioni economiche.
Le celebrazioni a Sesto dell’anniversario della marcia su Roma al tempo della guerra d’Africa Orientale e delle sanzioni finanziarie e economiche comminate all'Italia dalla Società delle Nazioni per la aggressione di uno Stato sovrano ed indipendente come l’Impero di Etiopia. Evidenti nell’articolo i toni razzisti. “… fu proprio l’impresa d’Etiopia a creare le condizioni che, in un lasso di tempo successivo, diedero origini alla Seconda guerra mondiale. La guerra africana produsse infatti il cambiamento della situazione di equilibrio ancora esistente in Europa, causò la crisi dei rapporti dell’Italia con Francia e Gran Bretagna, (…) spinse (il nostro paese) nelle braccia della Germania. (…) L’ atteggiamento nel complesso remissivo, (…), tenuto da Gran Bretagna e Francia in occasione della guerra d’Etiopia fece inoltre capire a Hitler che avrebbe potuto attuare, senza incontrare particolari ostacoli, la sua linea politica di allargamento verso l’Europa orientale, che in effetti, pur non mancando momenti di alta tensione, sarà coronata da successo fino all’invasione della Polonia. (...). Lo scoppio (della seconda guerra mondiale) fu causato materialmente dall'invasione della Polonia, ma in tale contesto non vanno ignorate le responsabilità in merito dell'Italia, visto che le premesse del conflitto furono poste proprio dall'impresa d'Etiopia." ( da I. Granata Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024. pagg.154-155).
Fondo di provenienza:
9 - Produzioni della Breda per la Cina e doveri di segretezza.
Fondo di provenienza:
10 - L'avv. Cottini nominato nel Consiglio di Amministrazione della Breda.
Fondo di provenienza:
11 - Assunzioni di personale nelle imprese di Sesto.
Fondo di provenienza:
12 - La guerra d'Africa e le promesse di benessere.
"La guerra d'Africa è decisa e il 1935 si apre sul sangue versato dai nostri soldati. Lo storico appello del Partito “Salviano il Paese dalla catastrofe" diffuso a Milano dalla Unità e a mezzo riproduzioni ciclostilate stupirono la popolazione che ne fu grandemente impressionata sia per il numero grandissimo di stampati a sia per il contenuto dell'appello. Tutti i compagni sono in movimento contro la guerra e d’appertutto avvengono riunioni per stabilire linee di condotta. A proposito della guerra d’Africa … la demagogia fascista, che faceva credere alle masse che con l'Abissinia ci sarebbe stato benessere per tutti, riuscì in certo qual modo a far tacere il malcontento popolare…. Numerose le donne in questo stabilimento (Marelli) che si rifiutarono di dare il famoso 'oro alla Patria'". (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 10).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1936
1 - L'oro alla Patria donato dai Sestesi.
Fondo di provenienza:
2 - I sestesi si recano alla Casa del Fascio, a fare dono di oro, argento ed anelli nuziali.
Le donazioni di oro e di argento riportate su Il Popolo di Sesto del 4 gennaio 1936 con indicazione dei donatori, nonché delle relative quantità di metalli preziosi offerti. "Ogni giorno con crescente entusiasmo, i sestesi si recano alla Casa del Fascio, a fare dono di oro, argento ed anelli nuziali."
Fondo di provenienza:
3 - Il contributo di Sesto alla costruzione dell'impero.
"Sesto San Giovanni ha contribuito alla fondazione dell’Impero con l’offerta di 31 chilogrammi di oro, 135 d'argento, quintali 1440 di metalli e con la presenza nei combattimenti in terra d'Africa di 35 legionari, 110 soldati, dei quali 9 si immolarono per la grandezza della Patria. Una medaglia d’oro e tre d'argento alla memoria formano l’albo d'onore del valore dei combattenti sestesi per la fondazione dell’Impero."
Fondo di provenienza:
4 - Ecco perché ci piace Achille Starace.
Visita del Segretario del P.N.F Starace a Sesto. “Ecco perché ci piace Achille Starace e perché le masse operaie — le nostre! — salutano in Lui il camerata, il fratello, il compagno, il padre.”
Fondo di provenienza:
5 - Accoglienza glaciale degli operai sestesi a Starace.
La cronaca della visita di Starace fornita da L’Unità parla di accoglienza glaciale da parte degli operai sestesi: “Quando Starace giunse nell’officina gli operai furono allineati. I gerarchi presenti insistevano perchè si applaudisse e si gridasse, « Ma su, perdio! »...I battimani furono scarsi e fiacchi.”
Così il ricordo di Isidoro Bossi: "Venne Starace e nonostante fossero state bloccate le uscite dagli stabilimenti e gli operai forzatamente incolonnati, la manifestazione fallì quando le numerose colonne si dispersero mancando l'adunata. La stessa organizzazione di base del regime non funziona mai a livello pieno, basti pensare allo ufficio del lavoro diretto da sempre da un certo Tondini, manganellatore emiliano di chiara fama, il quale dovette ben presto adeguarsi alla realtà del paese." (Fondo Isidoro Bossi).
Fondo di provenienza:
6 - Trattenuta nelle paghe degli operai della Falck per ripianare il deficit del Policlinico Comunale.
Fondo di provenienza:
7 - Da Milano a Roma in 6 ore e mezza col nuovo elettrotreno Breda.
“I bolidi ferroviari. Da Milano a Roma in 6 ore e mezza col nuovo elettrotreno Breda.”“Esso si compone di una lunga carrozza articolata in tre elementi congiunti tra loro da soffietti larghi quanto la carrozza stessa, L'elettrotreno è sopportalo da un carrello a ciascuna delle due teste, e da altri due carrelli intermedi che funzionano da congiunzione e da supporto dell'elemento intermedio con gli altri due, da una parte e dall’altra.”
Fondo di provenienza:
“I bolidi ferroviari. Da Milano a Roma in 6 ore e mezza col nuovo elettrotreno Breda” - Il Popolo d’Italia 12 marzo 1936 pag. n.4.
8 - Bilancio della E. Marelli al 31 dicembre 1935.
“Alle difficoltà create dall’ingiustizia e dalle indegne sanzioni applicate da 52 Nazioni al nostro Paese, la Società Marelli ha saputo contrapporre validamente la propria quarantennale Organizzazione commerciale tanto sul mercato interno quanto e più sul mercato esterno. Le prospettive per l'avvenire si presentano confortanti e ciò indipendentemente dalle attuali contingenze.“
Fondo di provenienza:
9 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1935.
“I Vostri stabilimenti sono tutti fervidi di intensa attività: funzionari, impiegati, operai si prodigano tutti con entusiasmo, ansiosi di rendersi degni dei fratelli che sui campi di battaglia dell’Africa Orientale offrono sé stessi per le maggiori fortune d’Italia.”
Fondo di provenienza:
“Società Italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche – Assemblea ordinaria degli azionisti del 31 marzo 1936” Bilancio al 31 dicembre 1935 -- Il Popolo d’Italia 3 aprile 1936 pag. n 6.
10 - Scritte di contestazioni sui muri della Breda.
Fondo di provenienza:
11 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1935.
“L'attività della siderurgia mondiale che, superato il grave ripiegamento del periodo 1930 -1932, cominciò col 1933 a dare i primi segni della ripresa e realizzò, lungo il 1934, un discreto miglioramento, è stata nel 1935 in deciso progresso e determinò anche continui aumenti nei prezzi, specie agli Stati Uniti ed in Inghilterra, dove, in dipendenza di tale andamento e dell'aumentato fabbisogno — specie in Inghilterra — sono andate assegnandosi ingentissime somme al rinnovamento degli impianti. Questi pertanto risulteranno in breve informati a concetti di grandiosità ed avranno un'efficienza corrispondente a produzioni enormi.”
Fondo di provenienza:
12 - Un caduto di Sesto nella guerra d'Africa.
Un caduto milanese durante la guerra dell'Africa Orientale: Il capitano Mario Galli, nato a a Sesto San Giovanni.
Fondo di provenienza:
13 - Donazioni della Falck per la fondazione dell'impero.
"Nuove cospicue offerte al Duce per celebrare la fondazione dell'Impero. 400.000 lire delle Acciaierie e Ferriere Lombarde - 100.000 lire del sen. Falk. "
Fondo di provenienza:
"Nuove cospicue offerte al Duce per celebrare la fondazione dell'Impero."- Il Popolo d’Italia 24 luglio 1936 pag. n.2.
14 - Attività sindacale a Sesto, sindacato fascista e imprenditori a braccetto.
“A oltre 30.000 operai meccanici-metallurgici e siderurgici, presenti nella piazza Petazzi “ il 4 agosto l’on. Pietro Capoferri, segretario generale dei Sindacati fascisti dell’Industria ha evidenziato che “non si può né si deve definire l’accordo come una vittoriosa conquista della organizzazione sindacale: i risultati raggiunti si devono considerare un trionfo del sistema fascista degli istituti che Mussolini ha ideati e potenziati, per realizzare la giustizia nel campo del lavoro …”. “Successivamente ha preso la parola il camerata F. A.. Liverani, in rappresentanza dell’organizzazione industriale della provincia di Milano, il quale, dopo aver espresso all’ on. Capoferri il suo animo grato per averlo voluto associare a questa imponente manifestazione operaia, ha affermato che una constatazione si imponeva senz’altro: i rappresentanti degli industriali sono a fianco dei rappresentanti dei lavoratori a testimoniare lo spirito di cordiale, fattiva collaborazione che ha presieduto alle recenti trattative sindacali.”
Nelle intenzioni di Mussolini il corporativismo era “la panacea per superare definitivamente la lotta millenaria fra capitale e lavoro e uscire dalla crisi mondiale avviando la creazione di una nuova società sotto il segno del littorio.” (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 989).
“Risultava inoltre difficile alle masse operaie considerare gli istituti creati dal fascismo ‘come strumenti attraverso i quali queste masse migliorano il loro livello di vita’ come voleva il duce, né l’operaio e il lavoratore della terra poteva dire a se stesso e dire ai suoi: 'se io oggi sto effettivamente meglio, lo si deve agli istituti che la rivoluzione fascista ha creati’, se da quasi sette anni i lavoratori subivano ripetute decurtazioni del salario, e centinaia di migliaia di loro, fino a superare il milione, pativano la disoccupazione o la sottoccupazione con salari da fame. Dopo le decurtazioni di salari e stipendi imposte fra il 1927 e il 1930, il 26 aprile 1934 fu decisa una ulteriore decurtazione del 7% degli stipendi agli impiegati.” (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 986).
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15 - Il "fondatore dell'Impero" in visita a Sesto.
La cronaca della visita a Sesto di Mussolini, "fondatore dell'Impero". “Il regime volle rappresentare la guerra d’Etiopia facendo appello non solo alla patria ed alla nazione proletaria, ma soprattutto al fascismo: non era una guerra coloniale, era la prima guerra fascista, la conquista di un impero come prosecuzione della rivoluzione fascista. (…) L’ identificazione di Mussolini con il popolo italiano o, per meglio dire, l’identificazione del popolo italiano con il duce – padre, capo e condottiero di tutti gli italiani, fusi e confusi nella sua persona – fu esaltata dalla propaganda in parole, e soprattutto in immagini, più di quanto non fosse avvenuto in passato.” (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag 1069 - 1072).
E' doveroso ricordare che “Nel 1936 in Etiopia vengono impiegati gas asfissianti contro villaggi indifesi, su espresso ordine di Mussolini" (da M.Flores - G.Gozzini Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p.88 che fa riferimento al telegramma in data 5 giugno 1936 riprodotto nel testo di “A. Del Boca “I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia” Ed. Riuniti 1996, pag, 162).
L'impero proclamato ai primi di maggio 1936 cadrà cinque anni dopo, il 6 aprile 1941, quando l'esercito inglese occuperà Addis Abeba, la capitale dell'Etiopia.
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16 -"Indescrivibili manifestazioni operaie per il Duce negli stabilimenti industriali." - Il "mito" di Mussolini.
"Indescrivibili manifestazioni operaie per il Duce negli stabilimenti industriali".
Al di là delle esagerazioni propagandistiche, come può essere spiegato il "mito" di Mussolini?
“Non nel partito, dunque, ma nello Stato il fascismo si doveva, secondo questa logica, gradualmente identificare, sino a pervenire ad una fascistizzazione dello Stato stesso e della società. In un certo senso tale identificazione, tale processo di fascistizzazione avrebbe trovato il proprio strumento visibile nella figura stessa di Mussolini, del Duce, chiamato a compiere quell’azione di mediazione tra le varie componenti del regime svolta (e il riferimento è ancora alle esperienze sovietica e nazionalsocialista) dal partito-Stato. Un’azione mediatrice che mirò a rafforzare il regime (magari anche con l’intento di diminuire le prerogative della monarchia) o a impedirne il logoramento e che fu resa possibile anche dal particolare rapporto, creato e alimentato dalla macchina della propaganda, fra Mussolini e il popolo italiano. Si può dire che questo rapporto – meglio noto come il ‘mito’ di Mussolini - fu, sin dall’inizio, l’unico legame fra l’opinione pubblica e il sistema, mentre il fascismo, e in particolare i suoi esponenti, non avrebbero retto troppo a lungo, attirandosi critiche e malumori crescenti, celati dietro il mormorio, lo scontento, la delusione, la battuta sarcastica, a volte la semplice barzelletta. Il ‘mito’ di Mussolini invece resse almeno sino alla guerra e, in qualche caso, anche di fronte ai primi rovesci militari, pur attenuandosi sensibilmente (…). (da R. De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori 2001, pagg. 42-43).
“Ai fini della comprensione dell’adesione generale al fascismo, il ‘mito’ di Mussolini ha sicuramente un ruolo importante, perché in effetti la popolazione diede il suo consenso al duce più che al fascismo. (…) il mito non attecchì nei 'ceti operai e contadini, che avevano subito il terrorismo squadrista ed erano più saldamente legati alla tradizione socialista e sovversiva’, ma ‘ a livello di ceti popolari più umili, privi di qualsiasi tradizione laica o politica, e non direttamente colpiti dalla violenza dello squadrismo e dall’azione repressiva del regime, il mito di Mussolini poté nutrirsi mettendo radici in un cultura antropologica fortemente condizionata da sentimenti religiosi, traendo elementi dalla tradizione cristiana popolare’. Esso quindi ‘divenne oggetto di un culto devoto e superstizioso, circondato da un’attesa miracolistica’ che verrà meno sono con l’entrata in guerra dell’Italia.” (Da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pagg. 132-133).
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17 - Licenziamenti e assunzioni alla Breda.
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18 - "Perdite dolorose per le nostre organizzazioni" e partecipazione dei sestesi alle Brigate Internazionali in Spagna.
"1936 guerra di Spagna. Da notare la grande attività svolta dalla compagna Rina Marucchi la quale funzionando da corriere con la Centrale del Partito sapeva poi far mettere in pratica al cento per cento, le direttive ricevute, come per esempio il lavoro per la raccolta di fedi d'oro, indumenti, somme in danaro pro combattenti rossi. Il sindacato fascista di Sesto fu costretto allo scopo di placare gli animi di indire una riunione alla Grotta Azzurra con l'intervento di Cianetti e Capoferri. L'abile lavoro dei compagni riesce a portare alla riunione la maggioranza di antifascisti i quali attraverso numerosi interventi tutti bene impostati riescono dare scacco alla demagogia dei gerarca e metterli in tale imbarazzo che sono costretti per salvare la faccia al governo a scaricare la colpa del cattivo andamento economico sugli esosi capitalisti”. "Perdite dolorose per le nostre organizzazioni, gli arresti di alcuni compagni e specialmente quelle dei funzionari Invernizzi Gaetano e Vera Ciceri, seguiti dopo qualche mese da quelli dei funzionari Manetti, Martirini Primo e moglie." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 11-12).
"Intanto la aggressione fascista alla Spagna Repubblicana aveva sollevato fra i lavoratori un profondo sdegno e nello stesso tempo un sentimento di solidarietà verso il popolo spagnolo. Generoso, anche se forzatamente modesto, fu il contributo alla causa repubblicana; il "Soccorso Rosso" indisse una raccolta di fondi destinati esplicitamente alla Spagna e di fedi matrimoniali donate dai militanti antifascisti. Ma il contributo di Sesto San Giovanni fu anche contributo di combattenti; un gruppo di operai delle fabbriche espatriati clandestinamente, combatterono in Spagna nelle file delle Brigate Internazionali. Si lottava però anche nelle fabbriche per la causa spagnola: bombe d’aereo, destinate a colpire i repubblicani spagnoli venivano sabotate e rese innocue da operai della III° Sezione Breda." (Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 10).
Dal medesimo testo redatto dal Comune di Sesto San Giovanni negli Anni Settanta (a pag. 46) risulta che è il 6 settembre 1938 è morto combattendo sull'Ebro per la Repubblica di Spagna l'operaio della Pirelli Viganò Luigi.
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Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1937
1 - "La collaborazione fra chi lavora e chi dà lavoro, fra chi dà le braccia e chi dà il cervello ... ", alla Breda.
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2 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1936.
“Intenso lavoro per l’apprestamento di mezzi alle Forze Armate di terra, del mare e dell'aria e non meno intenso lavoro per lo sviluppo economico della Nazione… E infatti, accanto alle mitragliatrici di ogni calibro, agli aeroplani dei tipi più moderni sono uscite dalle nostre officine in copia poche volte raggiunta in passato, macchinari potenti per le industrie basilari dell’economia nazionale, caldaie e macchine elettriche, ferri comuni e acciai speciali, macchine agrarie, locomotive potentissime, automotrici leggiere con propulsione di motori a combustione interna e i rapidissimi elettrotreni che rappresentano l'ultima parola nella tecnica dei trasporti su rotaia.”
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3 - "Il fascismo è regime di popolo."
“Il Fascismo è regime di popolo.” Da C. Giorgi – I Pavan, Storia dello Stato sociale in Italia, Il Mulino, 2021:"Il pIatto di lenticchie delle politiche sociali (dopolavoro, assicurazioni, alloggi popolari, bonifiche) è offerto solo a fronte della primogenitura del regime: i cittadini devono essere i suoi servi-soldati. “
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4 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1936.
“Occorre inoltre intensificare gli sforzi diretti a curare il lato 'qualitativo' della produzione. A tale scopo stiamo ultimando un nuovo, vasto fabbricato per la nostra sezione 'Studi e Ricerche', munito di una ampia e modernissima attrezzatura”.
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5 -La Parrocchia Santo Stefano e don Enrico Mapelli.
“Il nostro popolo ha dimostrato di aver custodito con scrupolosa delicatezza il prezioso retaggio dei padri con manifestazioni degne delle avite tradizioni”.
Nell'articolo allegato viene riportata la cronaca delle cerimonie di consacrazione delle campane della Chiesa Parrocchiale S. Stefano ad opera dell'Arcivescovo A.I.Schuster alla presenza del Podestà Dorici e del rappresentante del Fascio, Marchesi e di una grande folla.
A livello nazionale, i rapporti del fascismo con la Chiesa Cattolica e con i cattolici in generale fecero registrare fasi alterne: "Nessuna traccia di cristianesimo e di cattolicesimo vi era nella mentalità e nella cultura del duce e degli altri capi del fascismo. Mussolini continuò a proclamarsi anticristiano inneggiando alla modernità pagana, fino alla fine del 1919.(...)" Poi Mussolini " rinnegò il suo anticristianesimo giovanile ed esaltò la tradizione latina ed imperiale di Roma che, disse, oggi è rappresentata dal cattolicesimo." (...) L'istituzione del 1926 dell' Opera Nazionale Balilla per l'educazione fisica e morale della gioventù "preludeva allo scioglimento di tutte le altre organizzazioni giovanili, comprese quelle cattoliche che non avessero scopi esclusivamente religiosi.”.(….). Il papa si trovava in una condizione di difensiva nei confronti del duce, trattandosi del capo di un regime che non esitava a ricorrere alla violenza, all’inganno e ad ogni mezzo persino criminoso per conseguire i suoi fini, infierendo sui cattolici, laici e religiosi, quando lo riteneva utile. Agli accordi lateranensi ( dell' 11 febbraio 1929) seguirono il 24 marzo le elezioni plebiscitarie per la nuova Camera integralmente fascista, che si svolsero con un largo sostegno del clero a favore del regime. (…). Mussolini alla Camera il 13 maggio esaltò “ l’intransigenza dello Stato totalitario, che rivendicava il monopolio dell’educazione delle nuove generazioni." (da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pagg. 618-639).
“La soddisfazione della Chiesa per i risultati raggiunti con i Patti Lateranensi venne espressa il 13 febbraio (1929) da Pio XI in termini che indicavano l’ampiezza dell’appoggio dato dalla Chiesa al regime fascista. Egli disse parlando delle trattative e del loro esito: ‘(…) Siamo stati anche dall’altra parte (il governo) nobilmente assecondati. E forse ci voleva un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale (...).’ E proseguiva affermando che con il concordato erano stati restituiti ‘ Dio all’Italia e l’Italia a Dio’. Così, dopo di allora, Mussolini sarebbe diventato agli occhi degli italiani, per indicazione papale, ‘ l’uomo della Provvidenza’." (M.L. Salvadori Storia dell'età contemporanea Loescher 1993 vol II pag. 716).
“Per il periodo 1929-1936 (ma anche per il successivo, dato che la crisi del 1938 non fu connessa solo all’adozione da parte del fascismo della politica razziale, ma anche e ancor prima al riprendere quota della Gioventù di Azione Cattolica) è chiaro che la crisi del 1931 con la S. Sede per l’Azione Cattolica fu determinata dalla necessità per il fascismo di non farsi sfuggire il monopolio della formazione della gioventù e, in via subordinata, di ridimensionare in qualche misura le conseguenze politiche della Conciliazione, ora che questa, per un verso, aveva per esso perso di importanza (dato che gran parte dei cattolici erano ormai stati stabilmente integrati nel regime) e, per altro verso, sembrava a Mussolini meno importante, dopo che gli avvenimenti spagnoli sfociati nella caduta della monarchia lo avevano convinto che in realtà l’appoggio della Chiesa non costituiva di per sé un fattore decisivo del consenso e che non si poteva fare in ogni modo affidamento sicuro su di essa.“ ( da R. De Felice, Fascismo, Luni Editrice 1998, pag. 66).
Per quanto riguarda Sesto San Giovanni, già dall'inizio degli anni trenta, "la Parrocchia di Santo Stefano … si mostra particolarmente attiva – seppure, come ovvio, in forma clandestina – sul fronte dell’antifascismo. Spesso in quei periodi avvenivano riunioni per l’ascolto delle conferenze, quasi sempre tenute da Piero Malvestiti, esponente della formazione cattolica clandestina detta “Movimento neo-guelfo”, nata a Milano intorno alla fine degli anni ’20, che annoverava tra le sue file anche l’industriale Enrico Falck. Il Prevosto don Enrico Mapelli non solo appoggia, ma favorisce tale attività, organizzando in prima persona le conferenze e mantenendo i contatti con antifascisti aderenti all’ex Partito Popolare." (Da https://it.wikisource.org/wiki/Le_lapidi_di_Sesto_San_Giovanni “le lapidi di Sesto San Giovanni”).
Maggiori informazioni sulla attività di Don Enrico Mapelli nella sezione di questo sito “Donne e Uomini per la libertà”. "Quando nei primissimi giorni dell'anno 1933 l'OVRA procedette all'arresto di numerosi antifascisti provenienti dagli ambienti sociali più diversi (...) colpì con particolare vigore i pionieri di una risorgente attività democratico-cattolica che avevano dato vita al Movimento 'neo-guelfo' e ne avevano diffuso la stampa clandestina...." Condannato dal Tribunale Speciale, "Pietro Malvestiti ... nel carcere giudiziario di Livorno ... ebbe un affrettato incontro con Umberto Terracini, il famoso dirigente del Partito Comunista Italiano ..." che poi scrisse: ' Da quel momento io mi ero affezionato a lui e lui a me. E così è ancora oggi ..." (da G. Ferro, Milano capitale dell' Antifascismo. Mursia 1985 pagg. 118-121).
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6 - 350 alloggi al Quartiere Luigi Razza.
"Per gli operai di Sesto San Giovanni i 350 alloggi del Quartiere Luigi Razza pronti per essere abitati. In Sesto San Giovanni ... il nuovo quartiere "Luigi Razza", costituito da un vastissimo lotto di case popolari che sorgono in un terreno donato al Comune dalla Società Breda, per solennizzare il cinquantenario di fondazione della ditta, e realizzate per l'intervento personale del Duce che ha assegnato per queste case popolari una somma cospicua."
Fondo di provenienza:
7 - "Gli sviluppi di Sesto San Giovanni. Dalla piccola borgata al grande centro industriale."
"Gli sviluppi di Sesto San Giovanni. Dalla piccola borgata al grande centro industriale." L'articolo riporta gli interventi realizzati negli ultimi due anni dal Comune di Sesto San Giovanni "al fine di poter eliminare i numerosissimi inconvenienti che una volta deliziavano la cittadina."
Fondo di provenienza:
8 - "Oggi Sesto San Giovanni conta 1817 iscritti al Fascio di Combattimento ..."
"Oggi Sesto San Giovanni conta 1817 iscritti al Fascio di Combattimento, 547 Donne fasciste, 280 Giovani fasciste, 120 Massaie rurali, 550 Giovani fascisti, 3890 inscritti all’O.N. B., circa 20.000 dopolavoristi raccolti in Dopolavaro aziendali, bocciofili e sportivi e nel Dopolavoro comunale."
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9 - I caduti in Spagna a fianco delle truppe del generale Franco.
"I caduti in Spagna - Enrico Giacchetti" "Nella notte del 24 agosto scorso ha trovata eroica morte nel cielo di Spagna il camerata Enrico Giacchetti. Era nato a Gorla Minore nel 1911, e s'era trasferito giovanissimo a Sesto S. Giovanni. (…) Dopo il rito religioso i partecipanti alla mesta cerimonia si sono portati al Monumento del Caduti, ove dopo l'appello fascista, è stata deposta una corona di fiori."
Fondo di provenienza:
10 - “Medioevo edilizio a Villa Gatti... abitazioni che nulla hanno di abitabile...""
“Medioevo edilizio a Villa Gatti” “Chi può se ne va, ma non è giusto che chi deve restare perché addetto alla lavorazione agricola sia obbligato a marcire colla propria famiglia in abitazioni che nulla hanno di abitabile e dove la ristrettezza impone la promiscuità più ripugnante. I casi in cui 5,6 e anche 8 persone devono dormire nello stesso locale sono tutt’altro che rari.”
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11 - La Breda costretta al riconoscimento delle malattie professionali.
"Pure nel 1937 si definisce vittoriosamente una azione impostata nella Breda dal nostro organismo legale riguardante il riconoscimento delle malattie professionali, ed infatti agli aventi diritto vengono corrisposte delle somme in denaro che vengono conteggiate partendo dal 1934 sotto forma di arretrati."
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1938
1 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1937.
“ L’industria siderurgica italiana si svolse, anche durante il 1937, secondo le direttive del Ministero per gli Scambi e le Valute e del Commissariato Generale per le Fabbricazioni di Guerra. La produzione della ghisa e dell’acciaio ebbe, tra noi, un lieve incremento.”
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2 - I grandi profitti della Breda e della Pirelli e le drammatiche condizioni di lavoro nelle fabbriche di Sesto: "è l'inferno degli uomini".
I grandi profitti della Breda e della Pirelli "per effetto della politica hitleriana di Mussolini e della autarchia. La politica hitleriana di Mussolini, che significa miseria per i lavoratori e per tutte le masse popolari, costituisce evidentemente il regime ideale per i grandi capitalisti profittatori", così denuncia dalla clandestinità L'Unità.
Le drammatiche condizioni di lavoro nelle fabbriche di Sesto sono in quegli anni sono ricordate dal sestese Isidoro Bossi nelle sue memorie:
"Nel marzo del '38 entro come apprendista nel laboratorio chimico dell'OSVA. … Il contatto con gli operai dentro la fabbrica fu per me quattordicenne una esperienza indimenticabile, la realtà diversissima di quella condizione era al di là di ogni pur vivida immaginazione. La torneria con le macchine allineate nel reparto buio e polveroso, macchine antiquate tutte collegate insieme a tramogge aeree sempre in rumoroso movimento, il cottimo, il sistema "Bedò" spietato, inumano, che non lasciava all'operatore nemmeno il tempo per i bisogni corporali, il rumore assordante e continuo delle punte che mordevano velocemente il metallo caldo e fumante, olio dappertutto, fumo, truciolo contorto, tagliente e rovente che il manovale affaticato trasporta in continuazione. Sopra tuto questo, incombente, irridente, beffardo, lo scagnozzo, il ruffiano in colletto duro e cravatta dietro il trasparente della cabina che domina il reparto, lunga mano del padrone che punisce, reprime o premia il "Bedò" (marcatempo), più spietato o più vile. Nessuno può muoversi dal proprio posto senza la marchetta da appuntare sul bavero della tuta, che lo scagnozzo distribuisce secondo il suo giudizio, marcando l'ora della consegna per controllare il tempo di assenza. Per i viali, ai gabinetti, dappertutto, la presenza asfissiante della guardia sempre pronta a punire: multa la prima volta, sospensione di 3 giorni la seconda; licenziamento in tronco la terza mancanza. Nessun diritto di appello, nessuna garanzia, nessuna difesa sindacale. Chi è licenziato è bollato e nessuna altra ditta lo assumerà. La disperazione è negli occhi di tutti, la stanchezza è infinita, 48 ore. Chi fa l'orario normale ha un'ora di tempo, c'é chi può recarsi a casa, ma c'é chi abitando distante pranza sul marciapiede, pane e "bologna", qualche pezzo di quartirolo. Gli affitti sono carissimi, un modestissimo appartamento in ringhiera coi servizi in comune costa più di 1/3 dello stipendio. Questa è la vita del privilegiato, del tornitore, dello specialista che ha cognizioni tecniche avanzate e capacità manuali notevoli. La maggioranza è costituita da bassa manovalanza di origine contadina, proveniente dalla media Brianza e dalle valli bergamasche. Sono fonditori, sbavatori, laminatori, trancisti, smaltatori, il loro ambiente di lavoro è l'inferno degli uomini, Nulla si spende in quella bolgia per la salute dell'uomo, tutto è in funzione della produzione e del profitto, La silicosi, la tubercolosi mietono numerosissime vittime. La stessa polmonite, malattia banale anche per quei tempi data la scoperta dei sulfamidici, miete ad ogni inverno numerosissime vittime perché colpisce individui debilitati dalla denutrizione, dalla fatica fisica e dall'alcolismo molto diffus(o).” In seguito, Bossi lavora alla Falck, dopo essere stato licenziato dalla OSVA per motivi politici: "Qui ormai sono allo sbaraglio ho scritto in fronte la mia convinzione politica, sono sbattuto al laboratorio chimico della fonderia il cui capo è un certo Balbo nota spia dell'OVRA, parente del quadrumviro, la vita é un inferno ma mi conforta la calda ed affettuosa solidarietà degli antifascisti qui molto numerosi, Bergomi, socialista, capo forno al 1°, Angelo Bertagna, fonditore, Seveso attivista del PCI. Levi del PCI che verrà poi fucilato nel 1944 in piazza IV Novembre. Qui la vita è durissima - 12-13 ore al giorno, ma almeno si lotta strenuamente nessuno dei capi fascisti o delle spie osa colpire, hanno paura della ritorsione, infatti riusciamo a far credere loro che dietro di noi agisce un forte apparato antifascista, per nostra fortuna qualcuno dei ruffiani più in vista è rimasto vittima di infortuni apparentemente inspiegabili e ciò fa loro credere che siamo in grado di punire i traditori." (Fondo Isidoro Bossi). E' possibile avere maggiori informazioni su Isidoro Bossi nella sezione "Donne e Uomini per la Libertà".
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3 - Camice nere e antifascisti di Sesto combattenti in Spagna.
"Lo scoppio della ribellione militare in Spagna pose immediatamente le potenze di fronte alla questione dell'atteggiamento da prendere. (…) Mussolini fece intervenire in Spagna, sotto l'etichetta di ' volontari' (ma in realtà si trattava di formazioni regolari), circa 50.000 uomini, quasi 800 aerei, circa 2.000 cannoni, quasi 8.000 mezzi, oltre 90 unità della marina" a sostegno delle truppe nazionaliste contrarie al legittimo governo comandate dal generale Franco "destinato a diventare il capo del 'fascismo' spagnolo " (M.L. Salvadori Storia dell'età contemporanea Loescher 1993 vol II pag.828).
“Oltretutto Franco volle insistere proprio sul tasto della ‘crociata antibolscevica’ dal momento che aveva ormai contro non solo la Spagna rossa, ma l’URSS. (…) Sul fronte interno, pressioni per un più diretto impegno italiano nella guerra civile spagnola vennero da parte del clero cattolico, dei gruppi fascisti moderati vicini alla Chiesa, del Partito Nazionale Fascista e della Milizia.” (da R. De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori 2001, pag. 73).
Anche "volontari" sestesi parteciparono alla guerra civile spagnola a fianco delle truppe fasciste spagnole e nell'articolo allegato sono riportate alcune loro lettere.
Altri sestesi o lavoratori delle imprese sestesi parteciparono alla guerra di Spagna combattendo sul fronte opposto in soccorso dei repubblicani spagnoli e, tra essi, l'operaio della Breda Mario Todeschi ed il fattorino, impiegato, muratore Sangiorgio Mario nato nel 1897 a Sesto S.Giovanni (di entrambi sono presenti informazioni biografiche nella sezione di questo sito "Donne e uomini per la libertà".
"L'esperienza della Spagna è per l'antifascismo italiano fruttuosa anche dal punto di vista propagandistico. (...) Il tema della lotta per la libertà in Spagna (...) apre infatti interrogativi e dibattito anche tra i giovani nativi del fascismo, educati al 'credere, obbedire, combattere' mussoliniano e arruolati fin da piccoli nelle varie formazioni paramilitari messe in piedi dal regime, dai balilla ai Guf (...). Quello che accade in Spagna costituisce per loro la molla per avviare un ripensamento delle proprie convinzioni ideologiche (...) che poi li porterà ad una scelta antifascista, da Pietro Ingrao a Romano Bilenchi, e poi Vasto Pratolini, Mario Alicata, Antonio Amendola, Paolo Bufalini, Antonio Giolitti, Renato Guttuso, Libero Biageretti, Lucio Lombardo Radice, Carlo Bo, Gian Franco Corsini, Mario Luzi, Oreste Macrì, Bruno Becchi, Renzo Grazzini, Aldo Natoli e altri. Emblematico il percorso dello scrittore siciliano Elio Vittorini (...).I dubbi di Vittorini riguardano infatti tanti altri giovani".. (M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. Il Mulino. pagg. n.291-293).
"La famosissima parola d'ordine coniata con tanta preveggenza politica da Carlo Roselli: 'Oggi siamo in Spagna, domani in Italia' , fece battere i cuori di tutti i militanti antifascisti. Molti giovani partivano dalle località più diverse per raggiungere clandestinamente la Spagna ed arruolarsi nelle formazioni di combattimento. Là dove si combatte per la Libertà, là è la mia patria." (da G. Ferro, Milano capitale dell'antifascismo, Mursia 1985 pagg. 118-121).
Con la guerra di Spagna inizia la crisi del consenso per il regime fascista.
Fondo di provenienza:
“Dalle camicie nere sestesi combattenti in Spagna” - Il Popolo di Sesto - giugno 1938 (da Il Novecento a Sesto San Giovanni Vol. II Ediz. Pezzini)
4 - Una lettera anonima sulla situazione politica nella Breda.
Una lettera anonima, senza data, riferibile agli Anni Trenta, illustra la situazione politica all'interno della Breda ed asserisce che vi sarebbe la presenza in azienda di dirigenti insensibili ad ogni considerazione di favore per i lavoratori fascisti "da sistemare".
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5 - Le leggi razziste.
Entrano in vigore le leggi razziste. Il "Popolo di Sesto" ne riporta la notizia.
“Una campagna antisemita, col pretesto di attaccare gli ebrei sionisti accusandoli di volere una propria patria in Palestina, e quindi di non essere fedeli all’Italia, era in corso in Italia dal 1934 da parte di alcuni giornali come “Il Tevere”, diretto dall’antisemita Telesio Interlandi e ispirato dal duce, ‘Il Regime Fascista’ di Farinacci, e soprattutto ‘La Vita Italiana’ di Giovanni Preziosi, il più fanaticamente antisemita fra i fascisti anche prima del fascismo. (…) La campagna antisemita iniziò ufficialmente il 14 luglio 1938 con la pubblicazione su ‘Il Giornale d’Italia’ di un manifesto del razzismo italiano compilato da un gruppo di sedicenti scienziati, ma non firmato… Il 5 agosto 1938 iniziò le pubblicazioni, sotto la direzione di Interlandi, il quindicinale ‘La difesa della razza’, rivista del razzismo antiafricano e antisemita, oscenamente illustrata con immagini di deformazione e degradazioni a forme subumane di ebrei e neri, spesso associati, per stridente contrapposizione, alle immagini di perfetta armonia dell’uomo ariano della statuaria greca, romana e rinascimentale.(...) Vari giornalisti si dedicarono a setacciare dagli scritti e dai discorsi di Mussolini tutte le citazioni utili a dimostrare che era stato sempre razzista e antisemita, e che pertanto in nulla era stato influenzato dal razzismo antisemita del nazismo.”(da E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pagg. n.1117-1119).
“Le leggi razziste, in altre parole, non sono un “errore” del regime fascista, non sono un pegno pagato all’alleanza militare con Hitler, sono l’evoluzione di un razzismo coloniale pienamente e autonomamente sviluppato.” (da M.Flores - G.Gozzini Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p.91).
Mussolini in persona nel discorso tenuto a Trieste il 18 settembre 1938 Mussolini rivendica esplicitamente la natura razzista del suo regime sin dalle origini. (htps://www.archivioluce.com/il-discorso-di-trieste/).
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6 - Modello di certificato comunale sulla appartenenza alla "razza ebraica".
Certificazione del Comune di Sesto San Giovanni in ordine alla appartenenza o meno alla "razza ebraica".
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7 - Visita a Sesto di Starace.
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8 - Le attività del "Soccorso Rosso" a Sesto San Giovanni.
"Per natale 1937 e per Pasqua 1938 il Soccorso Rosso riesce ad inviare nelle carceri numerosi pacchi e ad aiutare convenientemente le famiglie della vittime politiche."
“Il Patto di Monaco del 1938 non trova impreparate le nostre organizzazioni che denunciano quel patto come patto di guerra … sono perfino utilizzate delle biciclette con gomme speciali sulle quali erano incise le parole d'ordine, e che bagnate con inchiostro stampa si riproducevano sugli asfalti dalle strade e sui marciapiedi. Si scriveva con catrame sui muri perfino della stessa sede dal fascio e accanto alle Caserme dei carabinieri.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 13).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1939
1 - Drammatiche condizioni abitative.
Dati sulle drammatiche condizioni abitative a Sesto San Giovanni nel 1939-1940.
Fondo di provenienza:
2 - Welfare aziendale e case per operai e maestranze.
"Welfare aziendale e case per operai e maestranze a Sesto San Giovanni" di Giorgio De Vecchi
Fondo di provenienza:
3 - La politica della casa per i dipendenti della Breda.
Fondo di provenienza:
4 - Esperimenti di difesa antiaerea a Sesto.
Gli esperimenti di difesa antiaerea. Cinquanta minuti al buio in assetto di guerra. Alle ‘ore 13 le sirene di Sesto San Giovanni hanno dato l’allarme. L’incursione nemica è durata circa mezz'ora; le squadre di soccorso dovettero accorrere in vari punti, segnatamente allo stabilimento della Falck particolarmente bersagliato e ricercato dall’aviazione nemica.”
Fondo di provenienza:
5 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1938.
“L'esercizio 1938 segna un altro notevole progresso nell’attività della vostra Azienda. La più elevata produzione conseguita nell’esercizio e che in maggiore o minore misura interessa tutti i rami dell’attività sociale, è frutto delle integrazioni e degli aumenti degli impianti.”
Fondo di provenienza:
“Società Italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche – Assemblea ordinaria degli azionisti del 29 marzo 1939- anno XVII” - Il Popolo d’Italia 30 marzo 1939 pag. n 4.
6 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1938.
“Nell'’anno 1938 l’attività dell'industria siderurgica, nel mondo, non ebbe un ulteriore incremento, ma anzi una sensibile diminuzione.”
Fondo di provenienza:
7 - "Un'altra grossa retata di compagni traditi ..."
"Nel febbraio e marzo 1939 si deve annoverare al nostro passivo un'altra grossa retata di compagni traditi da Elli della Breda. Più di 80 compagni vengono arrestati, 21 dei quali saranno deferiti al Tribunale Speciale. In seguito a questo durissimo colpo quasi tutta l'organizzazione di Sesto viene distrutta, ma passato il primo momento di smarrimento il vitalissimo organismo del proletariato rigenera altre forze in sostituzione di quelle messe fuori combattimento e riprende ad agire con più forme di prima." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1943” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 14).
Fondo di provenienza:
8 - Inizia la seconda guerra mondiale.
Fondo di provenienza:
9 - "L'Italia con le armi al piede in attesa degli sviluppi della situazione"
2 settembre 1939: "L'Italia con le armi al piede in attesa degli sviluppi della situazione ".
"Il Fuhrer ha diretto al Duce il seguente telegramma: Duce, Vi ringrazio nel modo più cordiale per l’aiuto diplomatico e politico che avete ultimamente accordato alla Germania ed al suo buon diritto. Sono persuaso di poter adempiere con le forze militari della Germania il compito assegnatoci. Credo perciò di non aver bisogno in queste circostanze dell’aiuto militare italiano. Vi ringrazio, Duce, anche per tutto ciò che Voi farete in futuro per la causa comune del Fascismo e del Nazionalsocialismo. ADOLFO HITLER".
Fondo di provenienza:
1940
1 - Bilancio della Marelli al 31 dicembre 1939.
Viena approvato il bilancio al 31 dicembre 1939 della Ercole Marelli con distribuzione di utili. Inoltre, "seguendo anche Superiori Direttive intese a meglio potenziare l’Industria Italiana Elettromeccanica in modo da soddisfare autarchicamente in ogni sua più svariata applicazione tutti i bisogni del nostro Paese", l' Assemblea decide di avviare un accordo con uno dei importanti gruppi industriali italiani" per raggiungere sopra tutto il maggiore progresso tecnico e sviluppare una maggiore e azione di esportazione."
Fondo di provenienza:
2 - Approvazione del bilancio della Falck al 31 dicembre 1939.
L’ Italia non è ancora entrata in guerra ed ha adottato la formula della “non belligeranza armata”: il conflitto mondiale scoppiato nel settembre 1939 ha fatto incrementare nelle siderurgie dei principali Paesi del mondo di circa il 25 per cento la produzione complessiva dl acciaio e del 28 quella della ghisa, secondo quanto dichiarato dall’ Ing. Falck nella assemblea annuale della Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck.
Fondo di provenienza:
3 - "Popolo italiano corri alle armi. " L' Italia entra in guerra.
“… si giunse così al pomeriggio del 10 giugno. Alle 16,30 di quel giorno, a palazzo Chigi, il ministro degli Esteri Ciano, in divisa di ufficiale dell’aereonautica, avrebbe consegnato agli ambasciatori di Francia e Inghilterra, Francois-Poncet e Loraine, la dichiarazione di guerra. Un’ora e mezzo più tardi, affacciandosi al balcone di piazza Venezia, Mussolini avrebbe annunciato ai romani, e via radio a tutti gli italiani, l’avvenuta dichiarazione di guerra dell’Italia ‘proletaria e fascista’ contro le ‘democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente.” (da R. De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori 2001, pag. 102). “
Dopo la ‘riconquista’ del territorio libico, a partire dall’ottobre 1935 Mussolini schiera l’Italia in guerra, in una ininterrotta sequela di aggressioni: Etiopia (ottobre 1935), Repubblica di Spagna (dicembre 1936), Albania (1939), Francia (10 giugno 1940), Grecia (28 ottobre 1940). L’entrata in guerra del 10 giugno 1940, insomma, non derivò da un errore di valutazione ma costituì lo sbocco logico e inevitabile del fascismo (ciò risulta incomprensibile alle anime candide, convinte che, se il duce avesse mantenuto l’Italia neutrale, tutto sarebbe andato al meglio). Il punto in cui – dal 1914 al 1945 – Mussolini rimase assolutamente coerente è proprio la guerra: la esaltò e la praticò con i risultati che si sono visti”. (da M. Franzinelli, Il fascismo è finito il 25 aprile 1945.Feltrinelli, 2022, pag. 6).
Fondo di provenienza:
4 - La guerra peggiora la situazione alimentare della popolazione.
A partire dall’entrata in guerra, anche le condizioni di vita della popolazione di Sesto San Giovanni progressivamente peggiorarono, come per il resto del Paese.
Ai già drammatici problemi di sovrappopolazione e di conseguente pressione alimentare dovuti alla immigrazione per motivi di lavoro nelle industrie locali si aggiunse anche a Sesto “un progressivo e costante peggioramento della situazione alimentare” aggravata dal fatto che, a differenza delle realtà comunali circostanti, si è in presenza di una “popolazione eminentemente operaia di oltre 40.000 persone, la maggior parte dei quali è occupata in lavori pesanti dell’industria di guerra”. Alla popolazione residente, occorre inoltre aggiungere le necessità alimentari della massa dei “10.000 e più operai che giornalmente arrivano a Sesto dalle zone vicine per ragioni di lavoro”. Le assegnazioni della farina per panificazioni fatte per la popolazione sestese (anche a causa di ritardi e mancati arrivi di forniture) si dimostra insufficiente per soddisfare le esigenze dei negozi cittadini e delle mense aziendali.
“Ma il colpo più duro, anche dal punto di vista del morale, fu nell’ottobre del 1941, il razionamento del pane”, l’alimento fondamentale, con la successiva ulteriore riduzione della razione da “200 a 150 grammi giornalieri” pro-capite, con razioni supplementari agli operai “di 100 grammi, e di 200 agli addetti a lavori pesanti” e, dall’ottobre 1942, anche per il solo periodo invernale “per i ragazzi dai 9 ai 18 anni e per i lavoratori da 150 a 200 grammi, aumento però del tutto insufficiente.” (…) “I segni del deterioramento del sistema conobbero di fatto tre fasi successive, che finirono comunque per sovrapporsi: la riduzione delle razioni alimentari, la sostituzione di prodotti qualitativamente buoni con quelli scadenti e infine la mancata consegna, sempre più frequente, delle razioni”, con conseguente diffusione a macchia d’olio del “mercato parallelo, clandestino, il mercato nero”, connotato dalla “divaricazione ragguardevole fra prezzi ufficiali dei diversi generi alimentari, e i loro prezzi ‘clandestini’, che di fatto diventavano i prezzi reali dei prodotti… 4 o 5 volte più del prezzo del calmiere ”producendo illegalità, infrazioni e furbizie".
Oltre ai problemi alimentari, vi erano quelli del riscaldamento delle abitazioni, delle fabbriche, degli uffici e delle scuole per assenza di carbone e legna da ardere e quelli relativi alle condizioni abitative per l’aumento delle presenze spesso non registrate nell’anagrafe comunale (“nel periodo della guerra etiopica alcuni stabilimenti hanno quasi raddoppiato la propria maestranza”.)
Dall’articolo "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1943” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 da pag. 490-502.
Fondo di provenienza:
5 - Iniziano i bombardamenti.
Bombardamenti su Sesto. "In Italia sono stati colpiti gli stabilimenti 'Fiat' e si sono rinnovati gli attacchi all'industria Magneti Marelli di Sesto S. Giovanni."
Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 11: "Lo scoppio della 2° guerra mondiale, accolto generalmente con stupore e angoscia, aveva significato scarsità di cibo, generi alimentari tesserati, borsa nera, freddo, fame, paura dei bombardamenti, richiamo di congiunti, tragedie familiari, e sul piano politico, la recrudescenza del terrore poliziesco già presente in fabbrica."
Fondo di provenienza:
6 - Paura e propaganda.
" E dagli con questa nostra Sesto!... Secondo la fantasia degli sbruffoni della RAF dovrebbe essere a quest'ora distrutta, annientata, un cumulo di macerie ... Chi non si è ancora accorto di tutto questo disastro sono stati i cittadini di Sesto …"
La propaganda cerca di ridicolizzare le forze alleate quasi a voler fare fronte alla paura crescente della popolazione sestese.
Fondo di provenienza:
7 - Il segretario del fascio sestese "sonoramente fischiato da tutti ... "
“...al gerarca locale Gabbioneta che … andato alla Magneti Marelli per arringare le masse fu sonoramente fischiato da tutti, fascisti compresi, i quali non sapevano perdonare Gabbioneta un vecchio atto di vigliaccheria commesso nel passato.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1943” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 16).
Fondo di provenienza:
1941
1 - "...il Duce ... ha rivolto parole di affidamento anche alle donne..."
Fondo di provenienza:
2 - "... quell’odio freddo, cosciente, implacabile ..."
Fondo di provenienza:
3 - Bilancio della Marelli al 31 dicembre 1940.
Approvato il bilancio al 31 dicembre 1940 della Ernesto Marelli & C. con distribuzione di dividendi.
Fondo di provenienza:
4 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1940.
Fondo di provenienza:
5 - Bilancio della Falck al 31 dicembre 1940.
“In questo nuovo e tanto importante periodo storico della nostra Patria, è nostro dovere quello di lavorare in silenzio e con fiducia, mentre i nostri fratelli Combattenti tengono alto ovunque il prestigio delle Forze Armate.”
Fondo di provenienza:
“Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck – Assemblea del 23 aprile 1941 - XIX” Il Popolo d’Italia 24 aprile 1941 pag. n.2.
6 - Il Federale parla agli operai.
“Gli ottomila operai della Falck sono stati poi raccolti nell'immenso piazzale delle gru, ed ha loro parlato il Federale dall’alto di un vagone.”
Fondo di provenienza:
“Nelle officine di Sesto il Federale parla agli operai suscitando alte acclamazioni al Duce e alla vittoria.” - Il Popolo d’Italia 20 giugno 1941 pag. n.2.
7 - La voce del duce alla radio.
Fondo di provenienza:
8 - Progetto di massima della metropolitana.
Fondo di provenienza:
“Il primo tratto della metropolitana verso l’esecuzione” “Il Prefetto a Sesto” Il Popolo d’Italia 10 settembre 1941 pag. n.2.
9 - "Dato poi che la Breda lavora quasi esclusivamente per il Governo Fascista..."
Relazione non firmata, richiesta dal Vice Segretario Vicario Ravasio della Federazione Fascista Milanese (in carica da dicembre 1941 ad aprile 1943), sulla scarsa presenza di operai fascisti alla Breda. Secondo i dati riportati nella relazione su 5888 dipendenti solo 272 sono fascisti, pari al 4,62%. La relazione, dopo aver esposto varie lamentele al riguardo, conclude sottolineando che: "Dato poi che la Breda lavora quasi esclusivamente per il Governo Fascista sarebbe giusto dare al nostro invitto Capo un segno di riconoscenza favorendo i Suoi fedeli Legionari i quali sono sempre pronti a difendere con entusiasmo il Capo e la Rivoluzione delle Camicie Nere."
Fondo di provenienza:
10 - Fermate del lavoro alla Falck, lotte alla Breda, alla Marelli e alla Spadaccini. Molti arresti.
"Ma pur in questa difficile condizione il lavoro illegale dei gruppi continuava lo stesso e siccome le vittorie fasciste non portarono dei miglioramenti ma piuttosto peggioramenti economici, qualche movimento di protesta nato anche perchè la disciplina si era nelle fabbriche fatta feroce, scoppia qua e là. Così le fermate di lavoro in alcuni reparti della Falck per protesta contro la soffocante disciplina instaurata dai dirigenti, e così la V Sezione Breda per ragioni economiche dove anzi in questa azione la polizia credendo di intravvedere la mano comunista arresta a casaccio alcuni operai. Anche alla Ercole Marelli si lotta. Tutto è buono per propagandare. Fogli scritti a mano e a macchina vengono fatti circolare da una persona all'altra con la direttiva di moltiplicare le copie le quali vengono collocata nelle mense o persino negli uffici del dirigenti la fabbrica. Però purtroppo in questa azione il nostro movimento perde una ventina di simpatizzanti tutti facenti parte di una unica catena della quale la polizia era riuscita casualmente ad afferrare una maglia. La metà degli arrestati sarà inviata al confino compreso il compagno Vergani di Sesto iniziatore della divulgazione stampa e il rag Lombardi. Nel dicembre venivano pure arrestati il compagno Longhini della Breda e Boccaccini della Spadaccini conosciuti come vecchi elementi che tentano di incriminarli con delle accuse del tutto inventate. Ma la cosa non attacca e allora dopo un pò di giorni sono rimessi in libertà." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 17).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1942
1 - "I lavoratori di Sesto manifestano la loro certezza di vittoria", mentre gli antifascisti si riorganizzano.
"Quindi il Federale, continuamente interrotto da manifestazioni di devozione al Duce, ha illustrato i doveri del fronte interno in questo particolare momento." Così secondo Il Popolo d' Italia.
Nel frattempo gli antifascisti di Sesto si riorganizzano: “Il nostro movimento passato il periodo critico tornava all'attacco ed anzi riusciva a stabilire dei contatti ufficiali con il Partito per mezzo di Martinini che da alcuni mesi era uscito dal carcere. Il Martinini prende contatto con i compagni Schirano, Gobbi e Longhini della Breda, con il compagno Grandi della Magneti Marelli, con Brasca della Ercole Marelli, con Vernocchi della Garelli, con Garattoni Augusto per l'Elettromeccanica Lombarda, con Vacca della SAPSA, con Redaelli per le Corderie e Trafilerie Spadaccini e con la Falck tramite i due martiri della Libertà Picardi e Carducci e con una cellula di strada diretta da Fusetti.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 18).
Fondo di provenienza:
2 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1941.
Fondo di provenienza:
3 - Comunicazioni dell' Ente Comunale Legna.
Indicazioni per le diciture sugli involucri della farina da pane e l'Ente Comunale Legna comunica che si sta provvedendo alla distribuzione dei buoni prelievo combustibile per le famiglie mancanti di gas alle quali necessita l’assegnazione per la cottura di vivande. Nella pagina successiva, notizie sportive e programmazione dei film e spettacoli.
Fondo di provenienza:
4 - Proteste delle donne sestesi davanti al Municipio contro le drammatiche condizioni di vita e la mancanza di generi alimentari.
"Il 26 maggio, a Sesto S. Giovanni, si svolge una manifestazione di 300 donne che chiedono una distribuzione di patate e lamentano la scarsità di latte, pane e vari generi razionati. Esse protestano anche per i prezzi troppo alti dei generi non razionati: la diffusa povertà delle famiglie impedisce loro ogni acquisto. La segnalazione al prefetto proviene dal commissario prefettizio di Sesto (che la invia anche alla Sepral di Milano). Questi, nell’evidente intento di dimostrare il proprio zelo alle autorità, riferisce di aver più volte sollecitato la Sepral per l’assegnazione di patate ma l’istituzione ha sempre risposto che il prodotto non era disponibile. Segnala inoltre che le 300 donne provengono dalle vie conosciute come le più ribelli (via Cavallotti e via Puricelli Guerra); noto alle autorità è anche il nome di una delle donne che guidava la manifestazione, Ines Bosco, abitante in via Cavallotti 232.....La manifestazione delle donne di Sesto deve essere stata considerata più pericolosa di quelle svoltesi nei paesi vicini sia per il numero delle partecipanti sia per la durata della protesta: sono infatti state arrestate 7 donne mentre negli episodi precedenti le autorità si erano limitate alla diffida." (Da Italia contemporanea n. 237 “Fronte interno 1942. Manifestazioni di protesta delle donne a Milano e Provincia” di Lucia Realini).
"Nel dicembre 1942 oltre 300 casalinghe e madri di famiglia, manifestano davanti al Comune per reclamare pane e legna e la fine della guerra." (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. 11).
“Anche nelle strade le cellule lavorano e riescono a portare davanti al Municipio più di 250 donne per reclamare contro la mancanza di generi tesserati e il rincaro impossibile delle merci. Queste donne fanno così rumore nel paese che l'adunata si ingrossa rapidamente e spaventa la polizia la quale perdendo la tasta, carica così brutalmente la folla producendo numerose contusioni alle donne e colpendone gravemente una incinta che dovrà essere ricoverata all'ospedale.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 20).
Fondo di provenienza:
5 - Le ragioni delle manifestazioni di protesta.
Un pro-memoria inviato al Prefetto di Milano, non firmato, del 27 maggio, ricapitola le cause del malcontento che hanno portato alla protesta delle donne sestesi del maggio del 1942 ( Da articolo "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1943” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 a pag. 513).
Inoltre da M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. pag. 403, si ha notizia che: "nella settimana di Natale, sempre a Sesto, alla Ercole Marelli il Comitato italiano per la pace e la libertà diffonde volantini che invitano alla mobilitazione contro la guerra e ottengono il sostegno di molti operai, costando però l'arresto di due persone."
Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 11: "Già nel 1941 e 1942 si erano verificati nelle fabbriche di Sesto San Giovanni brevi scioperi contro la scarsità di vitto e la mancanza di combustibile per il riscaldamento, che in regime fascista e in tempo di guerra rappresentavano veri atti di resistenza."
Fondo di provenienza:
6 - "La festa della giovinezza."
“Il 31 maggio sui campi aperti di scuole, dopolavoro, arene, in tutta Italia, s’è svolto il saggio ginnico nazionale.”
Fondo di provenienza:
7 - I dopolavoro.
I dopolavoro " intendevano provvedere allo svago e all’educazione dei lavoratori; i dopolavoro organizzavano per gli operai e le loro famiglie spettacoli teatrali, cinematografici, gite, corse ciclistiche, colonie estive per i bambini, passeggiate in montagna, gare sportive di vario genere e altro ancora. (...). Va peraltro messo in evidenza che la partecipazione alle attività del dopolavoro, per una parte degli operai, mentre costituì di fatto l’inquadramento in una serie di norme e di atteggiamenti voluti dal regime, non condusse però ad una intima adesione allo spirito e all’ideologia del fascismo.” (Da articolo "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1943” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 a pag. 514-519).
"Il Dopolavoro Breda, come il Dopolavoro Caproni a Milano, divenne sede di discussione e di coordinamento delle attività politiche antifasciste semilegali delle fabbriche dell’area milanese." (Dall'articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' ” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag. n. 32 Guerini Associati e ISEC).
“‘Noi si batteva il dopolavoro Breda di via Bergomi, via Marconi al ‘Polo Nord’, la ‘Carlo Cattaneo, Piazza Trento e Trieste e vicinanze’, ricorda Eugenio Mascetti, comunista della prima ora e comandante partigiano (…), un lavoro di propaganda fatto di ‘diffusione di manifesti, scritte sui muri e conversazioni e discussioni persona per persona che più che altro era quello che rendeva di più’. “(da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015, pag. 46.)
Fondo di provenienza:
Da articolo "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1945” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 a pag. 514-519.
Il dopolavoro Breda
Il dopolavoro Marelli
Una gara podistica al Centro Sportivo Breda
8 - Mense e spacci aziendali.
“Alla mensa si mangia, eccettuato per il pane, senza tessera. I piatti della minestra e della pietanza sono varii e abbondanti.”
Una visione più articolata emerge dall'articolo "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1943” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 a pag. 517: " L'istituzione delle mense per gli operai fu uno degli aspetti fondamentali dell'intervento delle aziende, specialmente da quando fu deciso che dovessero ricevere quantitativi straordinari di generi razionati, come pasta e riso. In taluni casi la sistemazione logistica e la qualità del cibo lasciavano a desiderare - la mensa della Breda era ad esempio chiamata dagli operai il 'cagnat', il canile - ma nelle condizioni di vita generali le mense aziendali costituivano comunque una possibilità in più di nutrimento."
La pubblicazione “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' ” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag 26 Guerini Associati e ISEC aggiunge che: "Con i bombardamenti alleati su Milano, le sconfitte militari, le difficoltà negli approvvigionamenti alimentari e la “borsa nera”, la fabbrica divenne il centro delia sopravvivenza quotidiana, con le mense e gli spacci aziendali. In quel periodo i lavoratori delle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni erano oltre 50.000, mentre la popolazione residente era di 40.914 unità."
Nella successiva pagina n.4 dell'articolo de "Il Popolo d'Italia" si ha notizia che "Il Dopolavoro Ercole Marelli offre la bandiera al primo treno ospedale in partenza da Milano per la Russia": nel luglio del 1941 l'Italia prese parte anche alla aggressione militare dell'Unione Sovietica avviata dalla Germania nazista con l'Operazione Barbarossa nel giugno dello stesso anno, aggressione militare che si aggiunse a quelle già intraprese dal regime fascista ai danni dell'Etiopia (1935), della Albania (aprile 1939), della Francia (giugno 1940), della Grecia (ottobre 1940) e della Jugoslavia (aprile 1941).
Fondo di provenienza:
9 - Le attività di un gruppo di operai del Comitato italiano per la Pace e la Libertà.
Fondo di provenienza:
10 -Prestito per la lotta di liberazione – PCI.
Fondo di provenienza:
11 - Propaganda, fermate del lavoro, proteste nelle fabbriche e nelle strade di Sesto.
“Verso la metà del 1942 alla Breda si svolge un proficuo lavoro di propaganda in seno ad un gruppo di circa 50 marinai venuti per apprendere il funzionamento di motori per speciali imbarcazioni. (… ). Alla Magneti "A" nel dicembre 1942 gli operai si fermano per alcune ore in segno di protesta per mancanza di riscaldamento. Anche nelle strade le cellule lavorano e riescono a portare davanti al Municipio più di 250 donne per reclamare contro la mancanza di generi tesserati e il rincaro impossibile delle merci… Queste donne fanno così rumore nel paese che l'adunata si ingrossa rapidamente e spaventa la polizia la quale perdendo la tasta, carica così brutalmente la folla producendo numerose contusioni alle donne e colpendone gravemente una incinta che dovrà essere ricoverata all'ospedale.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 18).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
1943
1 - “Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda.”
Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. “Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945, pag. 13: “Tiriamo le somme dei primi mesi della resistenza. Nel campo sindacale abbiamo ottenuto l’aumento della contingenza, della paga ai manovali, l'aumento delle razioni, l'esonero per i giovani, fatto ritirare il licenziamento per le donne. Abbiamo svergognato ed isolato i fascisti del sindacato protetto dai padroni. Funziona il Comitato di agitazione clandestino.”
Fondo di provenienza:
"Dedico questo diario, alla memoria della Legione Sacra dei lavoratori fucilati, bombardati, inceneriti nei Lager nazisti, che, come Daniele Martelosio, De Candia, Enrico Longhini lottarono per la Resistenza in quella fucina di macchine e di spiriti che è la Breda". Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80.
2 - Modello di sopralluogo e di sequestro di merci.
Fondo di provenienza:
3 - Gli scioperi di marzo.
Il racconto di Giuseppe Gaeta:
"Il 7 marzo avevamo fatto pervenire nelle fabbriche l'Unità che riportava la notizia degli scioperi di Torino, in corso fin dai primi del mese di marzo. Il 19 marzo, con il mio personale intervento, venne diffuso a Milano ed a Sesto San Giovanni, un volantino nel quale, con l’intento appunto di scuotere le maestranze milanesi, si diceva tra l'altro: 'Le nostre condizioni economiche ed il nostro stato di salute vanno di giorno in giorno peggiorando. L‘aumento del numero delle ore di lavoro non serve che ad aumentare il nostro indebolimento e non ci pone in grado di dare l'indispensabile ai nostri figli che minacciano di diventare rachitici. Gli operai e le operaie torinesi che come noi sentono i disagi della situazione, si sono messi in movimento e, con fermate di lavoro e scioperi, che sono durati da qualche ora ad alcuni giorni hanno ottenuto il pagamento di una indennità di sfollamento equivalente a 192 ore di lavoro e l'assicurazione di un pronto esame della questione del caro vita. Operai e operaie milanesi! imitiamo l'esempio dei lavoratori torinesi! La nostra tradizione e la nostra capacità di lotta non sono inferiori alla loro, come i nostri bisogni non sono inferiori a quelli degli operai di Torino .....' Il numero degli arresti operati quasi subito nelle fabbriche indica appunto l'impegno dei compagni che si erano messi allo scoperto. Quando nelle fabbriche, dove furono diffuse altre copie dell'Unità che recava la notizia degli scioperi di Torino, ed i compagni, diffondendola, trasmettevano la parola d'ordine di sospendere subito il lavoro e ne diedero l'esempio pratico incrociando per primi le braccia, anche tra le maestranze milanesi scomparve l'esitazione; le macchine si fermarono e le braccia si incrociarono. Lo sciopero, che si sviluppò a catena in molte fabbriche di Milano e di Sesto San Giovanni, durò dal 23 al 27 marzo e ad esso presero parte anche non pochi operai che erano stati costretti ad iscriversi al partito fascista."
Ulteriori informazioni su Giuseppe Gaeta possono essere trovate nella sezione di questo sito "Donne e Uomini per la libertà" (ove è visionabile anche il testo della sua autobiografia).
Fondo di provenienza:
4 - Il misero pranzo degli operai alla mensa della Breda.
Di fronte alla "unione e ferma decisione" dei lavoratori, la Direzione Falck concede 1,35 lire di aumento. Il misero pranzo degli operai alla mensa della Breda il 24 febbraio 1943: "Il 24 Febbraio il pranzo era composto: da una frittata colorata con il prodotto autarchico 'ovella'; tre olive e quattro acciughe marce, immangiabili."
"Le tessere annonarie servono ben poco a operai che faticano tutto il giorno nel loro lavoro, Abbiamo giusto la quarta parte del pane e della pasta che occorre ad una persona per vivere e lavorare. Tutto quello che ci necessita avere in più della simbolica razione della carta annonaria, bisogna trovarlo a mercato nero, ad un prezzo 10-15 volte l'anteguerra. E le nostre paghe son sempre le stesse.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 29).
Fondo di provenienza:
5 - Scioperi alla Pirelli, alla Falck, alla Ercole Marelli ed alla Breda Aeronautica.
"Scioperi alla Pirelli, alla Falck, alla Ercole Marelli ed alla Breda Aeronautica. Gli scioperi iniziarono alla Falck domenica 21 marzo in seguito alle notizie delle lotte operaie di Torino portate dall’autista di un camion venuto per caricare materiale e al Vulcano si registrano le prime proteste."
Da I.Granata, Fascismo, Ed.Bibliografica, 2024 pag. 125: "Gli scioperi del marzo-aprile 1943 nel Nord Italia ebbero origine dal malcontento dei lavoratori, anche quelli realmente fascisti, per le loro condizioni di vita e per la carenza di generi alimentari, anche se non è da escludere che vi fosse, seppure in misura molto ridotta, qualche motivazione di natura politica antifascista."
Fondo di provenienza:
6 - "Il pane, la pace, la fine del fascismo sono gli obiettivi di queste agitazioni."
"Preparati dall’organizzazione clandestina, che teneva stretti collegamenti con le maggiori fabbriche sestesi, attraverso Longhini (Breda), Picardi, Canducci e Levi (Falck), Giulio Casiraghi e Umberto Fogagnolo (Ercole Marelli) e altri ancora per la Pirelli e per la Magneti Marelli, nel marzo 1943 scoppiano a Sesto San Giovanni, come già a Torino, grandi scioperi. Il pane, la pace, la fine del fascismo sono gli obiettivi di queste agitazioni. Il 23 marzo 1943, alle ore 13, il reparto « bulloneria » dello stabilimento Concordia della Falck si ferma per primo, seguito da altri reparti, fino a che tutto il complesso è bloccato; si hanno scontri fra scioperanti e fascisti con alcuni feriti. Per rappresaglia 8 operai vengono arrestati. il 24 marzo, alle ore 10, ad un segnale di sirena, entrano in sciopero la Breda, la Pirelli, la Ercole Marelli, la Magneti Marelli ed altre medie e piccole fabbriche per un totale di circa 30.000 operai. La rabbia fascista si sfoga con episodi di squadrismo, respinti dagli scioperanti. Nella notte 40 operai della Pirelli vengono prelevati dalle loro case. Alla lotta si aggiunge così un altro obiettivo: la liberazione dei compagni arrestati. Questo grande sciopero fu il primo dell’Europa occupata e costituì una delle cause principali della caduta del fascismo." (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 11-12.)
"Lo sciopero del marzo del 1943 anche se alla Breda non ebbe un successo completo segnò indubbiamente una svolta decisiva; ... Effettivamente solo al reparto ALI della sezione aereonautica si ebbe nella giornata del marzo 1943 una generale e dichiarata sospensione del lavoro seguita dall'arresto di ... compagni, ma anche in quasi tutti i reparti di tutte le sezioni il lavoro fu ben lontano dalla normalità. (...) Innanzitutto va ricordato che alcuni dei più violenti e criminali squadristi di Sesto S. Giovanni spadroneggiavano alla Breda, dove nonostante la loro incapacità professionale avevano acquisito posti di responsabilità che li mettevano in condizione di favorire i loro compari, specie nelle assunzioni. Infatti appena scoppiata la guerra molti eroi dell' ' armiamoci e partite' trovarono posto nelle varie sezioni della Breda." (dalla testimonianza di Ettore Gobbi).
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7 - "Gli avvenimenti del marzo avevano minato le basi del sistema."
"Comunque li si consideri, gli scioperi del marzo 1943 costituirono, agli effetti pratici, nel processo di disgregazione del regime, un momento fondamentale, dopo il quale non fu più possibile per il fascismo valutare la situazione generale, non solo delle fabbriche, come era stato fatto fino a quel momento; al di là delle concessioni fatte dal regime, la sconfitta morale e materiale del fascismo era di una evidenza assoluta, perché gli avvenimenti del marzo avevano minato le basi del sistema ritenute più solide dal regime stesso, come la potenza della forza repressiva poliziesca e di partito, l’adesione totalitaria dei lavoratori al regime, la fine della conflittualità sociale." Estratto da "Una città industriale nella guerra: alimentazione, condizioni di vita e di lavoro a Sesto San Giovanni 1940-1943” di V. Rifranti – Annuali ISEC n. 4 da pag. 527-540.
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8 - Carta di prelevamento del Comune di Sesto San Giovanni per i beni razionati.
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9 - Regole per l'approvvigionamento di beni alimentari.
Vengono rese note le disposizioni che regolano l'approvvigionamento di beni alimentari, come latte, patate, ecc. Per Sesto valgono le regole applicare nei Comuni più popolosi della Provincia di Milano.
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10 - Bilancio della Breda al 31 dicembre 1942.
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11 - Il 25 luglio.
"Lo sbarco di luglio effettuato dagli Alleati in Sicilia … Questo fatto suscita nelle masse vivo fermento e un pauroso scompiglio nei fascisti i quali rallentando la pressione repressiva sulle masse, permette a queste di manifestare contro il fascismo. La nostra stampa sempre vigile colse l'occasione dello sbarco per inondare il paese di volantini e divulgare i nostri giornali ufficiali in ogni fabbrica e in ogni caseggiato… A Sesto la notizia giunse nella tarda notte del 25 luglio, ma divenne di dominio pubblico solo il 26 all'apertura delle fabbriche. I fascisti si sentono in trappola. (...) La folla invade le piazze, gli stabilimenti si fermano, comincia la punizione dei fascisti spauriti e sorpresi che non avevano fatto in tempo a fuggire. .... . I falò delle camicie nere divampa un pò d'ovunque, cominciano le scuse e le giustificazioni, si rimettono in evidenza favori fatti a questo o a quello antifascista, si fanno vigliacche abiure delle fedi fasciste ed anzi si fanno denunce a carico dei vecchi camerati. Un comizio temuto da Vergani Pietro segnò l'inizio di altri comizi tenuti da altri compagni di Sesto nelle diverse fabbriche. Il marciume fascista risaliva dalle fogne per venire spazzato via dalla potente scopa proletaria. La scopa puliva dappertutto nelle anime pavide e nello case dei gerarchi, nella cantine, nei nascosti magazzini, e portava alla luce quintali e quintali di generi tesserati, di vittuarie leccornie dimenticate o addirittura sconosciute alle masse affamate, vini prelibati, stoffe preziose insieme alla più ributtante vigliaccheria. La roba così recuperata veniva distribuita ai bisognosi e ai ricoveri dei vecchi, agli ammalati e ai soldati." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 22).
Come riportato da M.Flores - G.Gozzini Perchè il fascismo è nato in Italia, Laterza 2022, p.166, il 25 luglio 1943 rappresenta il circolo vizioso e fatale della guerra, luogo di nascita e di morte del fascismo.
“Dalla notte del 25 luglio e per tutto il giorno successivo, la popolazione italiana esplose in massa, ovunque nella penisola, con manifestazioni di giubilo per la caduta di Mussolini e la fine del regime fascista. Dappertutto, nelle strade, c’erano distintivi del PNF. In tutte le città, la folla applaudiva alla rimozione e demolizione dei fasci littori su edifici, ponti, strade; e prima di tutto, dal balcone di Palazzo Venezia. Le sedi del PNF, della MVSN e delle varie organizzazioni fasciste furono assaltate, carte e documenti accumulati e bruciati. Ovunque, nella penisola ritratti del duce, in busti e fotografie, furono frantumati, calpestati, insozzati. Le frasi mussoliniane dipinte sui muri d’ogni paese furono cancellate o coperte da frasi ingiuriose. Pochi furono gli episodi di violenza contro i fascisti: una decina ed un centinaio di feriti. Non ci furono resistenze da parte dei fascisti; addestrati ad agire a comando, senza ordini non si muovevano, e ordini di reagire non ce ne furono.” (E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 1214).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fasc. 10 doc. n. 297-341.
12 - Il 26, lunedì, i lavoratori si fermano immediatamente.
Dalla intervista di Renato Giovannacci (pag. n. 9 : "Al 25 luglio, caduta di Mussolini, ho vissuta la giornata più bella della mia vita. Alle 7 di mattina mi sono venuti a dire: 'E' caduto Mussolini' ma io non volevo crederci. Ero andato a trovare i miei a Turbigo e lungo la strada di ritorno in treno tutti gridavano 'E' caduto Mussolini' e lì per me è stata una giornata indimenticabile. Sono venuto a Milano ed ho partecipato a quella grossa manifestazione che fecero i tramvieri. Fecero un corteo spontaneo ed erano seguiti da tutti i cittadini."
Da I.Granata, Fascismo, Ed.Bibliografica, 2024 pag. 182-183: " In merito al modo con cui Mussolini fu estromesso dalla guida del governo si fa sempre riferimento a un colpo di stato, manovra che generalmente viene intesa come al di fuori della legalità. Non si è però mai sottolineato che nella sostituzione di Mussolini è presente anche un aspetto giuridico importante. Il re infatti, congedando il duce, non fece altro che applicare la legge del 24 dicembre 1925, sulla base della quale il capo del governo rispondeva al re e poteva essere revocato da quest'ultimo in qualsiasi momento, cosa che fece il 25 luglio. (...) Paradossalmente, quindi, Mussolini fini per essere vittima di una legge creata dal fascismo e da lui fortemente voluta per il consolidamento del proprio potere."
Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta - pag. 12: "Il 25 luglio 1943 il fascismo cade. Il 26, lunedì, i lavoratori si fermano immediatamente. Cortei percorrono i viali interni delle fabbriche, i capi fascisti vengono cacciati. Ritorneranno in fabbrica molti mesi dopo sotto la protezione dei tedeschi. Manifestazioni e cortei si svolgono nella città. La popolazione e i lavoratori non si limitano ad abbattere le insegne del fascismo, ma chiedono la fine della guerra e la liberazione dei detenuti politici. La casa del fascio del Rondò viene occupata e la guarnigione messa in fuga. Nel pomeriggio parla alla folla entusiasta che si era radunata in Piazza IV Novembre, il valoroso militante antifascista Pietro Vergani (Fabio). Alla ripresa del lavoro le maestranze pongono rivendicazioni immediate, la più importante delle quali è il riconoscimento delle commissioni operaie."
Da “Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 9: “La grande notizia ha raggiunto ogni operaio e fermata la Breda, Mussolini arrestato, il fascismo caduto. Caduto come regime, nella sconfitta, nel sangue di una guerra bestiale. Molta gente non ha dormito questa notte, dopo le ultime comunicazioni radio da Roma. I più pronti di mano hanno già regolato i conti con qualche scagnozzo. I distintivi fascisti sono scomparsi dagli occhielli. Come svegliato da un incubo tutto il popolo grida il suo odio contro il passato. Qualche schiaffo vola anche qui alla Breda su grugni, diventati straordinariamente mansueti. (…) Tutti a Milano! “
Fondo di provenienza:
Fondo Interviste PCI - Giovannacci Renato - monzese, attivista politico in stretto contatto con lavoratori della Breda. - pag. n. 9.
13 - Le richieste della Commissione Operaia della Breda I sezione.
Relazione sui movimenti di massa nello stabilimento Breda Prima Sezione nei giorni dal 25 al 28 luglio: sono riportate, in particolare, le richieste della Commissione Operaia dei Lavoratori alla Direzione, a cominciare dall'allontanamento immeditato "di tutti gli squadristi e di tutti coloro segnalati dagli operai come indesiderabili" e dalla riassunzione "di quegli operai (che disgraziatamente sono un buon numero) licenziati perchè sospettati o ritenuti di idee antifasciste".
Fondo di provenienza:
14 - "Abbiamo sofferto per oltre vent' anni, ora basta."
Relazione sulla situazione nella Breda Prima Sezione in data 8 agosto 1943 in particolare in ordine alla richiesta di allontanamento di quattro soggetti "indesiderabili": "I nostri tiranni questa volta non sapranno piegarci. Siamo decisi a tutto, abbiamo sofferto per oltre vent' anni, ora basta."
Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 13: "Nei 45 giorni che separano il 25 luglio dall’8 settembre, si riannodano le file del movimento clandestino, ma soltanto verso la metà di agosto si ottiene la liberazione dei detenuti politici che costituiranno l’ossatura del movimento di liberazione a Sesto San Giovanni. E’ questo il momento in cui un’attività serrata viene iniziata nelle fabbriche per mettere a punto l’organizzazione delle commissioni operaie."
Fondo di provenienza:
15 - Scioperi a Sesto San Giovanni.
"Il 9 agosto 1943 episodi di violenza si registrano da parte dell’esercito di Badoglio. In occasione di uno sciopero con il quale si rivendicava la fine della guerra, si spara sugli operai della Pirelli. Tre di essi rimangono feriti, fra cui una donna molto gravemente. Il clima di quei giorni è testimoniato da un telegramma che il Prefetto di Milano invia al Ministro degli Interni: ‘Sospensione lavoro in molti stabilimenti di Sesto, larga diffusione di manifestini, assembramenti e tentativi di dimostrazioni in pubbliche piazze mostrano palesemente intenso lavoro organizzazione masse per coordinare movimento con l’unità indirizzo sovversivo.... Truppa ha dovuto fare uso armi - sparatorie continuano con vivo allarme popolazione.‘ Le autorità militari, a mezzo di bandi intimidatori, con cui si minaccia la immediata fucilazione per i trasgressori, impongono la ripresa del lavoro. Sesto San Giovanni fu dunque uno dei pochi centri italiani che, superando la stasi dovuta all’incertezza di quel periodo, manifestò e scioperò per il cambiamento della politica italiana e per la fine della guerra. (Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni -Anni Settanta pag. n. 12).
Il documento qui consultabile datato 10 agosto 1943 contiene gli ordini “segreti” indirizzati dal Generale di Divisione Ruggero al Comando Difesa Territoriale finalizzati a contrastare gli scioperi e ad assicurare il mantenimento del ritmo di produzione degli impianti produttivi intervenendo “immediatamente ed energicamente” con reparti in sevizio di ordine pubblico per imporre la ripresa del lavoro, “arrestando gli istigatori” degli scioperi e avvalendosi dei Carabinieri per l’identificazione degli scioperanti. La comunicazione si conclude con una disposizione perentoria rispetto alla natura segreta degli ordini di cui sopra: “ Gli ordini …. siano dati chiaramente, ma non per iscritto. Gli ufficiali che li ricevono li considerino ordini segreti cui devono attenersi ma di cui non devono assolutamente parlare tra di loro perché altri …,anche loro inferiori, non possano sentire.”
Fondo di provenienza:
16 - L'indennità di sfollamento.
I lavoratori, impiegati ed operai, che abbiano trasferito o trasferiscano la famiglia per timore dei bombardamenti hanno diritto ad una speciale indennità riservata ai residenti in una serie di Comuni della Provincia di Milano: Milano, Monza e Sesto sono quelli più esposti al rischio di bombardamento e per i residenti in tali Comune valgono norme di ulteriore vantaggio. Ciò per incentivare il permanere dei lavoratori sul posto di lavoro.
Fondo di provenienza:
17 - L'armistizio e la nascita della R.S.I.
" La pace era sentita da tutti e i bombardamenti fecero il resto, così all'annunzio dell'armistizio dell'8 settembre il popolo vide realizzato il suo più immediato obiettivo. Ma la notizia pur sollevando una gioia che era legittima dopo tre anni di guerra, non fu però gioia piena perchè se pur oscuramente le masse presentivano che la guerra non sarebbe finita anche perchè c'era da temere una reazione tedesca. (,,,) ll giorno 11 arrivano i tedeschi a Sesto che vengono accolti con gelida freddezza dalla popolazione che si era in generale rinchiusa nelle proprie case. Dopo due o tre giorni da questo arrivo, il lavoro riprende nelle fabbriche, il morale delle masse era di delusione e amarezza." (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945 Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 25).
Con l'arrivo delle forze di occupazione naziste, il 15 settembre Mussolini riassunse la direzione politica del fascismo. Nasce la Repubblica Sociale Italiana. "Senza costituzione, senza capitale, con i ministeri sparsi per volontà dell'alleato occupante in varie città del Nord, mentre il duce capo dello Stato venne collocato in una villa nei pressi di Salò, la Repubblica sociale, creata all'insegna della improvvisazione, fu un coacervo caotico e cangiante di forze ed istituzioni che rivaleggiavano fra loro, sia sul piano politico che sul piano militare. (...) Fra gli aderenti volontari della Repubblica sociale vi furono vecchi e nuovi fascisti, spinti da motivazioni differenti: per patriottismo, per fedeltà personale a Mussolini, per convinzione ideologica. Aderirono anche intellettuali, funzionari, militari che non erano stati militanti fascisti e non erano fascisti, ma sentirono il dovere come italiani di reagire alla resa dell’8 settembre considerando un tradimento il repentino cambio di alleato. Con sentimenti analoghi si arruolarono nelle organizzazioni militari della Repubblica sociale giovani e adolescenti di entrambi i sessi, allevati nella pedagogia totalitaria, infervorati dei miti del fascismo repubblicano o mossi soltanto da un patriottismo romantico, per riscattare l’ ‘onore della patria’ e per essere devoti al dice, ora che appariva nella patetica immagine dell’eroe caduto nel compimento di una grande impresa, ma ancora deciso a continuare la lotta (….). Anche se la RSI non era soltanto una repubblica di fascisti, in essa prevalsero i fascisti più intransigenti e più violenti, sia vecchi che giovani, i quali ebbero come scopo principale la vendetta contro i 'traditori’, la repressione delle bande partigiane, l’adozione di misure terroristiche nei confronti della popolazione che aiutava i partigiani o proteggeva i giovani che non rispondevano ai bandi di leva. Inoltre, il governo inasprì la legislazione antisemita, che negli anni di guerra aveva costretto gli ebrei al lavoro forzato o li aveva segregati in campi, senza assecondare la politica genocida del nazismo, di cui il duce era giunto a conoscenza. (…) L’antisemitismo persecutorio fu invece adottato dalla Repubblica sociale, che ne affidò l’esecuzione a Giovanni Preziosi, il quale perseguiva con furia fanatica lo sterminio degli ebrei. Fra il 1943 ed il 1945 più di 7000 ebrei furono consegnati dai fascisti ai nazisti e deportati nei campi di sterminio; di questi solo 610 sopravvissero.” (E. Gentile, Storia del fascismo, Laterza, 2022, pag. 1228-1233).
“L’ex duce, abbacchiato e dimagrito, relegato in qualche luogo che i giornali non rivelano, ha dato a questa repubblica, lo stesso carattere sociale del fu regno. Bavaglio, piombo, galera, agli operai che hanno qualche cosa da dire.” (da “Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 11).
Fondo di provenienza:
18 - Le scelte coraggiose dei militari italiani.
"I militari, abbandonati a loro stessi dopo l’8 settembre, che difesero l’onore della Patria rifiutando l’arruolamento nell’esercito tedesco o in quello di Salò sapevano di compiere una scelta di grave rischio sul piano personale. Tanti – ripeto - pagarono con la vita. Tanti morirono nei lager tedeschi. Tutti patirono sofferenze immani vivendo in condizioni di sostanziale schiavitù per un anno e mezzo. Sofferenze e ferite non cancellabili. La libertà di cui oggi ci gioviamo ha un debito verso il coraggio di questi uomini. Patrioti che nei campi tedeschi sono stati privati della loro stessa identità e ridotti a un numero, che hanno respinto lusinghe e promesse quando è stata loro proposta la rinuncia alla loro dignità di italiani in cambio di una scarcerazione. Patrioti che, nelle baracche, dopo il lavoro, hanno cominciato a tessere i fili di quelle relazioni solidali, di quell’etica collettiva che sarebbe diventata l’humus di un nuovo inizio per l’Italia. Un numero enorme quello dei militari - con loro anche tanti civili - che hanno pronunciato quel No a una richiesta imperiosa e gravida di minaccia, contraria alla loro coscienza. Questo così alto numero merita di essere sottolineato, anche perché non si è formato sulla base di un ordine, di una indicazione istituzionale, ma è sorto da una loro personale, consapevole scelta. La confusione seguita all’8 settembre poteva indurre a scelte diverse, più convenienti. Invece la risposta, così ampia, dei militari italiani è stata quella del rifiuto. In nome dell’Italia. Per non combattere contro altri italiani. Per non rendersi complici degli orrori che già venivano alla luce. Per non piegarsi davanti a chi si presentava da nemico e pretendeva sudditanza. Le scelte coraggiose dei militari italiani hanno avuto anche un peso effettivo sugli eventi. Quelle scelte hanno reso più debole l’occupante e favorito anche concretamente la Liberazione." Dall' intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia dedicata alla prima Giornata degli Internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale - Palazzo del Quirinale 19 settembre 2025.
"A proposito del contributo dei militari italiani che si trovarono, in seguito alle vicende belliche, nelle condizioni di dover operare una scelta drammatica tra l’aderire alla Repubblica di Salò o languire nei campi di prigionia, è doveroso ricordare i cittadini sestesi che combatterono nell’armata di liberazione con le truppe alleate. Centinaia di ex militari sestesi scelsero con cognizione di causa il campo di concentramento in Germania piuttosto che aderire alla Repubblica di Salò ed essere rimpatriati. Tra coloro che hanno sofferto nei campi di concentramento per militari, la Sezione cittadina dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra annovera 28 invalidi, tra cui 5 Grandi Invalidi." (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 18).
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19 - Inizia la lotta di Liberazione sui monti, nelle città e nelle fabbriche.
10 settembre 1943: "Azione di lotta degli operai della Pirelli: a mani nude e con bastoni contro un gruppo di tedeschi armati.“
Da I. Granata Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024. pagg.198-199: "Al momento però di prendere una posizione dopo la nascita della Rsi e lo sviluppo della Resistenza nella popolazione prevalse l’attendismo, che originò l’agnosticismo non solo verso la causa fascista, ma anche verso la Resistenza. Quest’ultima, tenendo conto dei dati disponibili, seppur discordanti, ebbe, secondo una testimonianza di Ferruccio Parri, circa 200.000 aderenti, che successivamente Luigi Longo aumentò a 235.000 combattenti e 176.000 patrioti civili, contro circa 780.000 repubblichini, di cui 573.000 militari e i rimanenti lavoratori militarizzati. Rispetto alla popolazione esistente nelle zone che facevano parte della Rsi, il numero complessivo di coloro che parteciparono attivamente al conflitto fu quindi tutt’altro che considerevole. Renzo De Felice, provando a ‘fare il conto, approssimativo, ma significativo’ degli individui impegnati nelle due parti, ritiene che fossero stimabili in 3 milioni e mezzo – 4 milioni, mettendo insieme famigliari stretti e parenti lontani, amici e vicini’, complessivamente ‘pochi rispetto ai 44 milioni di abitanti del paese’. Su questa base emerge, secondo De Felice, che ‘all’indomani dell’8 settembre ci fu, tra la maggioranza degli italiani, un atteggiamento di sostanziale estraneità se non di rifiuto, nei confronti sia della RSI che della Resistenza. (…) La ragione ultima è che non si trattò di un atteggiamento politico: primum vivere fu l’imperativo interiore della gente. Sparire, rinchiudersi nel proprio guscio, non compromettersi con nessuna delle parti in lotta, sperare in una fine rapida della guerra furono le regole principali seguite dai più, per tentare di attraversare il dramma in corso col minimo danno e sacrificio.”
L’ esperienza della Resistenza era una scelta al limite del possibile: nessuno di quanti vi presero parte aveva mai fatto il partigiano vivendo alla macchia in luoghi impervi, con scarsità di cibo, e per lo più poco conosciuti. Solo gli ex militari sapevano utilizzare le armi e conoscevano le tattiche di guerra. Vi erano tra i partecipanti dei gruppi partigiani obiettivi anche molto diversi. La gran parte di quanti salivano sui monti non immaginava la fame, il freddo, la paura, i rischi che avrebbe dovuto patire, non era preparata psicologicamente all'idea di dover uccidere per sopravvivere, temeva la possibilità di essere catturata, torturata, uccisa e le rappresaglie ai danni dei famigliari. In ogni caso, l'esito non era affatto scontato. Insieme alla grande spinta ideale di quanti avevano già maturato o stavano consolidando una scelta anti-fascista, vi era una generale stanchezza della guerra, da parte di giovani e vecchi che non desideravano altro che di vivere finalmente in pace: non va dimenticato che l’Italia, quando inizia la Resistenza, aveva già alle spalle tre anni di guerra mondiale (8 anni di guerre a partire dalla campagna d’Africa) e due decenni di oppressione fascista.
Il crescente malcontento contribuì a trasformare l’antifascismo da fenomeno di pochi in una convenzione man mano crescente di radicale opposizione al fascismo, convinzione fatta propria da un numero relativamente più ampio di persone. Una scelta di disgusto e di radicale rifiuto verso la guerra fascista e il sistema di regole imposto dal nazi-fascismo, una decisione in sé stessa già antifascista.
“Non so se la popolazione fosse tutta dalla nostra parte, non lo so. Certo, la gente era stanca del fascismo e quindi sentiva inconsciamente che eravamo i loro, anche perché la presenza dei partigiani aveva impedito che molti ragazzi del posto finissero in Germania. D'altronde, il grosso dei partigiani non era formato di volontari ma di ragazzi che erano stati costretti a scappare per non arruolarsi, perché la repubblica di Salò aveva fatto la coscrizione obbligatoria. La Resistenza è proprio la guerra dei disertori, la guerra degli imboscati, cioè gente che va nei boschi perché non la piglino. « E se venite a pigliarmi, afferro un mitra e vi sparo!». Imboscati proprio in questo senso. E' il primo momento nella storia in cui ci si ribella alla guerra e ai fautori della guerra. In questo senso è importantissima la Resistenza. Io non so se sia opportuno dire queste cose, ma penso che bisogna dirle, anche per demistificare la figura dell'eroe che si butta nella guerra, il nazionalismo, il milite ignoto e mille storie di questo genere. Io mi trovo un po' isolata a dire queste cose, perché al partito non si dicono, nella scuola non si dicono, e si fa l'elogio del volontarismo della massa del popolo italiano che si arma e combatte, mentre, quando si va a vedere sotto sotto, appare quell'aspetto del rifiuto della guerra, che pure è importantissimo.” ( T. Fenoglio Oppedisano (Trottolina), in A. M. Bruzzone e R. Farina, a c.di, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino 2003, (1a ed. 1976), pp.162-163”).
“Lungi da me voler revocare in dubbio il valore di radicale discontinuità che la guerra partigiana ha effettivamente rappresentato nella storia nazionale; mi pare però utile ragionare anche intorno alle difficoltà che ha dovuto superare chi si è assunto il compito di trasformare un diffusissimo e generale rifiuto della guerra in un progetto politico di radicale rinnovamento. Progetto che ha potuto parzialmente realizzarsi nonostante l'evidente esiguità delle risorse disponibili, visto che dopo 8 anni di guerre, e dopo il fragoroso fallimento del regime che le aveva imposte, la voglia, la disponibilità, il coraggio di impugnare le armi era merce assai rara. Ancor più rare erano, dopo vent'anni di regime, la cultura politica e la passione ideologica indispensabili per attivare e spingere “un popolo alla macchia.” Insomma, per entrare in rapporto con la vicenda resistenziale così come si realizzò, e non come a molti piace ancora immaginarla o anche denigrarla, è indispensabile tener conto di quanto scarsa fosse la materia prima dalla quale gli antifascisti storici potevano disporre per trarne quello che alla fine sarebbe stato l'esercito partigiano.” ( da Santo Peli, Guerra partigiana e rifiuto della guerra).
“Dev’essere sfatata la leggenda largamente diffusa, non sempre disinteressatamente, da storici e da uomini politici, secondo la quale la Resistenza sia stato un fenomeno “spontaneo” a cui avrebbe partecipato in massa tutto il popolo italiano. (…) Si tratta di una oleografia, forse allettante, ma che non ha nulla a che fare con la realtà quale effettivamente essa fu (…) non ci fu affatto la corsa ad arruolarsi nelle formazioni partigiane, ché le difficoltà da vincere non erano poche (…) La Resistenza non fu un miracolo, né un fenomeno spontaneo: dovette essere organizzata. Dura, difficile, piena di difficoltà fu sempre, fino alla fine, ma soprattutto agli inizi.” (P. Secchia, Il Partito comunista italiano e la guerra di Liberazione 1943-1945. Ricordi, documenti inediti e testimonianze, Annali XIII 1971, Istituto Giangiacomo Feltrinelli, Milano 1973, pp. 110-111).
"La guerra partigiana, la Resistenza, non fu un idillio. Non lo fu non soltanto perché si combatteva un nemico feroce, ma anche perché la vita delle organizzazioni partigiane era una vita difficile. (...) E se non si ha la consapevolezza di questa difficoltà, non si risponde ai giovani che chiedono: 'Perché non avete fatto il socialismo?' Perché nel complesso eravamo pochi, e poi quei pochi appartenevano a tutti i partiti. " (da G. Amendola, Intervista sull’antifascismo, a cura di P. Melograni, Laterza, 1976, pp. 173-177.).
Molti furono costretti dalla necessità di salire in montagna dal rifiuto di continuare a combattere con i fascisti di Salò e per i nazisti o per sfuggire alle deportazioni o per difendere le proprie case, i propri famigliari dai rastrellamenti, da un istinto di autodifesa e di rigetto dell'oppressione nazi-fascista. La crescita numerica della Resistenza fu dovuta anche ai renitenti alla leva, ossia ai più giovani quelli che erano nati e cresciuti nella società e nella scuola fascista, privi di ogni alfabetizzazione politica. Per questa generazione libertà, giustizia sociale, eguaglianza e democrazia erano parole sconosciute da imparare da capo dopo che il fascismo le aveva cancellate per venti anni. Per molti di loro la lotta di liberazione fu anche una scuola di formazione politica e civica.
“La guerra partigiana, guerra di volontari, ‘che si adunarono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo’ (Calamandrei), è un'immagine magnifica e tranquillizzante, che rischia di scambiare la parte con il tutto. Ci furono, questi volontari, eccome, e senza di loro poco o nulla di politicamente ed eticamente significativo sarebbe accaduto. Ma forse più numerosi sono i protagonisti cui dà voce la partigiana Trottolina: una turba di sbandati in fuga dalla guerra, che in modi e tempi diversi, e in buona parte all'inizio senza ideali motivazioni, si trasformano in partigiani, certo non tutti, e conservando caratteristiche e modi d'intendere la lotta e i suoi obiettivi assai diversificati.” ( da Santo Peli, Guerra partigiana e rifiuto della guerra).
“Alla base della scelta partigiana è invece rintracciabile, a giudizio di Pavone, una varietà di motivazioni individuali molto ampia, dove è facile rintracciare insopportabilità di un mondo divenuto teatro di ferocia; ribellione contro i soprusi remoti e vicini, talvolta proprio contro quelli “piccoli”; istinto di autodifesa; desiderio di vendicare un congiunto caduto; spirito di avventura; amore del rischio e insieme non piena cognizione di esso; tradizioni familiari; antifascismo di vecchia o di nuova data; amor di patria; odio di classe. (C. Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino 1991, p. 31). Tra tutte queste motivazioni, sulle quali troppo poco ci si è soffermati, per il nostro discorso è particolarmente interessante quella che Pavone definisce l'istinto di autodifesa: anche se in apparenza può sembrare paradossale, è questa la motivazione di molti che aderiscono inizialmente a una banda partigiana ritenendola la scelta meno rischiosa. Salvo poi scoprire sulla propria pelle quanto i rischi e la durezza della vita partigiana siano l'opposto di un conveniente rifugio”. (da Santo Peli, Guerra partigiana e rifiuto della guerra).
“L'esistenza delle prime bande partigiane favorisce la renitenza sia perché offre un rifugio relativamente sicuro (quantomeno ritenuto tale) ai renitenti, sia per la propaganda attivamente svolta, che spesso si concretizza nella distruzione degli archivi comunali, o nell’assalto agli uffici di leva. Né va trascurato il fatto che l'esistenza dei primi nuclei partigiani comporta una perdita di credibilità e di autorevolezza della Repubblica, in evidente difficoltà nel tentativo di mantenere un pieno controllo del territorio. La sua mal dissimulata incapacità a spazzare via le sparute bande che dall’inverno ’43-44 vi si radicano descrive impietosamente uno Stato che non è in grado né di imporre la leva militare, né di vestire e armare decentemente le reclute che si presentano (accolte in caserme fatiscenti), e tanto meno di liberarsi dei primi nuclei di oppositori in armi.” (da Santo Peli, Guerra partigiana e rifiuto della guerra).
I primi raggruppamenti partigiani, che poi si trasformeranno in brigate, si differenziavano tra loro sotto vari profili, per essere itineranti o stanziali o per le diverse strategia di lotta. Oltre ai diversi orientamenti politici, di estrazione sociale e di credo religioso, si dovevano mettere in conto nei gruppi partigiani i rapporti, non sempre facili, tra giovani e anziani, tra andate e ritorni, tra partigiani della prima e dell'ultima ora, tra più attendisti e più propensi all'azione. La stessa scelta di aderire ad una formazione partigiana piuttosto che ad una altra era non di rado legata a fattori concreti quali la conoscenza dei luoghi, la presenza di amici, la vicinanza ai propri cari prima ancora che da una opzione politica. Nelle brigate partigiane, del resto l’orientamento politico dei vertici spesso si attenuava man mano che si avvicinava alla base. Ciò che li accomunava era la rottura radicale con il sistema fascista e l’avversione per l’occupante straniero.
In ogni caso, è indubbio che alla Resistenza partecipò una minoranza degli italiani che ebbe a toccare con mano la fragilità e la scarsità di risorse e di armi dei gruppi partigiani, talvolta con strategie diverse o contrastanti ad esempio per il recupero delle armi lanciate dagli alleati che privilegiavano le formazioni militari dipendenti dal governo Badoglio piuttosto che le brigate garibaldine.
" (...) l'enfasi posta sulle presunte 'occasioni mancate' del movimento anti-fascista (...) ha indotto spesso a trascurare il fatto che dopo l'8 settembre 1943 l'Italia si ridusse essenzialmente a un campo di battaglia per i tedeschi e gli anglo-americani. In questo contesto, i suoi governi 'legittimi' coerentemente con il regime della resa incondizionata deciso a Casablanca, operavano in totale assenza di sovranità." (R. Gualtieri, L'Italia dal 1943 al 1992. Dc e Pci nella storia della Repubblica, Carocci, 2006, pag. n. 29-30).
Fondo di provenienza:
20 - L'esordio della Resistenza a Sesto e le prime battaglie partigiane.
“L’ esordio sestese della guerra di Resistenza avviene il 4 ottobre 1943 in viale Umberto (oggi viale Casiraghi) quanto quattro operai di Sesto mettono a segno l’esecuzione del sergente maggiore repubblichino Visentin, colpevole di violenze e di soprusi nei confronti degli operai di Sesto. I quattro sono Validio Mantovani (Ninetto) che lavora alla Pirelli Sapsa, Carlo Camesasca (Barbisùn) della Ercole Marelli, Vito Antonio La Fratta (Totò), della Falck e Renato Sgobero (Lupo) della Breda.“ (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 116).
“La polizia tedesca al suo arrivo ricerca e si fa dare i nomi degli schedati politici e di coloro che si erano segnalati nei 45 giorni come i più attivi antifascisti. In seguito a questa misura, gruppi di compagni abbandonano la fabbrica e si allontanano da Sesto portandosi chi sulle montagne del bergamasco e chi sui colli del Varesotto e del Comasco. Questi gruppi si possono considerare anche se non saranno più quelli, gli iniziatori pratici delle formazioni partigiane. In città e dentro le fabbriche verso la metà di settembre dietro direttive del nostro Partito si organizzano i primi gruppi di GAP. Anche a Sesto sorgono le squadre di difesa degli stabilimenti le quali preparano i mezzi armati a tale scopo.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 27).
E' proprio con la nascita della Repubblica sociale italiana che Mussolini innesca la guerra civile in Italia tra il settembre 1943 e l’aprile 1945: in assenza di quello Stato collaborazionista, ci sarebbero stati soltanto il legittimo governo monarchico ed una resistenza generalizzata in lotta contro l’occupazione nazista. La RSI era direttamente necessaria per le truppe di occupazione nazista per disporre del supporto attivo in termini di conoscenza del territorio sia dal punto di vista fisico che di supporto amministrativo, di conoscenza della lingua e di relazioni tra persone. Molte delle stragi tedesche vennero infatti organizzate con spietata sinergia dalla forze naziste e da quelle fasciste; anche laddove gli eccidi vennero compiuti solo da militari tedeschi essi si avvalsero della attività preparatoria ed informativa della RSI. Lo stesso discorso vale per le spietate persecuzioni politiche e razziali poste in essere nei 600 giorni della Repubblica sociale. “Il prezzo pagato per quella scelta (la costituzione della Repubblica Sociale) e per quegli obiettivi sarebbe stato comunque troppo alto: lo scatenarsi di una guerra civile che, senza la Repubblica sociale, non avrebbe avuto senso o avrebbe verosimilmente lasciato il passo a una guerra di liberazione dall’occupante.” (da R. De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori 2001, pag. 121).
Da Mimmo Franzinelli, Storia della Repubblica Sociale Italiana. 1943-1945, Laterza 2020 pagg. 102: “Ma, anzitutto, chi e dove esercita il potere, nella RSI, in un contesto tanto frammentato e contraddittorio? Accanto e al di sopra di governo e Partito vi sono i Comandi germanici, ma pure i capi delle province, i comandanti di singoli reparti militari e dei nuclei di polizia più o meno regolari. La debolezza delle istituzioni centrali lascia spazio a potentati locali, in situazioni confuse e fluide, dentro le quali le visioni ideologiche cedono il passo alla tutela di interessi concreti. Salò è una capitale immaginaria di uno Stato dove la periferia conta di più di quell’improbabile centro periferico. L’ apparente unità di della RSI è di mera facciata: dietro di essa covano divisioni insanabili tra i ministri, tra governo e partito, tra segretari federali e comandanti militari, tra italiani e tedeschi… Divisioni che si riproducono ovunque: non vi è città o provincia senza contrapposizioni tra le varie articolazioni del potere; scontri di cui viene regolarmente edotto il duce, cui ognuno chiede sostegno e che tutti invocano quale paladino.”
Intanto a Sesto San Giovanni, "negli stessi giorni un altro forte gruppo di militanti antifascisti, si porta con viveri e qualche arma sopra Schilpario per costituirvi una formazione. In seguito ad una delazione i dirigenti del gruppo, fra i quali i fratelli Picardi, vengono arrestati e deportati. Il gruppo si scioglie. Le prime battaglie partigiane vedono come protagonisti operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni. Nelle battaglie di Monte San Martino (Varese) trovano eroicamente la morte Giulio Bernardoni e i fratelli Pavarotti, operai della Pirelli; in quella di Erna (Lecco) un gruppo di combattenti, fra i quali spiccano per il loro coraggio operai delle fabbriche, si batte strenuamente contro i rastrellatori tedeschi che perdono 71 uomini.. " (Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 13).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
21 - Censimento delle fonti per la storia della RSI.
Fondo di provenienza:
22 - Le prime organizzazioni della Resistenza in città e in fabbrica.
"Nell’ottobre 1943 si costituiscono in città e in fabbrica le prime organizzazioni armate della Resistenza: i G.A.P. Come la storia dei G.A.P. può testimoniare i quadri del G.A.P. milanese erano reclutati quasi interamente nelle fabbriche di Sesto: le prime azioni gappiste vennero attuate da operai sestesi (...)." (Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 14).
"Alle quattro grandi aziende (Pirelli, Breda, Marelli e Falck), bisogna aggiungere le decine di fabbriche di medie o medio-grandi dimensioni quali le Osva, le corderie e trafilerie Spadaccini, la Garelli e l’Elettromeccanica Lombarda, disseminate sul territorio di Sesto San Giovanni, che furono altrettanti luoghi dove l’organizzazione della Resistenza trovò o reclutò diversi militanti.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 40-41).
In allegato, un manifesto del 1 ottobre 1943 del Comandante Militare Tedesco di Milano e Provincia che dispone specifici divieti per particolari attività, quali il trasporto di materiale bellico e di generi alimentari, ed ordina, tra l'altro, l'oscuramento di case dopo il tramonto, ecc...
Fondo di provenienza:
23- La capitolazione del Generale Zimmermann alla Breda.
“Novembre 1943 : I tedeschi si sono impossessati della Breda come degli altri complessi industriali. Ufficiali dirigono i più importanti uffici tecnici. Ufficiali e sottoufficiali, controllano ingegneri e capi reparto d'officina. Spingono la produzione delle locomotive, camion cingolati, pezzi di ricambio.” (da “Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 9).
Testimonianza di Ettore Gobbi sulla capitolazione del Generale delle S.S. Zimmermann alla Breda: "…Novembre 1943, alle ore 10, segnale di prova delle sirene per l'allarme aereo, i lavoratori dovranno interrompere il lavoro …I nazifascisti, sbalorditi della simultanea ed imponente manifestazione del proletariato milanese, durante il primo giorno di 'sciopero bianco ' non sono in grado di prendere nessuna iniziativa e solo alla sera, approfittando dell'uscita dei lavoratori, entrano in forza nella Sezione Siderurgica della Breda portando via 18 operai. I tedeschi sono impressionatissimi, forse anche per la relativa esiguità delle forze di cui dispongono che sconsiglia loro di impegnarsi a fondo, tergiversano, minacciano e blandiscono, discutono e ridiscutono, ma nel pomeriggio gli arrestati sono riportati in fabbrica fra l'entusiasmo di tutti e l'Aiutante Maggiore comunica che all'indomani il Generale Zimmermann si porterà alla Breda per le maggiorazioni di viveri."
Da I. Granata, Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024 pag. 125: "I successivi scioperi del novembre-dicembre 1943, proclamati dopo la formazione della Repubblica sociale e l'occupazione tedesca, ebbero ancora una matrice economica, ma in essa aumentarono anche i motivi politici."
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza- Busta n. 1 - - fasc. n. 11 doc da n. 360 a n. 363 "Testimonianza di Ettore Gobbi sulla capitolazione del Generale delle S.S. Zimmermann alla Breda".
24 - L'attentato a Aldo Resega.
“Dopo una seconda azione che portò all’uccisione di un tenente della milizia fascista a Casatenovo, Carlo Camesasca (Barbisùn) e Renato Sgobaro (Lupo) affrontarono una missione più rischiosa e difficile a causa del ruolo del personaggio da giustiziare, Gino Gatti, capitano delle camice nere di Monza. Il colpo non va a segno perché l’improvvisazione consente al Gatti di cavarsela con poche ferite (…). “Il gruppo di Sesto al completo porta a termine altre tre azioni in Milano. In piazza Argentina il 26 novembre uccidono due ufficiali tedeschi e dal momento che le autorità tedesche non reagiscono hanno l’ordine di ripetere l’impresa nella stessa piazza, il 4 dicembre. L’azione più clamorosa è l’esecuzione il 18 dicembre 1943 del segretario federale del Partito Fascista Repubblicano di Milano Aldo Resega.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 117-118).
"Sempre il 18 dicembre quattro gappisti del distaccamento '5 giornate' della III GAP di Egisto Rubini, Validio Mantovani (Ninetto), Vito Antonio La Fratta (Totò), Renalo Sgobaro (Lupo) e Carlo Camesasca (Barbisun), tutti operai sestesi, giustiziarono il federale fascista Aldo Resega." (dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' ” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag, 32– Guerini Associati e ISEC).
“Un altro attentato di estremo rilievo viene attuato alle 8,25 di sabato 18 dicembre contro il commissario federale di Milano, ucciso da due giovani in bicicletta fuori casa, in Via Fratelli Bronzetti. La vittima è il quarantasettenne Aldo Resega, ufficiale degli arditi nella Grande Guerra, fascista dal 1921, volontario e pluridecorato (…). L’ imboscata gappista s’inserisce nel clima di tensione determinato dagli scioperi iniziati il 13 dicembre a Milano e a Sesto San Giovanni: Resega, tra l’altro, è capo del personale dell’Industria Gomma.” (da Mimmo Franzinelli, Storia della Repubblica Sociale Italiana. 1943-1945, Laterza 2020 pagg. 65-66).
25 - Scioperi del 13 dicembre. "Le donne sono alla testa del movimento di protesta".
Testimonianza dell'andamento dello sciopero iniziato il 13 dicembre 1943 nella Breda con dettagliata esposizione delle richieste degli operai ed informazioni dalle altre fabbriche di Milano e di Sesto ("Le donne sono alla testa del movimento di protesta") e volantino del Comitato Sindacale Segreto di Legnano.
Da “Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 10: “Sciopero. Sciopero perché abbiamo fame; sciopero per la valuta che perde la capacità d’acquisto. Sciopero per l'aumento dell’indennità di presenza. Sciopero per l'insufficienza del razionamento tesserato. In Direzione gli operai affluiscono a frotte, gesticolanti, furiosi. I dirigenti restano interdetti per questo cambiamento dei lavoratori. Eppure siamo sempre in regime fascista. Chiamano un Commissario di polizia. Una novità repubblicana che aggiunge ai tecnici e amministratori, i poliziotti. I sindacalisti repubblichini si accorgono di qualche al movimento. (…) 21 Dicembre 1943. Finito lo sciopero. Gli uomini avranno L.18 e le donne L.10 per ogni giorno di presenza al lavoro. Sono concesse tessere supplementari per gli operai delle fabbriche che lavorano per tedeschi. Ai manovali un aumento di paga. Le macchine girano e i tedeschi pure. Un gruppo di controlli è un pò inquieto, perché ha scartato il materiale buono e ha mandato al montaggio i pezzi di scarto.”
Fondo di provenienza:
26 - Le sanzioni per le scritte antifasciste e antitedesche.
Manifesto datato 15 novembre 1943: il Prefetto - Capo della Provincia di Milano illustra le sanzioni contro le scritte ingiuriose sui muri a carattere antitedesco ed antifascista.
Fondo di provenienza:
27 - Sanzioni per i sabotaggi ai cavi telefonici.
16 novembre 1943: manifesto del Comune di Sesto San Giovanni che ricorda le sanzioni previste dal Comando Germanico contro tutta la popolazione in caso di sabotaggi a cavi telefonici o altri materiali.
Fondo di provenienza:
1944
1 - Il Prefetto - Capo della Provincia: sostituire il responsabile del personale della Breda.
10 gennaio 1944: segnalazione del Prefetto - Capo della Provincia all'Amministratore Delegato della Breda della "opportunità di sostituire l'Ing. Salamini, attualmente capo dell’Ufficio del Personale" e corrispondenza conseguente.
Fondo di provenienza:
2 - Permessi di coprifuoco e di porto d'armi.
Fondo di provenienza:
3 - Comitato di liberazione nazionale di Sesto San Giovanni e Bicocca.
“Sul piano politico e presentandosi il problema della lotta dell'indipendenza nazionale dopo l'invasione tedesca sorgono i Comitati di Liberazione Nazionale. Anche a Sesto si forma dunque il C.L.N. cittadino collegato coi maggiori stabilimenti. Le correnti politiche erano rappresentate da Gobbi P.C. – Sighinolfi P.S.— Mandelli D.C. e le grosse fabbriche da Breda con Mascetti, da Falck con Lorenzi e dal gruppo Marelli con Fogagnolo. IL C.L.N. dà subito disposizioni per la raccolta di viveri indumenti e fondi per sostenere le prime formazioni di partigiani che già si erano andate formando.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1946” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 29).
Dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag, 33– Guerini Associati e ISEC: "A sostegno delle lotte operaie nel febbraio 1944 venne costituito il “Comitato di liberazione nazionale di Sesto San Giovanni e Bicocca” composto da rappresentanti di PCI, Psi, Pda e Dc. Nel suo primo atto politico, un comunicato, vi era una critica al CLN Centrale per non aver sostenuto lo sciopero generale del dicembre del 1943. Successivamente, nacquero i CLN nelle principali aziende che si dedicavano all’assistenza dei prigionieri politici, dei ricercati e delle loro famiglie ormai numerosissimi. Notevole a questo proposito fu il sostegno economico di Giorgio Enrico Falck, proprietario delle omonime Acciaierie, legato al movimento cattolico dei Neoguelfi sin dagli anni Trenta. ".
I CLN cittadini hanno le funzioni dei Consigli Comunali.
Fondo di provenienza:
Fondo CNL Sesto San Giovanni Busta n. 3 fasc. 14 doc. n. 2258 "Ordinamento e struttura dei CLN"
4 - 3 febbraio, attentato al questore di Milano.
“L’ultima impresa clamorosa del Gap sestese è compiuta il 3 febbraio 1944 con l’attentato alla vita del questore di Milano Nicolini Santamaria; nonostante questa volta il gruppo sia dotato di mitragliette e disponga di un’auto Aprilia Nera, il colpo fallisce. Dopo questa azione il gruppo incappa nella feroce repressione che segue all’attentato alla Casa del Fascio di Sesto San Giovanni (…). Del quartetto sestese solo Renato Sgobaro sopravvive: la Fratta è catturato il 1° Maggio 1944; tradotto nel carcere di San Vittore, muore dopo tre giorni di atroci torture; Mantovani, trasferito a Genova per motivi di sicurezza, viene riconosciuto, arrestato e trasferito a Milano, dove il 31 luglio 1944, all’aeroporto Forlanini, viene fucilato con il padre Rottiglio e altri partigiani; Camesasca nel maggio del 1944 si unisce ai partigiani della Valdossola e viene ucciso subito dopo il 25 aprile 1945 in circostanze mai chiarite.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 118-119).
“Fermiamoci un momento ed onoriamo questi cari e coraggiosi gappisti che operarono in questo periodo e per noi di Sesto ricordiamo specialmente i nostri Mantovani Validio (Ninetto), comandante; Sgobero Renato (Lupo); La Fratta Antonto (Totò); Camisasca Luigi (Barbisun); Licinio Picardi (Licio); Gabellini Alberto (Walter); Villa Angelo (Fiorita) e Braccesco.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 30).
Fondo di provenienza:
5 - Il Caffè Carducci e il bar tabaccheria della Ginetta.
Il Caffè Carducci, "aperto poco prima del 1920, ebbe un ruolo importante nella storia dell’opposizione clandestina al regime dopo il 1931 quando venne gestito da Corinna Nesti e Luciano Morganti, che vi si trasferirono assieme alla cellula comunista del Polo nord, dopo gli arresti del 1931, perché il locale era stato sottoposto a più rigidi controlli. A copertura dell’attività politica, il caffè Carducci ospitava associazioni sportive e ricreative, fra cui la Pro Sesto, l’Associazione Alpini e un circolo di reduci della Dalmazia, alle quali i militanti del partito comunista partecipavano attivamente anche per mascherare il lavoro clandestino.
Le autorità del regime non ignoravano tali attività e alternarono momenti di relativa tolleranza e interventi repressivi. Tra il 1936 e il maggio del 1944 i locali del Carducci e del Polo nord furono chiusi quattro volte per intervento della pubblica sicurezza. Luciano Morganti, che dal 1941 lavorava alla Breda, venne arrestato, in quanto organizzatore degli scioperi del 1° marzo 1944; successivamente deportato in Germania, trovò la morte nel campo di Ebensee.
Il commissariato di Sesto San Giovanni, con decreto del 18 marzo 1944, stabilì la chiusura del caffè Carducci a tempo indeterminato, 'visti gli atti d’ufficio dai quali risulta che l’esercizio di trattoria gestito da Nesti Corinna, fu Eugenio, in Sesto San Giovanni via Pascoli 13, è divenuto abituale ritrovo di sovversivi e persone pericolose per l’ordine pubblico '. Due mesi prima dell’arresto di Luciano Morganti in circostanze analoghe furono arrestati al bar Polo nord, Luigi Bersan, Antonio Paleari, Giuseppe Marchetti e Aldo Rizzardi sorpresi a passarsi delle armi. Anch’essi furono deportati a Mauthausen, ma riuscirono a salvarsi."
Un altro luogo che ospitò riunioni clandestine nelle non rare occasioni in cui il Carducci era chiuso dalla polizia o quando era sottoposto a eccessiva sorveglianza fu il bar tabaccheria della ‘Ginetta’, ovvero la vedova del tenente Agrati caduto in Africa e di chiari sentimenti antifascisti, che si trovava in via Marconi, in prossimità dell’incrocio con via Cattaneo. (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015. pagg. 46-51).
“Il Caffè Carducci e il Caffè Risorgimento erano un punto di ritrovo di compagni e antifascisti i quali spesso in quei locali concertavano azioni e organizzano movimenti. Ma i fascisti non erano mai riusciti a cogliere alcuno con le mani nel sacco.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 31).
Fondo di provenienza:
da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015.
6 - Bar "Sparten Brau" e Bar " Tri basej"
"Sulla via Risorgimento all’attuale civico 65, si trovava un locale con bocciofila che Eugenio Mascetti ricordava come il bar «Spaten Bräu», così chiamato dall’insegna pubblicitaria sull’ingresso e che probabilmente corrisponde al bar Prealpi di cui parlano alcune memorie sestesi; altre parlano del bar con bocciofila Risorgimento.
Una lapide ricorda i caduti che lo frequentavano, tra i quali Validio Mantovani che sarà un componente del primo Gap milanese. «C’era comunque un altro posto a Sesto vecchia – precisa Andrea Morganti figlio di Luciano gestore del Bar Polo Nord – dove un caffè era considerato un posto frequentato da antifascisti. Era il bar [di] “Giuanin tri ghei”. Era [Giovanni] Tresoldi, in p.zza Faruffini, lo chiamavano anche “Tri basei”. Aveva una figlia che si chiamava Bianca ed era una bella ragazza. Questi erano i punti di Sesto dove convergevano gli antifascisti colorati, cioè comunisti o socialisti». (Intervista realizzata da Giuseppe Valota ad Andrea Morganti, in Aned Sesto San Giovanni, Fascicolo L. Morganti. La testimonianza di Andrea Morganti è imprecisa: il bar si chiama “tri basej” per la conformazione dell’ingresso e il proprietario, Giovanni Grimoldi è soprannominato Giuanin tri ghei, per la sua statura fisica)." ( da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015).
Fondo di provenienza:
da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015
7 - L'assalto alla Casa del Fascio e la quotidianità della lotta.
"In piazza IV Novembre all’angolo con via Fratelli Bandiera, dove oggi ha sede una banca, dal settembre 1943 fu posta la sede locale del Partito Fascista Repubblicano nonché la Casa del Fascio, dopo che quella del Castello era stata abbandonata in seguito agli eventi del 25 luglio 1943. Fu contro questo obiettivo che il 10 febbraio del 1944 un commando armato composto da quattro gappisti milanesi e dal sestese Umberto Degoli, col supporto di altri due giovani sestesi, Felice Lacerra e Carlo Talamucci, (il primo informatore infiltrato fra i fascisti, il secondo con funzione di “palo”) tentò un’incursione armata. L’impresa non ebbe l’esito sperato e, soprattutto, a seguito di essa vennero operati numerosi arresti e deportazioni che aprirono una fase di grave crisi nel movimento gappista milanese." (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015).
Felice Lacerra, apprendista alla Breda non ancora diciassettenne, venne scelto dal distaccamento 5 Giornate della Brigata Gap di Milano per fare l'infiltrato: si iscrisse al Partito Fascista, frequentò la sua sede e venne a sapere di un’importante riunione prevista per il 10 febbraio 1944. Dopo l'attacco, Lacerra avrebbe dovuto sparire, ma il giorno dopo tornò al lavoro, forse pensando che la sua copertura reggesse. Fu invece arrestato, condotto nell’ex-macello di Monza, dove fu torturato e inviato a San Vittore e poi fu fucilato a Fossoli. Fra i protagonisti dell’assalto anche Carlo Magni venne giustiziato.
“La ‘quotidianità’ della lotta di Resistenza non era fatta di azioni clamorose quali quelle sopra descritte. Consisteva in azioni di propaganda e volantinaggio in comizi volanti, un’opera nascosta di tessitura dell’organizzazione clandestina e in montagna, stampare e diffondere foglie e notiziari, consisteva poi in colpi per procurarsi le armi e, soprattutto, un lavoro costante di sabotaggio della produzione in fabbrica e dei servizi nella città.” (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015, pag. 129.)“
Accanto all’attività militare propriamente detta, le brigate partigiane che operavano in fabbrica con l’aiuto del C.L.N. e delle forze politiche, organizzarono il sabotaggio della produzione bellica. Sabotando la produzione bellica si rischiava la fucilazione o la deportazione; il sabotaggio è un’azione difficile e pericolosa che deve essere compiuta attentamente e da persone specializzate; spesso qualcuno viene scoperto e deportato. Alla Falck si sabotano bombe. Alla Breda: dalle mitragliatrici ai semoventi, dalle bombe a mano alle locomotive e persino agli aerei che vengono costruiti e il sabotaggio è un’azione difficile e pericolosa che deve essere compiuta attentamente e da persone specializzate; spesso qualcuno viene scoperto e successivamente incendiati dagli operai della V° Sezione. Alla Garelli motori d’aereo, alla Marelli le radio ricetrasmittenti militari, alla Pirelli pneumatici e cavi telefonici. Al deposito di Greco si sabotano locomotive in riparazione. " (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni Anni Settanta pag. n. 18).
“Il sabotaggio è un'arma delicata che, usata da inesperti, li conduce alla camera di tortura e alla morte.” (“Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 9 ).
Fondo di provenienza:
"Attentato a Sesto San Giovanni durante un'adunata fascista" - Il Secolo - La sera 12 febbraio 1944 (da Il Novecento a Sesto San Giovanni Vol. II Ediz. Pezzini).
8 - Comitati segreti di Agitazione e la preparazione dello sciopero generale.
Manifesto (senza data) di propaganda del Comitato Direttivo Provinciale di Milano dei lavoratori fascisti dell’industria in cui si esalta il decreto sulla socializzazione dell'economia approvato dal Consiglio dei Ministri della Repubblica Sociale Italiana del 13 febbraio 1944 e si invita i lavoratori a non aderire agli scioperi proclamati dal Comitato di Agitazione anti-fascista.
Questi ultimi " sorgono nelle più importanti fabbriche (novembre-dicembre ’43) per allargarsi poi alle medie fabbriche (gennaio, febbraio e marzo ’44). Inizialmente sono composti da elementi legati al Partito Comunista per allargarsi poi a elementi legati al Partito Socialista e in secondo tempo, dopo gli scioperi del marzo ’44, a elementi in collegamento con gli altri partiti clandestini antifascisti (PdA, DC). I Comitati Segreti di Agitazione avevano il compito di elaborare piattaforme per gli scioperi economico-politici, di preparare questi scioperi in collaborazione con le forze dell’antifascismo e con i C.L.N, aziendali. Dal febbraio del 1944, in occasione della preparazione del grande sciopero del marzo, i CdA si riuniscono periodicamente fra di loro per elaborare e preparare meglio le piattaforme e le modalità dell’agitazione. La loro struttura si articolò anche su scala interregionale (CdA della Lombardia, Piemonte e Liguria) per coordinare le lotte della classe operaia contro i nazifascisti in tutto il triangolo industriale a partire dallo sciopero generale del marzo 1944. (Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni . Anni Settanta pag. n. 18).
“Il Comitato di agitazione passa le disposizioni ai militanti più attivi, questi ai loro compagni di lavoro. Ci prepariamo ad una grande lotta.” ( da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 15).
Fondo di provenienza:
9 - Gli scioperi del marzo 1944.
Nell'ottantesimo anniversario degli scioperi del marzo 1944, Fondazione ISEC ha raccolto alcuni dei documenti presenti nei propri archivi per raccontare gli avvenimenti che agitarono il triangolo industriale durante la Seconda guerra mondiale.
Gli scioperi del marzo '44 furono la più grande agitazione operaia nell'Europa occupata dalla Germania nazista, e riuscirono a saldare le rivendicazioni economiche della classe operaia con la lotta resistenziale. Sebbene si conclusero con un fallimento di fatto e abbiano portato a una dura e violenta repressione, gli scioperi sono un successo sul piano organizzativo, riuscendo a mobilitare centinaia di migliaia di operai in tutto il nord Italia. “Lo sciopero generale del marzo 1944, deciso dai comunisti ed approvato, dopo qualche iniziale incertezza dei socialisti, dagli altri partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, avrà invece un preciso carattere politico di lotta antifascista ed antitedesca e vedrà protagonista quella classe operaia che il fascismo non aveva saputo trasformare secondo i suoi dettami.” (da I. Granata Fascismo, Ed. Bibliografica, 2024. pag.125).
"Il regime, quindi, è costretto a cedere. Dopo un mese di scioperi, Mussolini fa sapere che ... in occasione del Natale di Roma, saranno riconosciute le 192 ore (quella che diverrà poi la gratifica natalizia)." (da (M.Avagliano M.Palmieri Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943. Il Mulino pag. n.416).
La repressione nazifascista fu durissima e fu attuata sulla base di precisi elenchi fatti compilare dalle direzioni aziendali, dove figuravano, accanto a noti 'sovversivi' già confinati o passati per i] Tribunale Speciale, lavoratori antifascisti e operai specializzati; 215 lavoratori vennero catturati in fabbrica e a casa, 211 vennero deportati nei lager nazisti, 163 vi morirono, 2 vennero fucilati al Poligono di Cibeno, 5 morirono dopo il loro rientro per le conseguenze della deportazione. La deportazione politica ha assunto nell'area industriale di Sesto San Giovanni dimensioni di massa per la grande e compatta partecipazione dei lavoratori agli scioperi politici del 1944 e per l’'impegno degli operai nelle organizzazioni clandestine della Resistenza e nelle brigate partigiane di città e di montagna che nella fabbrica avevano le proprie basi. Il numero dei lavoratori deportati e dei caduti fu altissimo: Breda: 199 deportati, 112 caduti, Pirelli: 184 deportati, 24 caduti, Falck: 96 deportati, 58 caduti, Magneti Marelli: 9 deportati, Ercole Marelli: 6 deportati, 3 caduti, Deposito locomotive FFSS di Greco: 6 deportati, 2 caduti, Argenteria Broggi: 4 deportati, 3 caduti. Piccole e medie aziende: 12 deportati, 5 caduti. (dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag- n. 33 Guerini Associati e ISEC).
"Lo sciopero generale del marzo ’44 che assunse, come è noto, un tale rilievo politico da essere considerato come la prova generale dello sciopero insurrezionale, parte da Sesto San Giovanni. Gli scioperi politici di massa, generali e parziali, cui le fabbriche di Sesto San Giovanni diedero un contributo decisivo, ebbero il potere non solo di indebolire e fermare la macchina bellica tedesca, ma di creare e rafforzare lo spirito di lotta delle masse operaie e del movimento partigiano. Lo sciopero del marzo ’44 durò ben 8 giorni, dall’1 all’8 marzo, e la reazione dei nemici fu rabbiosa; basti pensare che il 2° giorno occuparono le fabbriche con le forze armate e invasero la città con volantini e manifesti di questo tenore: « Operai, cosa volete?... Piombo »! Firmato « La Brigata Nera ». La durata e l’asprezza di questa prova di forza del movimento operaio sestese che resistette ad ogni sorta di intimidazione e di rappresaglia, fa sì che ogni scioperante possa essere considerato, proprio per i rischi che lo sciopero comportava in quella situazione, un combattente della Resistenza." (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta, pag. 18). “
Si chiude di mese di marzo 1944 col glorioso ricordo di magnifici scioperi diretti nelle fabbriche sestesi dai compagni Longhini, Gobbi, Trezzi, Posola per la Breda, Spinelli, Vidussi, Bonaccorsi, Grillo, Ugolini, Seveso per la Falck Seveso Spreafico, Minussi per la Magneti M. e Chiappani, Fogagnolo, Casiraghi, Brasca per la Marelli, Vernocchi per la Garelli e di altri compagni di altre minori fabbriche tutti diretti e collegati col partito a mezzo di Rigoldi e Vallini. (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945.” (da Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 34).
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza_fasc.n.16 doc. n.834 scioperi del 1944 alla Breda
10 - Le deportazioni. Il diario di Mario Taccioli.
“Innanzitutto si trattava di uno sciopero generale, preparato con la creazione di Comitati segreti di agitazione, nati su iniziativa di Pci; inoltre lo sciopero fu condiviso e sostenuto anche dal Clnai. Inizialmente doveva avere carattere insurrezionale, ma questo aspetto fu ben presto accantonato a causa della resistenza tedesca sulla Linea Gustav. (…) In Lombardia scioperano gli operai dell’Alfa Romeo, della Breda, della Ercole Marelli, della Falck, della Innocenti, della Isotta Fraschini, della Dalmine. (…) Lo sciopero non riuscì in tutto il triangolo industriale, né tanto meno in tutta l’Italia occupata. Non scioperarono le grandi fabbriche di Genova, quelle di Alessandria, Brescia e Pavia. Scioperarono alcuni reparti della Oto a La Spezia, la Ducati a Bologna, città dove si registrarono manifestazioni di piazza delle operaie della fabbrica Montanari. In Toscana, (…), lo sciopero ebbe un certo successo. (…) I risultati furono deludenti sul piano delle rivendicazioni economiche e salariali, ma lo sciopero ebbe un grande significato politico, sottolineato da Lutz Klinkhammer: ‘Come dimostrazione politica, lo sciopero generale ebbe una grandissima importanza. Fu la più grande protesta di massa con la quale dovette confrontarsi la potenza occupante: attuata dimostrativamente senza aiuti dall’esterno, senza armi ma con grande energia e sacrifici. E non fu soltanto (assieme a quello dell’anno precedente) il più importante sciopero in Italia dopo vent’anni di dominio fascista, fu anche il più grande sciopero generale compiuto nell’Europa occupata dai nazionalsocialisti’. Il 9 marzo 1944 il ‘New York Times’ scriveva: “In fatto di dimostrazioni di massa non è mai avvenuto nulla di simile nell’Europa occupata che possa somigliare alla rivolta degli italiani” Gli operai deportati in Germania furono circa 1.200, mentre Hitler pretendeva che fosse deportato il 20 per cento degli scioperanti: ma si oppose Rahn, plenipotenziario del Riech e ambasciatore presso il governo della Repubblica sociale italiana, sottolineando il pericolo di un' insurrezione aperta degli italiani se si fosse attuata quella misura (che avrebbe portato a circa 70.000 i deportati), e il prevedibile crollo della produzione di armamenti a Torino). (Da Paolo Pezzino, Andare per i luoghi della Resistenza, Il Mulino, 2025, pag. 68 e 69).
“Nei reparti il lavoro va a rilento. Gli operai si scambiano novità e impressioni. Non è una vittoria la nostra. È stata una prova di forza ben riuscita, anche se non ha portato vantaggi materiali ai singoli scioperanti. Una azione bellica. Si sono impegnate le forze nemiche dell'interno, impegnate duramente su ogni fronte. Gli operai lo capiscono. Si rendono conto del loro contributo nella lotta per la vita e per la morte, contro i nemici della libertà.” ( da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 18-19).
Tra gli arrestati di Sesto San Giovanni a seguito degli scioperi del marzo del 1944 vi fu Mario Taccioli, disegnatore tecnico della Breda, "deportato a Mauthausen passando da un campo all'altro": nel suo diario sono ripercorsi gli ultimi mesi della sua drammatica vita da deportato a partire dal 1° aprile 1945 al 9 giugno 1945, data del suo ritorno a Sesto. Taccioli ricorda i colleghi della Breda Libero Baldanza e Amleto Rossi incontrati a Mauthausen e morti durante la prigionia nazista: al suo rientro toccò proprio a lui, unico sopravvissuto, portare la tragica notizia alle famiglie dei due compagni. E' possibile avere maggiori informazioni su Mario Taccioli nella sezione "Donne e uomini per la liberà" di questo sito.
Fondo di provenienza:
11 - Gli elenchi di Breda e Falck, le “liste nere”, vennero compilati con estrema precisione.
"Dal maggio del 1943, quando Alberto e Piero Pirelli intervennero per far liberare gli scioperanti del marzo, l’atteggiamento degli imprenditori divenne più palesemente antifascista. Già in passato i Pirelli avevano aiutato l’espatrio di dipendenti antifascisti ed ebrei garantendo loro il lavoro in aziende del Gruppo all’estero. Né fecero mancare il loro aiuto alle famiglie dei dipendenti imprigionati dai nazifascisti. Il dottor Rothman del RUK aveva dichiarato al direttore centrale che: 'la Pirelli era l'unica ditta che non avesse dimostrato spirito di collaborazione e che avesse mancato agli impegni'. Diversi furono i casi della Magneti e della Ercole Marelli. Alla Magneti vennero deportati 3 noti militanti comunisti organizzatori dello sciopero: Dante Dovera, Luigi Griner e Renzo Occhieppi Piola. Alla Ercole Marelli, che rimase un po’ defilata in quello sciopero, venne deportato solo Giuseppe Molteni, che cadde a Mauthausen. In tutto il periodo dell’occupazione tedesca furono deportati in circostanze diverse 6 operai. Un numero assai inferiore a quello delle altre aziende dell’area. Secondo la tradizione orale, questo sarebbe dipeso dalla presenza nella Direzione aziendale dell’ingegner Viailer o Fiailer, tedesco o altoatesino, secondo alcuni antinazista, che avrebbe protetto i lavoratori da arresti e deportazioni; sembra che la sua ala protettrice si estendesse alla Magneti Marelli. Gli elenchi di Breda e Falck, le “liste nere”, vennero compilati con estrema precisione: nomi, indirizzi precisi, orari di lavoro e relative variazioni. " (Dall' articolo “Sesto San Giovanni “cittadella del lavoro” e “cancro della Lombardia” di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag. n. 42 Guerini Associati e ISEC).
"(...) è nella primavera del 1944 che centinaia di lavoratori di Sesto San Giovanni salgono in montagna per arruolarsi nelle formazioni partigiane. La 55° Brigata Garibaldi 'Rosselli', che opera sopra Lecco, è costituita nella maggioranza da operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni; il comandante Spartaco Cavallini (Spa), alcuni quadri del Comando e moltissimi combattenti sono coloro i quali hanno diretto in città la lotta clandestina ed hanno organizzato gli scioperi della Breda. A testimonianza del collegamento fra Sesto San Giovanni e questa Brigata ricordiamo che dopo l’eccidio di Piazzale Loreto, la Brigata Rosselli assume per i propri distaccamenti i nomi dei martiri: Fiorani, Fogagnolo, Casiraghi, Del Riccio. (...) La 52° Brigata Garibaldi 'Clerici', che opera al fianco della 'Rosselli' è continuamente rafforzata da nuclei di operai della Pirelli che l’organizzazione clandestina di fabbrica invia in montagna. Anche la Brigata Garibaldi 'Cappettini' che opera nell’Oltrepò pavese, conta un numeroso gruppo di partigiani sestesi. I comandanti, i commissari, combattenti di moltissime brigate, battaglioni, distaccamenti, servizi e comandi partigiani della Lombardia e del Piemonte sono quadri di provata esperienza politica e militare provenienti dalle organizzazioni clandestine di Sesto San Giovanni." (da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta - pagg. 17-18).
Fondo di provenienza:
12 - "La gran parte dei deportati fu consegnata alle forze di occupazione germaniche a opera di organismi italiani."
La gran parte dei deportati fu consegnata alle forze di occupazione germaniche "a opera di organismi italiani". Questo incontestata circostanza, nel dopoguerra, costituì fino al 1960 una pregiudiziale nelle trattative per gli indennizzi ai deportati tra Repubblica Italiane e Repubblica Federale Tedesca: "Poichè i deportati ital. furono in gran parte arrestati a opera di organismi italiani e poi da questi consegnati ai tedeschi, il gov. fed. ted. NON ritiene di avere, in linea di principio, nei confronti degli ital., appartenenti per di più a un Paese già alleato dei tedeschi, autentici obblighi." (da intervento del Presidente dell'Aned Piero Caleffi alla riunione del Comitato Esecutivo dell' Aned del 22 maggio 1960).
"Le trattative tra l'Italia e la Repubblica federale tedesca erano iniziate nei primi mesi del 1960 e avevano presentato notevoli difficoltà, soprattutto in merito alla raccolta della documentazione necessaria al fine di ottenere dal Governo tedesco, così come era avvenuto per altri Paesi, un adeguato indennizzo" che fu definito nell'acccordo concluso a Bonn il 2 giugno 1961 nella " somma di 40 milioni di marchi, con l'applicazione globale dei criteri seguiti per gli Accordi stipulati dalla Germania con altri Paesi sulla stessa materia. Il disegno di legge 'Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Federale di Germania per gli indennizzi a cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazionalsocialiste con Scambio di Note, concluso a Bonn il 2 giugno 1961', di iniziativa governativa, fu presentato alla Camera (n. 4103) il 4 settembre 1962; assegnato in sede referente alla Commissione Esteri, fu da questa esaminato il 16 novembre 1962 e successivamente discusso e approvato dall'Assemblea di Montecitorio il 21 dicembre 1962. Trasmesso al Senato (n. 2406) il 24 dello stesso mese, fu assegnato in sede referente alla Commissione Esteri, per essere da questa esaminato il 23 gennaio 1963 e discusso e approvato definitivamente dall'Assemblea di Palazzo Madama il 25 gennaio 1963. Divenne la legge 6 febbraio 1963, n. 404." (da https://patrimonio.archivio.senato.it/repertorio-commissioni/commissione/IT-SEN-COM001-000417/indennizzi-persecuzione-nazionalsocialista).
Fondo di provenienza:
13 - "Tedeschi e fascisti colpivano ogni volta i migliori e più attivi militanti."
Senza data: manifesto del Fascio Repubblicano di Sesto San Giovanni contro quelli che vengono definiti traditori definiti “più nemici dei distruttori delle nostre città".
Da Sesto San Giovanni nella Resistenza - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n. 20: ”E’ da mettere in rilievo che nelle loro rappresaglie i tedeschi non agivano a caso ma, aiutati dai loro servi fascisti, colpivano ogni volta i migliori e più attivi militanti: Angelo Barbieri, ad esempio, era un militante comunista, già condannato a 5 anni dal ‘Tribunale Speciale; l’ex deputato socialista Umberto Recalcati, viene deportato perchè incitava i giovani a raggiungere i partigiani in montagna; Gaspare Giannoni, comunista, è deportato perchè sorpreso a sabotare la produzione; Licinio ed Eliseo Picardi, perchè organizzavano scioperi alla Falck e cercavano di costituire una formazione partigiana; Edoardo Piccoli, socialista, perchè avvertiva i dipendenti della Breda ricercati; Guido Valota, operaio della Falck, perchè raccoglieva fondi; Luciano Morganti perchè, attivo militante comunista, gestiva la famosa trattoria Carducci, presso la quale si riunivano gli antifascisti sestesi; il sacerdote Don Narciso Sordo per la sua attività di cappellano partigiano costantemente in contatto con le organizzazioni assistenziali cattoliche della città."
“A Sesto si trovava una sede distaccata della Questura di Milano ed aveva sede nell’edificio che si trova ancora in via Marelli 132 all’angolo con via Lacerra.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 88).
Fondo di provenienza:
14 - 30 aprile e 20 ottobre, bombardamenti sulla Breda.
“Sesto San Giovanni si presentava fin dall’inizio per le forze alleate come un bersaglio privilegiato a causa della concentrazione di fabbriche e in ragione dei settori in cui operavano. (…) A ciò si aggiunge la collocazione strategica della rete ferroviaria che passava per il territorio comunale. In un elenco dettagliato dei bombardamenti sull’area milanese vengono ricordate 15 incursioni su Sesto, prevalentemente mirate alle fabbriche (Breda, Pirelli, Falck, Marelli, Osva), talora sulla ferrovia e solo in un caso obiettivi civili, il bombardamento del 9 febbraio 1945 che fece tre morti nella Sesto vecchia (casa Sirtori). I due episodi più significativi si verificarono il 30 aprile del 1944 alle ore 12 e sei mesi dopo, il 20 ottobre. Nel primo caso – il primo vero bombardamento sull’area sestese – venne pesantemente colpita la V sezione della Breda e l’adiacente aeroporto di Bresso. Trattandosi di domenica la fabbrica era deserta, ma l’intera sezione fu rasa al suolo e numerosi velivoli da guerra distrutti. (…) Un simbolo particolarmente evocativo dei bombardamenti e del clima emotivo che li accompagnava era costituito dalle sirene che lanciavano gli allarmi. In genere sei fischi consecutivi di quindici secondi ciascuno avvertivano di un’imminente incursione, mentre un fischio continuato di due minuti segnava il cessato allarme.” (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 21 - 25).
“21 Ottobre 1944. Giorno di lutto. Gli operai sono sgomenti dai bombardamenti di ieri. La medesima formazione di bombardieri che ha colpito la Breda e la Pirelli, ha colpito una scuola a Gorla. Nel tremendo massacro sono periti 83 bambini e sette insegnanti della scuola. Alcuni operai della Breda, hanno avuto un bimbo, come il capo Paita e l'operaio Rhò, la moglie e bimbi, vittime della distruzione della scuola. Fra i colpiti della Sezione I° della Breda contiamo uno dei nostri più attivi combattenti antifascisti. Il compagno Longhini che ha avuto la spina dorsale spezzata dalla massa terrorizzata. Stava sulla porta di un rifugio, quando l'apparire della formazione alleata, contemporanea all'allarme, faceva precipitare su di lui decine di uomini, in cerca di salvezza che lo hanno travolto e calpestato.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 51).
Un altro bombardamento alla Breda avviene ad inizio del 1945: "12 gennaio 1945 — La Breda viene bombardata di nuovo e questa volta tocca al reparto 1° provocando 4 morti e alcuni feriti". (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 39).
Fondo di provenienza:
fotografie dopo il bombardamento del 30 aprile 1944
15 - Esempi di Resistenza disarmata: il coraggio di ferrovieri, donne e dipendenti comunali.
Nell’aprile del 1944 un convoglio con un carico di 150 persone partite da Novi Ligure in transito verso i campi di concentramento in Germania.
“Questo secondo convoglio non giunse mai a destinazione: mentre sostava sui binari dello scalo di Piazza Diaz i ferrovieri in servizio e alcune donne della Vecchia Sesto armate di tronchesini riuscirono a eludere la sorveglianza, aprire i vagoni e a liberare i prigionieri. I sestesi diedero protezione e ospitalità ai prigionieri liberati e li aiutarono a ritornare nelle loro terre. (…) Nella memoria di Isidoro Bossi si parla della famiglia Lovati di Cascina Gatti. Si trattava di una famiglia cattolica di possidenti terrieri che, molte testimonianze confermano, aiutò con ogni mezzo e nascose sia i partigiani sia i militari sbandati o renitenti alla leva sia prigionieri liberati dalle azioni partigiane. Una lapide nella piazza della chiesa di Cascina Gatti ne fissa la memoria assieme al tributo al partigiano Isidoro. La casa dei Lovati è quindi uno dei luoghi significativi della resistenza sestese.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 126-129).
“Anche una ragazza sovietica Olga Stefan di Poltava capitata a Sesto dopo una romanzesca fuga della Germania viene fatta fuggire dal campo locale di concentramento e ricovera(ta) in casa di amici fidati.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 35).
Dalle memorie di Isidoro Bossi: "Organizzai poi una vasta rete di complicità che partendo dagli uffici comunali di Sesto estendeva le proprie diramazioni sino agli uffici degli alti comandi tedeschi e italiani. Le persone che mi aiutarono in modo determinante rischiando di persona furono il dott. Zamboni e Viganò dell'ufficio anagrafe. Il dott. Zamboni mi insegnò il modo per ottenere licenze militari perfettamente regolari ed esoneri dal servizio per ragioni di lavoro. Il Viganò mi fornì di volta in volta dietro mia richiesta carte d'identità e carte annonarie in numero illimitato." (Fondo Isidoro Bossi).
Fondo di provenienza:
Lapide commemorativa di Isidoro Bossi e della famiglia Lovati
16 - Maggio 1944, liberazione di prigionieri in attesa di deportazione.
"Maggio 1944. Liberazione dei prigionieri in attesa di deportazione dal campo della scuola Marrofalli. Disarmiamo il presidio fascista, apriamo i cancelli, circa 200 prigionieri si allontanano, sei di essi impossibilitati perché originari da paesi al di là della linea Gotica (Civitanova Marche) vengono prima ospitati in casa mia, quindi dopo averli muniti di documenti falsi vengono ospitati dalla famiglia Lovati sino alla Liberazione."
L'operazione è condotta da Isidoro Bossi e dal suo gruppo composto da Castoldi Antonio, Feloppi Luciano, Fadigatti Carlo, Melzi Luciano, Mandelli Dino, Samprotra Augusto, Sardi Luigi, Sangiorgio e Curti Luigi. (Fondo Isidoro Bossi).
Fondo di provenienza:
Fondo Isidoro Bossi – busta n. 1 fasc. n. 1 – autobiografia.
17- I fucilati del villaggio Falck, Luciano Migliorini e Pantaleo De Candia.
“La sera del 28 giugno 1944 un gruppo di “squadristi” della Legione Autonoma Ettore Muti provenienti da Milano fece irruzione nella Trattoria Tripoli al Villaggio Falck (nel dopoguerra sarà il Circolo cattolico San Giorgio). Vennero fermati per essere trasferiti al Comando della Muti e qui interrogati una sessantina di clienti del locale. Fra di essi Luciano Migliorini, operaio della Falck Unione, militante del PCI clandestino dagli anni Trenta, già arrestato e incarcerato per gli scioperi del marzo 1943 e Pantaleo De Candia operaio antifascista della Breda. Vittime di una provocazione ordita da un ufficiale della Muti, furono entrambi fucilati e i cadaveri abbandonati sul selciato davanti al “Tripoli”. Solo l'intervento del Parroco Don Carmelo consentì di trasferire i corpi dei caduti nelle loro case. A coronamento della loro azione gli “squadristi” della Muti saccheggiarono il locale e le abitazioni della proprietaria del Tripoli e degli stessi Migliorini e De Candia.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 97-98).
“ Ancora un giorno di costernazione per la maestranza di tutte le fabbriche e la popolazione di Sesto. I fascisti hanno assediato il "Villaggio Falk". Dopo accurata perquisizione in numerosi alloggi, messi in fila gli abitanti terrificati, i fratricida della Muti, hanno fucilato due giovani. Spaventosa esecuzione, alla quale hanno dovuto assistere i familiari delle vittime. Dei due fucilati, la Breda piange il compagno De Candia.” ( da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 23).
18 - L'Oratorio San Luigi sede del CLN di Sesto San Giovanni.
Il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) si costituisce a Roma il 9 settembre 1943 ad opera dei principali partiti e movimenti del paese con l’obiettivo di opporsi al fascismo e all’occupazione tedesca in Italia. I partiti clandestini antifascisti diedero vita a questi organismi unitari per coordinare la lotta e le attività politiche per raggiungere la liberazione nazionale.
I C.L.N. erano i legali rappresentanti del Governo Italiano che si era stabilito nel Sud.
Pur nella clandestinità deliberavano e discutevano temi di interesse generale (pubblica istruzione, economia, assetto delle aziende, questioni militari, epurazione). I C.L.N. erano articolati in C.L.N. comunali, provinciali, regionali e interregionali (C.L.N. alta Italia). Per l’esigenza di dare un apporto politico unitario alle lotte che gli operai conducevano contro i nazifascisti, si costituirono nelle aziende i C.L.N. aziendali. Pochi mesi prima della Liberazione per completare il tessuto politico che doveva sostituirsi alle autorità di occupazione all’indomani dell’insurrezione e diventare l’organismo dirigente a tutti i livelli, si costituirono anche C.L.N. 'rionali e di villaggio' nelle grandi città e nelle campagne e i C.L.N. di categoria. I C.L.N. assolsero all’importante compito unitario di coordinare le lotte contro i nazifascisti.
All’indomani della Liberazione venne costituito un Governo che era l’espressione dei C.L.N. fulcro della guida politica unitaria della Resistenza, da parte dei partiti: questa la straordinaria novità della Resistenza.
Anche a Sesto San Giovanni il CLN nasce dall’attività unitaria di lotta nelle fabbriche contro il nazifascismo, con l’obiettivo di guidare la lotta clandestina contro fascisti e nazisti, di organizzare la propaganda, di appoggiare i comitati di agitazione di fabbrica provvedendo a fornire documenti (congedi, carte di identità, esoneri, lasciapassare), di tenere collegamenti con le formazioni partigiane e distribuire viveri, aiuti in denaro, armi e munizioni.
Del CLN di Sesto San Giovanni fanno parte rappresentanti del Partito Comunista , del Partito Socialista, della Democrazia Cristiana, del Partito Repubblicano , del Partito d’Azione e del Partito Liberale e da esso dipendono i Cln aziendali di 40 stabilimenti e piccole officine, i comitati di zona, di rione, di enti pubblici e banche. Il CLN di Sesto San Giovanni, composto da Aldo Tagliaferri, Mario Asti, Gaetano Cavenaghi, Enrico Recalcati, Augusto Conti, Ezio Baroncini.
“Altro punto centrale di riferimento dell’antifascismo sestese sin dagli inizi degli anni ’30 fu la Parrocchia di S. Stefano con l’oratorio San Luigi e il circolo San Clemente. (…) Fondamentale fu il ruolo che vi svolse il Prevosto don Ernico Mapelli: non solo egli rappresentò un punto di riferimento dell’antifascismo cattolico vecchio e nuovo, ma fece della sua casa, dell’oratorio maschile e del teatro parrocchiale un centro nevralgico della Resistenza. Presso i locali dell’oratorio avevano sede il CLN locale, i Comitati di agitazione e il Comando della 25° Brigata del Popolo, vi si custodiva buona parte delle pubblicazioni clandestine, vi trovavano rifugio partigiani ricercati e si preparavano documenti falsi per consentire l’espatrio ai ricercati. (…) Don Mapelli nel CLN aveva anche la funzione di tesoriere.” ( da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pagg. n. 51-53).
Fondo di provenienza:
Foto della targa posta nel Trentennale della Liberazione nell'Oratorio sede del CLN di Sesto San Giovanni.
19 - L' arresto dei dirigenti della Breda.
24 aprile 1944: relazione dell' Ispettore Generale di Polizia al Capo della Polizia della RSI sull’arresto dei dirigenti della Breda avvenuto il 16 febbraio 1944 ad opera delle SS di Monza che procedettero al fermo dell'Amministratore Delegato Sagramoso, del condirettore generale Frua, del direttore centrale Radici e del procuratore Marinetti. Il capo del personale Salamini ( già in precedenza arrestato e rilasciato) era fuori sede e riuscì dunque ad evitare di finire di nuovo arrestato. Furono tutti quasi subito rilasciati con la giustificazione del "sistema germanico di colpire anche i Dirigenti quando nello stabilimento avviene qualche fatto increscioso". La relazione delinea, altresì, un quadro di dinamiche, rapporti, comportamenti, dicerie interne ai vertici della Breda dopo il 25 luglio 1943.
Fondo di provenienza:
20 - Primo Maggio 1944 a Sesto San Giovanni.
10 maggio 1944 – Il Primo Maggio a Sesto e nelle sue grandi fabbriche: nonostante i rischi, non mancano il getto e affissione di manifestini, l'esposizione di bandiere rosse e le scritte sui muri.
“Il 1° maggio 1944 non fu un giorno felice per noi o per nostri difetto di organizzazione o perchè le masse non erano ancora in grado di capire la grande importanza politica, fatto è che non ci furono che deboli e sporadiche fermate di lavoro.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 34).
Fondo di provenienza:
21 - GAP (Gruppi di Azione Patriottica) verranno puniti con la morte.
Manifesto del Comando Germanico con il quale si informa che "il giorno 31 luglio scorso per una serie di crimini commessi nelle ultime settimane sono stati fucilati sei banditi." con invito alla popolazione a dare informazioni utili alla cattura dei G.A.P." i quali verranno puniti con la morte."
Fondo di provenienza:
22 - 10 agosto 1944, strage nazi-fascista di Piazzale Loreto a Milano.
Quindici I martiri: Bravin Gian Antonio, Casiraghi Giulio, Del Riccio Renzo, Andrea Esposito, Fiorani Domenico, Fogagnolo Umberto, Galimberti Tullio, Gasparini Vittorio, Mastrodomenico Emidio, Poletti Angelo, Principato Salvatore, Ragni Andrea, Soncini Eraldo, Temolo Libero, Vertemati Vitale.
"Fra loro vi erano Domenico Fiorani, tenente dell’esercito e tecnico della Sapsa militante del Partito socialista, Giulio Casiraghi, tecnico comunista della Ercole Marelli già condannato dal Tribunale Speciale, Umberto Fogagnolo, ingegnere della Ercole Marelli, responsabile militare del Partito d’Azione della piazza sestese, Libero Temolo ed Eraldo Soncini, operai comunisti della Pirelli, Renzo Del Riccio già partigiano nell’alto Lario, evaso dai vagoni piombati diretti ai lager nazisti. L’ ondata di indignazione suscitata da questa rappresaglia — ve ne furono molte altre come la fucilazione di Rottiglio e Validio Mantovani, padre e figlio fucilati il 31 luglio 1944 a Milano al campo Forlanini, quelle di Luciano Migliorini e Pantaleo De Candia nel giugno, al villaggio Falck, quella di Gilberto Levi nel settembre 1944 e l’assassinio di Pierino Pelucchi — produsse forti reazioni: le azioni di sabotaggio, i disarmi di nazifascisti, i conflitti a fuoco e le azioni di propaganda si intrecciavano con gli scioperi generali, di fabbrica, di reparto." (Dall' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia' " di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag- n. 34 Guerini Associati e ISEC).
"Fu pure la 'Muti' a fornire ai tedeschi gli uomini per il plotone di esecuzione che materialmente consumò l'eccidio dei quindici martiri di Piazzale Loreto." (da sentenza della Corte di Assise di Milano del 30 maggio 1947 in "Processo alla Muti - La crudeltà della Milano fascista al banco degli imputati - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli 2025 pag. 58 Milano), mentre la Guardia Nazionale Repubblicana presidiò la zona. Non fu una fucilazione con un plotone di esecuzione, non furono letti proclami, nè vi era la presenza di un sacerdote: i prigionieri furono uccisi appena scesi dai camion e alcuni di essi tentarono la fuga. Le vittime, di età tra i 20 e i 50 anni, sono accomunate dall'essere antifascisti e patrioti che combattono l'invasore tedesco: essi rappresentano idealmente le diverse anime della Resistenza: comunisti come, ad esempio, Casiraghi e Temolo, socialisti come Fiorani, Soncini e Poletti, azionisti come Fogagnolo e cattolico come Gasparini.
“Ancora ostaggi fucilati, scelti fra i lavoratori di Sesto S. Giovanni, di questo centro industriale, preso di mira dall'odio implacabile della nostra borghesia, giolittiana, fascista, repubblichina, filo inglese, a seconda dei tempi, nazionale mai. Gli operai sono impietriti dall‘orrore, da queste esibizioni di criminalità e cinismo barbarico dei fascisti fucilatori, delle sentinelle messe a guardia dei morti, non per difenderli dagli oltraggi, ma per invitare all'oltraggio. ‘sono delinquenti, sono comunisti. Hanno avuto quel che si meritano’ I ceffi di guardia non sapevano misurare l’abisso di bestialità che in quel momento li separava dagli uomini. E più oltraggiosi ancora i pennivendoli del Corriere della Sera, della stampa, che hanno avuto l’animo di dare una giustificazione giuridica alla rappresaglia atroce e inutile. Inutile perché il popolo italiano piange i suoi caduti, ma non si ferma. inutile perchè da Stalingrado in avanti il destino del fascismo è segnato.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pagg. n. 30-31).
"All’epoca piazzale Loreto era il punto di convergenza del pendolarismo milanese verso le fabbriche della Brianza e di quello della provincia verso Milano; quindi, i nazisti lo scelsero perché volevano trasmettere un duro monito alla popolazione e alla Resistenza: il maggior numero possibile di persone doveva vedere e sapere. Negli orari di punta dei giorni lavorativi, il transito dei pendolari raggiungeva diverse decine di migliaia di lavoratori. Ma in quell’occasione, la voce del raccapricciante episodio corse rapidamente di bocca in bocca e, raggiungendo anche semplici cittadini, moltiplicò enormemente il numero dei passanti che temevano di poter riconoscere parenti o amici nei poveri corpi straziati. (...) D'altra parte la scelta del posto, la fucilazione e la crudeltà della lunga esposizione dei corpi martoriati lasciarono un segno indelebile nella popolazione milanese e nelle fila della Resistenza, caricando di un forte valore simbolico il luogo e l’evento. Se non lo si comprende, resta davvero difficile capire a pieno il secondo e più noto episodio legato a Piazzale Loreto: l’esposizione dei cadaveri di Mussolini, della sua amante e dei gerarchi fascisti il 29 aprile 1945.” (da S. Fogagnolo, L’altro Piazzale Loreto, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Politiche, Anno accademico 2005/2006, pagg. 25-28).
Fondo di provenienza:
23 - Attentato sulla linea ferroviaria, Sesto San Giovanni centro ferroviario militare importante da e per la Germania.
Manifesto del 11 agosto 1944 del Comune di Sesto e della Provincia di Milano a seguito di attentato sulla linea ferroviaria.
“Sesto era divenuto un centro ferroviario importante e treni carichi di soldati vi transitavano da e per la Germania. Si riesce a convincere non pochi di questi soldati a disertare. In questo periodo in seguito all'arresto di alcuni membri dal C.L.N. cittadino fra i quali i compagni Oldrini , Finetti ed altri il C.L.N. venne rifatto del tutto nuovo ed era così composto: dal comp. Cavenaghi, Tagliaferri, Baroncini, Asti, Braggioni, Prof. Riva.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 38).
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24 - "Si direbbe che apparteniate ad un'altra specie di viventi..."
Fondo di provenienza:
25 - "Glî operai attendono ...dalla Direzione ... un gesto di comprensione e di civismo."
“Il Comitato di agitazione ha mandato ai giuda della Direzione, una seconda lettera più esplicita della prima. In questa lettera, gli operai avvertono che non intendono accordarsi con commissari del lavoro, o di polizia, o con il comando tedesco. Gli operai sono degli italiani che si rivolgono ad italiani. Il testo della lettera è incollato sopra gli orologi di timbratura e sui muri dei principali passaggi.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 33).
Lettera del 28 agosto 1944 di un gruppo di operai della Breda alla Direzione in seguito alla "vaghe promesse" ricevute a seguito della precedente lettera del 24 agosto: "Glî operai attendono sempre dalla Spett. Direzione della Soc. Ital. 'Ernesto Breda' un gesto di comprensione e di civismo."
Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 36: “Se molti per paura, capi reparti ed ingegneri cedettero e vendettero la loro coscienza, ci furono altri che si rifiutarono all'infame compito ed anzi segnaliamo l'Ing. Spinelli che abbandona la febbrica, va dai partigiani e diventerà poi un eroico comandante.”
Fondo di provenienza:
26 - Attentati agli alloggiamenti di truppe militari e alla sede della G.N.R.
2 settembre 1944: manifesto del Comandante per la Sicurezza del Settore 12 che impone misure limitative alla popolazione di Sesto sul coprifuoco e sulla mescita di bevande alcoliche per 4 settimane dopo gli attentati agli alloggiamenti di truppe militari e alla sede della G.N.R. del 28 e 29 agosto 1944.
“Intanto i partigiani fanno sempre parlare di se, la caserma della G.N.R. viene attaccata a colpi di bombe e raffiche di mitra costringendo i militari a rincantucciarsi nello interno dei locali.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 37).
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27 - "... noi operai vogliamo che la patria sia la casa di ogni cittadino e non la fortezza di una casta dominante."
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28 - "Gli interessi dei lavoratori nelle officine e negli uffici sono identici per tutti, qualunque sia l'opinione politica e religiosa di ognuno."
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29 - 23 settembre, Gilberto Levi e Giovanni Valsecchi fucilati al Rondò,
Al Rondò (di Sesto San Giovanni) il 23 settembre 1944 furono fucilati senza processo Giovanni Valsecchi e Gilberto Levi, operaio alla Falck Unione di origine ebraica e attivo militante socialista (…) insieme a Fiorani, poi fucilato a piazzale Loreto. In particolare, Levi lavorava alla costituzione del CLN clandestino della Falck ed era anche impegnato nell’attività partigiana delle brigate Matteotti. Arrestato nel luglio del 1944 fu torturato e trasferito nelle carceri di Monza. Il 23 settembre prelevato dai militi repubblicani, insieme a Giovanni Valsecchi, fu portato al Rondò e qui fucilato senza processo. (da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015, pag. 99).
Fondo di provenienza:
da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015
30 - " La Breda con tutto il cuore, concede invece ai suoi operai di essere arrestati sul lavoro dalla polizia fascista..."
Volantino dei lavoratori della Breda del 6 ottobre 1944 in cui si contesta la Direzione aziendale per l'assenza di risposte concrete a favore degli operai, a differenza di altre aziende della zona.
"Pirelli, Magnaghi e Spadaccini, danno ai loro operai pacchi regalo. La Breda con tutto il cuore, concede invece ai suoi operai di essere arrestati sul lavoro dalla polizia fascista, la quale come si sà offre ai lavoratori alloggio gratuito, molte nerbate e una definitiva sistemazione con una scarica di mitragliatore nella schiena."
Fondo di provenienza:
31 - "E basta con le fucilazioni, basta con le torture agli arrestati, basta con le deportazioni in Germania ..."
Volantino dei lavoratori della Breda del 18 ottobre 1944 che condanna l'atteggiamento insensibile della Breda di fronte alle richieste dei lavoratori.
"Il 24 agosto i dipendenti della Breda hanno mandato alla Direzione la nota lettera con le richieste di anticipo di denaro. viveri, vestiti, combustibili. Il nostro gesto ha spinto tutta la massa lavoratrice di Milano e provincia a seguire l'esempio degli operai della Breda, cossichè noi siamo stati guida ed incitamento ai nostri compagni del milanese. (...) Ma noi non abbiamo bisogno di promesse o di candele. A noi, ai nostri figli, occorrono grassi, zucchero, riso, farina, combustibili. E basta con le fucilazioni, basta con le torture agli arrestati, basta con le deportazioni in Germania, basta con il sequestro delle biciclette."
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32 - Un certificato di Lavoro della Breda.
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33 -“Chiesa e Patria.”
Manifesto senza data: “Chiesa e Patria” a firma di “Italia e Civiltà” contro quella parte di sacerdoti che si oppongono a Mussolini e al fascismo.
Tra questi sacerdoti è da annoverare senza dubbio don Enrico Mapelli, Parroco di Sesto San Giovanni, il cui attivismo era ben noto anche agli uomini del duce: 'Scriverà rabbiosamente il comandante della Brigata nera “Resega” in una “Relazione riservata” al Comando il 28 dicembre 1944, alludendo all’impegno nella Resistenza del prevosto don Enrico Mapelli: 'altro da far saltare sarebbe il prevosto di Sesto San Giovanni, certo don Mapelli, che tanti danni ha arrecato al governo della Repubblica sociale italiana... La parrocchia di Sesto San Giovanni è un formicaio di antifascisti di ribelli di sabotatori.' " (Comunicazione riservatissima, 28.12.1944 conservata presso l’Archivio storico della Diocesi di Milano, Sezione Resistenza, citata nell' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'" di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag. n. 34 Guerini Associati e ISEC).
"Le prediche domenicali di Don Enrico Mapelli alla messa solenne e di un prete di Monza che da anni celebra la messa domenicale delle 8,30 sono violentissime requisitorie contro gli atteggiamenti del regime. (...) Assistente dell'oratorio era diventato don Giuseppe Galli, prete di freschissima messa, brianzolo verace di S. Pietro sul Seveso, rubicondo, di aspetto florido, timido di carattere, ligio alle gerarchie, ai dogmi , agli pseudo dogmi ed a tutto il ciarpame di un cattolicesimo di facciata. Intendiamoci non c'era certo di meglio in tutta la prepositura se si eccettua il parroco don Enrico Mapelli unica mosca bianca in tanta miseria morale. Questo era il nostro ambiente e queste le gerarchie alle quali cominciammo a contestare aspramente la responsabilità del fascismo e della guerra." (da Fondo Isidoro Bossi),
“Noi sappiamo oche tanti preti sono stati fucilati per aver difeso gli italiani dalla rabbia tedesca e fascista. Altri, accolgono nelle loro cas(e) a rischio della vita, i perseguitati di ogni partito. Per questi sacerdoti, noi abbiamo rispetto e venerazione, anche se per molti di noi la religione sia un affare che non ci riguarda personalmente. Ma questi sottanelle che escono dai limiti del Vangelo, per attaccare uomini che sono morti o stanno combattendo per la libertà, indicandoli come nemici della civiltà, questi mangia-cristo li vorremmo svergognare. Glie lo dicono al pretino, ma il gesuita che dovrebbe essere lo specchio della verità, smentisce le nostre orecchie e dice che egli combatte le teorie e non gli uomini.” (Da “Il diario di Angelo Pampuri, operaio della Breda” – Fondo Gruppo Studio Resistenza, B. n. 1 fasc. n. 1 pag. n. 66).
Per maggiori informazioni sulle figure di Don Enrico Mapelli, di Isidoro Bossi e di Angelo Pampuri è possibile consultare la sezione di questo sito "Donne e Uomini per la Libertà".
Fondo di provenienza:
34 - Un certificato di Impiego.
Fondo di provenienza:
35 - "L'officina,..., in regime fascista una gabbia suddivisa in ferrei limiti gerarchici."
Lettera aperta di un gruppo di operai ai dirigenti e agli impiegati di fabbrica in data 30 dicembre 1944 - febbraio 1945.
"Ne conseguiva che l'officina, che a tanti punti di somiglianza con la caserma, era, in regime fascista una gabbia suddivisa in ferrei limiti gerarchici e che il tentativo di oltrepassare questi limiti gerarchici e disciplinari, era considerato come una grave infrazione, punibile con multe, licenziamenti, denuncie al tribunale militare."
Fondo di provenienza:
36 -“Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945”
Per un visione completa della opposizione al fascismo e della lotta di liberazione si rinvia alla “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fasc. 10 doc. n. 297-341.“ ed in particolare per i fatti del 7 novembre, 23 novembre e 4 dicembre 1944 - pag. 38-39.
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza “Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945”Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341.
37 - Le Sap ed il taglio dei platani in Viale Umberto.
Documenti del Comune di Sesto su distribuzione legna da ardere per riscaldamento.
“Un’occasione nella quale si manifestò il legame tra la popolazione e le strutture militari delle Sap si verificò nel gelido inverno tra il 1944 e il 1945. Tra i disagi più acuti che, a causa della guerra e dell’occupazione nazista, pesavano sulla popolazione, vi era la mancanza di legna e carbone da ardere. (…). Il viale Umberto era allora il primo tratto della lunga strada che dal Rondò di Sesto conduceva fino alla villa reale di Monza. La careggiata centrale era affiancata lungo tutto il percorso da due vialetti pedonali definiti ciascuno da due fila di platani secolari (…). Nel gelido inverno del 1944 si presentava per la popolazione sestese come una fortunata riserva di legna da ardere. Furono gli organismi dirigenti del PCI milanese a prendere in seria considerazione di ‘difendere il popolo dalla fame, dal freddo e dal terrore nazifascista’: le Sap furono mobilitate per assistere e difendere con le armi la popolazione di Sesto nel taglio degli alberi. Non solo, ma le Sap misero a disposizione camion e carretti per il trasporto, e provvidero alla distribuzione di legna e carbone (prelevati con azioni militari dai depositi) alle famiglie che non avevano i mezzi per procurarsi attivamente la legna.” (da Fabio Cereda e Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pag. n. 134-135).
“19 Gennaio 1945 - Allarme. La massa si dissemina verso i campi. (…) Si avvicina alle fabbrica una comitiva di una quarantina di persone con carretta. Presso la Breda c'è un ospedale per traumatici e infortunati con un viale esterno di faggi fronzuti. La spedizione si ferma, i componenti attaccano gli alberi con accette e seghe. Mezz'ora dopo le piante sezionate e caricate sui carretti marciano verso ignoti focolari.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 60).
Fondo di provenienza:
1945
1 - "...compagni consegnati ai tedeschi per delitto di italianità".
Volantino dei lavoratori della Breda del gennaio 1945: "Qui alla Breda, dove già a decine si contano i compagni consegnati ai tedeschi per delitto di italianità, assistiamo al prelevamento di un altro gruppo di italiani, consegnati ora agli affamatori del popolo italiano, perchè lì puniscano della loro devozione alla libertà di questo lembo d'Italia messo a ferro e fuoco dai ladroni tedeschi".
Fondo di provenienza:
2 - Mancanza di pane.
Nel gennaio del 1945 il Commissario Prefettizio scrive alla Provincia di Milano per rivedere la quantità di pane giornaliero che può essere venduta ai non residenti, in particolare ai pendolari.
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3 - Fermate di lavoro alla Marelli e assalto ai vagoni di carbone.
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4 - 21 gennaio, ancora arresti e deportazioni - il diario di Mario Finetti.
“21 gennaio 1945 - l'anniversario della nascita del nostro Partito e della morte di Lenin, viene commemorato con affissione di manifesti ed esposizioni di bandiere rosse messe in ogni fabbrica. Il 21 gennaio avvengono arresti di compagni e fra questi ci sono Finetti, Posola, Larini, Pirovano, Pulici, Fuscono su delazione dei fratelli Moscatelli dalla Breda 1° Sez.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 34).
"Dal mio piccolo diario, stralcio questi appunti per dedicarli ai compagni Oldrini - Pino - Pirovano amici di sventura e di prigionia dal 21 gennaio al 30 aprile 1945" ricordi di Mario Finetti, capo tecnico alla Breda (per maggiori informazioni, è possibile consultare la sezione di questo sito "Donne e Uomini per la Libertà").
Fondo di provenienza:
5 - Le Squadre di Azione Patriottica (SAP).
Esposte bandiere rosse il 21 gennaio nelle fabbriche della Falck, Magneti Marelli e Breda e assalti delle SAP milanesi alle sedi fasciste.
Le Squadre di Azione Patriottica (SAP) nascono su iniziativa delle Brigate Garibaldi nell'estate del 1944. "A differenza del gappista che ha abbandonando lavoro e famiglia, vive nella clandestinità più assoluta ed è impegnato in azioni di tipo terroristico, il sappista continua (salvo essere scoperto) la sua vita famigliare e lavorativa e viene gradualmente addestrato alla lotta con una serie di azioni che vanno da quelle di minor rischio, come il lancio di manifestini, a quelle più complesse, come i disarmi o gli attacchi a piccoli posti di blocco. Infine, a differenza dei G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica) concepiti come braccio armato del partito e formati esclusivamente da comunisti, le S.A.P. nascono e si svilupperanno come milizia nazionale le cui fila sono aperte a tutti coloro che, indipendentemente dalla loro fede politica, vogliono battersi, armi alla mano, non per l'avvento del comunismo, ma per la sconfitta del nazifascismo e per la per la creazione di una libera democrazia." (da L. Borgomaneri, Due inverni un'estate e la rossa primavera - Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia 1943-1945, Franco Angeli, 1995, pag. 119).
Fondo di provenienza:
6 - Agitazioni operaie contro i licenziamenti e per la sicurezza. "Lì sta veramente il cancro della Lombardia."
1 marzo 1945 – Alla OSVA continuano le agitazioni contro i licenziamenti. Alla Pirelli una delegazione si reca in direzione per chiedere di non licenziare personale per evitare le deportazioni – Proteste contro l’imposizione fascista di lavorare durante il piccolo allarme alle officine B.E.M. e Magneti Marelli.
"A proposito di Sesto San Giovanni il comandante della GNR della zona scriveva al Comando provinciale: “è una vera maledizione questo centro industriale totalmente sovversivo. Lì sta veramente il cancro della Lombardia. Questa città rossa dovrebbe essere completamente distrutta al di fuori delle industrie con il sistema germanico. La popolazione maschile deportata in Germania.” Relazione di zona a firma del tenente colonnello G. Zanuso al Comando provinciale della GNR in data 21.2.1945 citata nell' articolo “Sesto San Giovanni 'cittadella del lavoro' e 'cancro della Lombardia'" di Giuseppe Vignati da “Streikertransporter – La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945 “ di Giuseppe Valota pag- n. 35 Guerini Associati e ISEC e nel testo di L. Borgomaneri “Due inverni, un’estate e la rossa primavera” Franco Angeli, 1985 pagg. n 245-246.
Fondo di provenienza:
7 - 8 marzo 1945 Giornata internazionale della donna.
“8 marzo 1945 - giornata internazionale della donna e dimostrazioni un po dovunque in fabbrica e fuori delle donne agghindate con nastri rossi, le quali tengono anche riusciti comizi. Azioni di disarmo, comizi volanti, fermate di lavoro più o meno lunghe caratterizzano questo mese di marzo ma anche dolorose perdite di combattenti e organizzati si debbono purtroppo registrare al nostro passivo.” (Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 40).
“8 Marzo 1945 Giornata internazionale della donna. Le operaie e le donne addette alla mensa, hanno legato nastrini rossi e tricolori ai loro riccioli più o meno permanenti. I tedeschi passano e dicono niente. I fascisti tacciono. Hanno una luce negli occhi oggi queste donne, che sconsigliano i "camerati" o altri farabutti del genere, a chiedere conto di questa improvvisa fioritura rossa o tricolore, Distribuiscono minuscoli nastrini rossi con spille, che gli operai si puntano sulla tuta con piacere.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 51).
“Le donne cospirano non meno degli uomini. Sono straordinariamente aggressive ed attive. In questi anni, che sembrerebbero irreali, se la morte non ci afferrasse ad ogni istante, sono le donne che sopportano il peso più opprimente. Esposte come di uomini, al pericolo aereo, alla razzia dei tedeschi, alle mitraglie dei banditi fascisti, hanno in più il carico dei bambini e quello, non meno preoccupante, di far mangiare i loro uomini. Soffrono per gli altri più che per loro stesse, come avviene sempre nelle famiglie operaie, ma con intensità accresciuta della mancanza di tutto quello che occorre, e dalla insensata malvagità del nemico. Anche le donne entrano nella fabbrica straordinariamente formose. Sovente dai loro petti di madri, invece di stampati, estraggono bombe e pistole.” ( da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 15).
8 - Sciopero del 28 marzo 1945 alla Breda ed alla Magneti Marelli.
Fondo di provenienza:
9 - "... l'entusiasmo e la volontà di lotta che animano le masse operaie milanesi..."
"Lo sciopero del 28 marzo scorso effettuato in oltre cento fabbriche di Milano ha messo in tutta evidenza il grado di combattività, l'entusiasmo e la volontà di lotta che animano le masse operai milanesi… Contro i licenziamenti si pongono in movimento gli operai della San Giorgio (Cambiano - Genova), della Pirelli, della Breda, della Falck (Milano), ecc..ecc."
Fondo di provenienza:
10 - "...ma siamo soprattutto i rappresentanti del governo legale, del governo di oggi e di domani ..."
Lettera del 4 aprile 1945 del Comitato d'Agitazione Nazionale della Sezione Prima alla Direzione della Breda.
"Bisognerebbe che la Direzione comprendesse almeno all'ultimo minuto, che noi non siamo dei turbolenti intesi a strappar denaro immeritato, ma siamo soprattutto i rappresentanti del governo legale, del governo di oggi e di domani ..."
Fondo di provenienza:
11 - "Lavoratori Solo lottando potremo strappare all'egoismo padronale almeno una parte dei nostri diritti."
“10 Aprile - sciopero per alcune ore e delegazioni di operai richiedono alle Direzioni delle rivendicazioni salariali e in genere di vitto. In questo giorno avviene l'uccisione del gapista Pelucchi dopo che aveva tenuto un comizio volante alla Marelli. Questo sciopero non ebbe piena riuscita perchè un membro del C.L.N. Dario Tagliaferri ora (saragatiano) diramò ai socialisti l'ordine di non scioperare. In seguito a continue fermate del lavoro e per le agitazioni la direzione Breda fa chiudere la 1°Sez, per 4 giorni, dopo di che su intervento dei tedeschi i quali evidentemente erano interessati alla produzione dalla 1° Saz, si riapre. Il nostro povero Longhini è morto. Questo caro ed attivo compagno che pur al letto di un ospedale dava ancora la sua opera di indomito combattente servendo da recapito e smistamento di direttive, è stato sempre per noi esempio di modestia e di operosità intelligente. Le sue onoranze furono grandi e commosse e un motivo in più per le masse di dimostrare a chi andava la sua riconoscenza.” Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 41).
“10 Aprile 1945 Sciopero. Dalle ore 9 alle 12, tutti fermi. Delegazioni operaie reclamano alle direzioni quello che da tanto tempo si chiede invano: 1) Raddoppiamento della paga oraria. 2) Raddoppiamento della razione del pane. 3) Cinque mila lire di anticipo. 4) Cessazione delle sospensioni di lavoro, 5) Cessazione degli arresti. 6) Cessazione delle fucilazioni. Lo sciopero è compatto anche perché non si tollerano diserzioni.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 70).
Volantino del 19 aprile 1945: "Lavoratori Solo lottando potremo strappare all'egoismo padronale almeno una parte dei nostri diritti."
Fondo di provenienza:
12 - Diario del CLN : "19/4/1945 ore 15".
Fondo di provenienza:
13 - Diario del CLN : "21/4/1945 ore 15- oratorio per esame situazione generale." "
Dallo stralcio del Diario del CLN nei giorni della insurrezione: "21/4/1945 ore 15 - oratorio per esame situazione generale."
“21 aprile – La cosidetta festa del lavoro fascista è impiegata per prepararsi alla insurrezione che già serpeggia in mille e mille modi e si manifesta in mille e mille episodi. Si preparano bracciali e fazzoletti rossi, scritte cubitali ai C.L.N. e ammonitori per i fascisti e i tedeschi appaiono sui capannoni di molte fabbriche, “ Da "Relazione sul movimento clandestino a Sesto SG dal 1926 al 1945” Fondo GSR Busta n. 1 - Fasc. 10 doc. n. 297-341. pag. 41).
Fondo di provenienza:
14 - L'Unità sullo sciopero del 10 aprile.
Fondo di provenienza:
15 - Diario del CLN : "22/4/1945 ore 16 - in strada per esame situazione generale. ".
Fondo di provenienza:
16 - Diario del CLN : "23/4/1945 ore 16 - oratorio - la situazione si aggrava ..."
Fondo di provenienza:
17 - Diario del CLN: "24/4/1945 ore 10 - oratorio- il C.L.N. decide di sedere in permanenza."
Dallo stralcio del Diario del CLN nei giorni della insurrezione: "24/4/1945 ore 10 - oratorio- il C.L.N. decide di sedere in permanenza. Si esamina la situazione che sembra precipitare da un momento all'altro. Le forze armate degli stabilimenti hanno ordinato di occupare le fabbriche. Si tengono pronti gli uomini per il servizio d'ordine." Da Fabio Cereda Giorgio De Vecchi, Sesto San Giovanni 1943-1945. Scenari della liberazione, Giorgio Tarantola Editore, 2015 pagg. n. 53: "Nei giorni dell’insurrezione e in quelli immediatamente successivi don Mapelli mise a disposizione l’archivio parrocchiale come ospedale da campo e centro di raccolta per gli ex-deportati di cui egli stesso organizzò il rientro dal confine del Brennero".
Fondo di provenienza:
Piano Insurrezionale - Fondo Gruppo Studio Resistenza fasc. n.16 doc. n. 833
18 - L’ insurrezione popolare del 25 aprile 1945 alla Pirelli.
Il 25 aprile 1945 viene dichiarato lo sciopero generale insurrezionale, le fabbriche vengono occupate dai lavoratori in armi. Entra in funzione una rete difensiva attentamente organizzata e sufficientemente forte. L’ insurrezione popolare del 25 aprile 1945 alla Pirelli (in “contatto telefonico continuo con la vicina Breda, attraverso un impianto telefonico diretto già esistente” ) viene descritta in un documento del 11 maggio 1945 redatto dal Comitato di Liberazione Aziendale della Pirelli.
“Il comportamento del complesso di uomini preposti alla difesa armata è stato veramente encomiabile e con orgoglio si può affermare che la Pirelli, prima ad insorgere contro l'odiato nemico nazi-fascista, è stata fra le prime come compattezza e decisione di uomini. E questo non è altro che il risultato di lunghi mesi di preparazione attiva alla lotta insurrezionale, fatta mediante scioperi, propaganda fra le masse e coesione completa fra i vari partiti attraverso i rappresentanti nei C.L.N. e C.A.”
Fondo di provenienza:
19 - Diario del CLN: "25/4/1945 ore 10 - seduta in permanenza - entusiasmo alla Breda.
Dallo stralcio del Diario del CLN nei giorni della insurrezione: "25/4/1945 ore 10- oratorio- seduta in permanenza. Si dispongono contatti con Milano. Gli stabilimenti sono occupati da ieri dagli operai armati. Si mobilitano 200 uomini per l'indomani mattina alle ore 7. Si emette il primo proclama alla cittadinanza. Si hanno notizie da Milano che si stà trattando la resa dei nazi-fascisti tramite l'Arcivescovado. Si attende conferma."
“Entusiasmo. Camion e materiali vengono disposti a barricata davanti ai cancelli. Dai nascondigli si tolgono pistole e fucili. Due gappisti escono, incontrano un camion con una ventina di briganti neri. I due impongono l'alt. I neri discutono. Non vogliono lasciarsi portare in fabbrica da due uomini. Cedono le armi e se ne vanno. I gappisti rientrano curvi sotto il peso dei moschetti. Decine di mani sì allungano per afferrare un'arma. Ai tedeschi pochi discorsi. Gli operai entrano nel loro ufficio e li fanno schierare contro il muro con le mani in alto.” (da Pampuri Angelo – La resistenza in una grande fabbrica milanese. - Il diario di Angelo Pampuri operaio della Breda sui fatti avvenuti nella I Sezione dal 26 luglio 1943 al 5 maggio 1945. Fondo Gruppo Studio Resistenza Busta n. 1 - Fasc 1 doc. 1-80 pag. n. 78).
Fondo di provenienza:
20 - Diario del CLN: "26/4/1945 ore 7 - occupata la ex sede del fascio e le scuole "Mario Galli"..
Dallo stralcio del Diario del CLN nei giorni della insurrezione: "26/4/1945 ore 7- oratorio- si apprende che nella notte il Comandante Sardi ha fatto occupare cogli uomini della Brigata del popolo la ex sede - casa del Fascio - e le Scuole "Mario Galli".
Si è pure disposto un servizio di guardia ai magazzini della cooperativa e di Casati. Data la situazione aggravata degli avvenimenti si decide di occupare per le ore 10 il Municipio. Di fatti alle ore 10 si parte dall'oratorio in colonna composta dal C.L.N. al completo, da Sardi con circa 50 uomini della brigata del popolo, alla volta del Municipio per l'occupazione.
Si uniscono a noi uomini della brigata Matteotti e si percorre rapidamente la Piazza Petazzi, la via Dante e il largo Lamarmora e si raggiunge il Municipio. Il Commissario Prefettizio Dott. Sollazzo è presente. Viene dichiarato in arresto il Segretario Capo Dott. Tomassini. Il Cav. Zeni dell'annonaria è latitante e viene messo Asti al suo posto."
Fondo di provenienza:
Fondo Gruppo Studio Resistenza n. 16 n. 832
21 - Occupazione del Municipio.
Fondo di provenienza:
22 - 26 aprile 1945: avviso del CLN alla cittadinanza.
Fondo di provenienza:
23 -“Saranno duramente trattati coloro che si presentassero con raccomandazioni o cercassero raccomandazioni."
Fondo di provenienza:
24 - Rodolfo Camagni nominato Sindaco.
Fondo di provenienza:
25 - Rimozione della lapide a ricordo delle sanzioni.
Fondo di provenienza:
26 - 27 aprile, controllo dei generi alimentari.
Fondo di provenienza:
27 - Il CLN di Sesto invita i dipendenti della Soc. Edison a riprendere il lavoro.
Fondo di provenienza:
28 - 30 aprile, Breda, oggi l'officina si apre in un nuovo regime di libertà.
Volantino del 30 aprile 1945 del C.L.N. Breda: " Oggi l'officina si apre in un nuovo regime di libertà, conquistata in quattro giorni di lotta contro un nemico potente ed armatissimo. Ma la vittoria non ha solo un significato politico, ma anche sociale (...)."
Fondo di provenienza:
29 - Sostegno agli ex internati politici e militari di passaggio in città.
Fondo di provenienza:
30 - La situazione alimentare in città.
Fondo di provenienza:
31 - Il CLN di Sesto contro contro la visita a Milano del Principe Luogotenente.
Fondo di provenienza:
32 - 5 maggio, il Sindaco chiede al CLN di riaprire le scuole.
Fondo di provenienza:
33 - Immediata riapertura delle scuole.
Fondo di provenienza:
34 - "Mano d'opera, Direzione, Produzione, Epurazione"
Fondo di provenienza:
35 - Solo gli organi di polizia possono fare arresti, perquisizioni, sequestri e le armi devono essere consegnate alla autorità pubblica.
Il CLN Lombardo, il Prefetto, il Comando Piazza Corpo Volontari della Libertà ed il Questore di Milano il 4 maggio 1945 dispongono che "Nessuno, al di fuori degli organi di polizia giudiziaria, che sono la Questura e forze da queste dipendenti, può eseguire perquisizioni, fermi, arresti, sequestri e analoghi atti; tutte le persone attualmente in arresto presso le sedi di tali formazioni (Volontari della Libertà) dovranno essere consegnate nelle Carceri di San Vittore se civili. di Via Crivelli, se militari, o o rilasciate nel caso che non siano risultati sufficienti elementi d'accusa a loro carico." Inoltre, il Comandante Capo Armate Alleate Gen. H.R. Alexander e il Comandante della Piazza di Milano del Corpo Volontari della Libertà Emilio Faldetta ordinano, con rispettivi atti, la consegna di armi, munizioni, esplosivi.
Fondo di provenienza:
Fondo CLN Sesto B. n.3 fasc. n. 4 : manifesto del 4 maggio 1945 del CLN Lombardo, del Prefetto, del Comando di Piazza Corpo V.L. e de Questore.
Fondo Gruppo Studio Resistenza. Manifesto senza data, dopo il 25 aprile 1945: Avviso n.1 del Comandante Capo Armate Alleate Gen. H.R. Alexander per consegna di armi, munizioni, esplosivi e apparecchi radio trasmittenti.
Fondo CLN Sesto B. n. 3 fasc. n. 4 doc. n. 2252 - comunicazione del Comandante del Corpo Volontari della Libertà Emilio Faldetta.
36 - Cap. Coult: "Il CNL ha svolto un’opera magnifica e sono certo, anche a nome degli alleati, che continuerà. “
Estratto della Riunione del 10 maggio 1945 nella scuola di Sesto alla presenza del Comando Generale, del Comando di Settore, del Comando Alleato, del CNL e dei rappresentanti delle fabbriche di Sesto. “La popolazione di Sesto si è comportata in modo veramente esemplare ed ammirevole.”
(Recalcati, rappresentante CLN); “E’ merito degli operai e dei patrioti se al momento della insurrezione il nemico non ha avuto il tempo di danneggiare gli impianti sia industriali, che elettrici, stradali, ecc.”
Ing. Falck; “In questi venti anni di schiavitù fascista agli operai non è mai stata offerta la minima possibilità di vita. L’ operaio non sapeva mai dove finivano i suoi doveri e dove iniziavano i suoi diritti.”
Casiraghi (CLN Aziendale Falck); “Il CLN Aziendale si è innanzi tutto preoccupato della epurazione che se non risolta non può permettere la ripresa del lavoro."
Tura (CLN Aziendale Pirelli); “Sono convinto e di netto parere che l’epurazione va effettuata fino in fondo. Basta con le lettere anonime… Tutto quanto arriverà a noi senza firma verrà cestinato”
Rigamonti (CLN Milano); “La parola d’ordine per tutti gli italiani deve essere ’fraternità’…. Per ordine delle autorità si procederà al disarmo.” Gen. Faldella (Comando Piazza); “Il CNL ha svolto un’opera magnifica e sono certo, anche a nome degli alleati, che continuerà. “
Cap. inglese Coult; “Si deve ai patrioti se Sesto è stata salvata da ogni distruzione come invece era stato progettato dai tedeschi. Va trattato ora il problema dell’epurazione. Tutti quanti si sono resi colpevoli vanno puniti. Bisogna però agire con molta cautela e giustizia. Ogni accusato deve essere giudicato a fondo e messo al confronto con chi muove l’accusa.”
Melloni Stefano (Comandante del Settore); “Credo sia il caso di precisare meglio le funzioni a noi riguardanti onde poter procedere secondo quanto stabilito.”
Braschi (Commissario d’azienda della Marelli); “Le industrie sono ferme per mancanza di materie prime e quindi si prega di provvedere in tal senso.”
Ing. Conti CLN Sesto; “Se le autorità superiori non ci permetteranno di procedere all’epurazione in senso radicale mai potremo arrivare alla conclusione finale della nostra lotta”.
Fondo di provenienza:
37 - Numero dei partigiani armati, dei servizi di Polizia e dei detenuti a Sesto.
Fondo di provenienza:
38 - Restituzione delle caserme ai Carabinieri.
Il CLN Alta Italia di Milano chiede che i locali già adibiti a stazioni di Carabinieri vengano restituite ai Carabinieri medesimi entro il 16 maggio.
Fondo di provenienza:
39 - Modiche al sistema organizzativo interno della Breda.
Fondo di provenienza:
40 - Richiesta di prolungamento del servizio urbano tranviario fino al dazio di Sesto.
Fondo di provenienza:
41 -Adunata del CLN del 22 maggio 1945 nell’ Oratorio Parrocchiale.
Fondo di provenienza:
42 -Adunata del CLN del 25 maggio 1945 presso il CLN Regionale.
Fondo di provenienza:
43 - Nuovo Consiglio Direttivo provvisorio della Unione Sportiva "Pro Sesto".
Fondo di provenienza:
44 - Attività repressiva a carico di elementi fascisti.
Fondo di provenienza:
45 - "Approvazione nomina della Giunta Comunale".
Fondo di provenienza:
46 - "Componenti del C.L.N. della Città di Sesto San Giovanni."
Fondo di provenienza:
47 - "I fascisti siamo noi!"
L'epurazione a Sesto. "I fascisti siamo noi!", ironico titolo del periodico progressista sestese del maggio 1945: "Credete che almeno una volta ci si sia imbattuti in un fascista che abbia coraggiosamente dichiarato la sua qualità, difesa, se non altro per coerenza e dignità d'uomo, la idea? Mai, i fascisti non sono mai esistiti dunque: chi s’era iscritto per lavoro, chi per fame, uno perchè aveva dieci figli, un terzo perchè preso per la collottola promettendogli fior di legnate se non si fosse iscritto. E' che se si va a prendere quelli che le legnate le somministravano escono al modo e col dire di Don Abbondio....Io?... cosa c’entro io, la persona più onesta e più degna di vivere, che ha sempre fatto del bene: e lo può dire questo, l’altro e quest’altro ..."
Da L. Borgomaneri “Due inverni, un’estate e la rossa primavera” Franco Angeli, 1985 pagg. n293-.295: per la relazione del generale Faldella, cfr. G.Pesce “Quando cessarono gli spari” pp. 181-183:“Ed è proprio qualche giornale nato dalla Resistenza che subito, in quei giorni, comincia ad accennare a presunti eccessi di rigore della giustizia partigiana, in particolare a Sesto San Giovanni; poi gli accenni sono ripresi dalla radio e, in men che non si dica, sull’argomento si scomoda anche Radio Londra. Tanto da sollevare un’ondata di indignazione da parte della cittadinanza e delle autorità locali che chiedono al Comando piazza di Milano un’ispezione in loco e un’inchiesta. E l’ispezione avviene. A condurla è il nuovo comandante la piazza di Milano, generale Emilio Faldella, resistente sì, ma non certo sospettabile di simpatie comuniste avendo, anche lui come altri, combattuto in Spagna: solo che lui stava dalla parte fascista come capo dello stato maggiore del corpo di spedizione italiano. Il generale gira in lungo e in largo, è portato a visitare la città e le fabbriche, dalla Breda, che ha le migliori formazioni sappiste (‘ottime per prestanza e marzialità, nonché per uniforme e contegno ’ commenterà), alla Magneti Marelli, le cui Sap pare non abbiano fama di essere le più presentabili: ce l’accompagna Aldo Melloni, ex ufficiale di marina e comandante del settore Cvl di Sesto, affinchè Faldella abbia tutti gli elementi di giudizio. E Faldella prende atto della serietà del comando sestese. Poi affronta la questione dei processi e ne esamina molti verbali. Di fronte all’unica sentenza di morte emessa dal Tribunale di guerra del settore, stanno quasi centoventi condanne alla pena capitale decretate dai tribunali di fabbrica che non avrebbero dovuto esistere e la cui costituzione è certamente illegale. ‘Però – scrive Faldella nel rapporto che invia all’indomani a Cadorna – essi hanno funzionato con soddisfacente equità, particolarmente notevole presso la Breda. Sono stati condannati criminali noti e ben individuati (delatori che hanno causato detenzioni, fucilazioni e deportazioni, autori di omicidi politici, strumenti coscienti di avvenute fucilazioni ecc.) e sono stati assolti numerosi imputati per insufficienza di prove. Questo fatto prova che l’operato dei Tribunali non fu settario, come pure la constatazione che tra i condannati pochi sono i dirigenti e i tecnici in confronti dei semplici operai, dimostra che le condanne non furono certo conseguenza di volontà di sopraffazione di una classe sull’altra.’ Per alcuni casi di imputati deferiti con gravi accuse, il tribunale si è dichiarato incompetente e li ha rimessi alla Commissione di giustizia. Nei processi alla Breda la funzione di pubblico ministero è sempre stata svolta da un avvocato e parecchi detenuti, fra cui l’odiatissimo ingegner Gabbatto, sono stati salvati dal linciaggio e trasferiti a San Vittore. La vita a Sesto – dice Faldella – si svolge dunque con perfetta normalità. Piuttosto ‘permane viva (...) anzi lancinante la preoccupazione che la sospensione dell’attività dei Tribunali di guerra salvi i criminali da giusto castigo.’ “
Fondo di provenienza:
48 - "Un campo di concentramento a Sesto S. Giovanni."
Un campo di concentramento a Sesto S. Giovanni. "Allo scopo di poter controllare, come è necessario, l’attività dei fascisti repubblicani che non abbiano a carico crimini di una certa gravità la Questura centrale, d'intesa con la Prefettura, ha deciso la creazione di un campo di concentramento in una località presso Sesto S. Giovanni. Il campo, che non avrà nulla in comune con quelli creati dai tedeschi, potrà ospitare fino a quattromila persone e sarà dotato di tutti i servizi indispensabili." "Sono arrivati ieri mentre eravamo al campo; sono in fila per tre, mogi mogi come cani scudisciati; in nessuno dei visi che ci fermiamo a vedere c'è un lampo di decisione; sono lì tutti pronti a battersi il petto e a recitare il mea culpa ma dopo aver chiarito che: «io non ho fatto niente ». Siamo quasi d'’accordo; i veri pezzi grossì, (oggi lì chiamano papaveri, ieri gerarchi), qui non ci sono; nè ci sono autori di delitti. Sono soldati delle Brigate nere,della Mutî, della X Mas, iscritti all’ex Partito. Che oggi per grazia di Dio e volontà nostra e di altri è partito per sempre."
Fondo di provenienza:
49 - Punizione dei delitti fascisti.
Fondo di provenienza:
50 - Costi elevati della energia elettrica.
Fondo di provenienza:
51 - 16 giugno, in nove punti le richieste degli operai di Sesto in Municipio.
Fondo di provenienza:
52 - Un convalescenziario per gli ex internati politici e militari sestesi.
Fondo di provenienza:
53 - “... troppo tempo con la minaccia di essere fucilati ogni giorno, ogni ora ed ogni minuto”.
Fondo di provenienza:
54 - Epurazione nelle imprese private.
Fondo di provenienza:
55 - Convocazione del primo congresso di tutti i CLN delle Aziende di Sesto.
Convocazione per il 13 luglio 1945 del primo congresso di tutti i CLN delle Aziende di Sesto San Giovanni (con relativo elenco) presso il Cinema Teatro Italia.
Fondo di provenienza:
56 - "Usciti da un lungo periodo di arbitrio e di illegalità ci abituiamo a usare un'arma ... più potente del mitra: questa è la legge."
13 luglio 1945: conferenza tenuta al CLN di Sesto San Giovanni al Cinema Teatro Italia con i rappresentanti del CLN e dei CLN Aziendali.
Emilio Sereni, iscritto al PCI dal 1926, partigiano, che sarà poi componente della Costituente, così si esprime:" Ricostruire non significa soltanto tirare su un muro danneggiato, significa ricostruire moralmente e materialmente il nostro paese… Noi vogliamo una legalità democratica. ...Noi siamo stati per anni abituati a lottare contro la legge fascista che non era una legge ma un arbitrio. Se noi vogliamo stabilizzare la libertà, noi dobbiamo prendere l'abitudine al rispetto della legalità democratica. Noi abbiamo ristabilito in Italia il pieno dominio della legalità ... Bisogna che noi, usciti da un lungo periodo di arbitrio e di illegalità ci abituiamo a usare un'arma che é molto più potente del mitra: questa è la legge. Così noi rinforzeremo le nostre posizioni democratiche. Noi vogliamo creare un'Italia in cui tutti i problemi che interessano le classi operaie siano risolti attraverso la legge."
Così scriverà Piero Calamandrei ("I primi passi" in "il Ponte"II (luglio-agosto 1946) n.7-8 pag. 588: "Al Partito comunista italiano la storia dovrà riconoscere, il quel difficile periodo (1944-45) un grande merito, quello di aver riportato tra le masse disorientate e disgregate da tante sciagure, il senso della disciplina politica. Se in questi due anni, nonostante tutto, il tessuto connettivo sociale ha potuto resistere e sopravvivere l'unità nazionale, e la repubblica affermarsi pacificamente contro tutte le astuzie e contro tutte le frodi, si deve in larga parte all'equilibrio, alla moderazione e, bisogna dirlo, al patriottismo dei responsabili comunisti."
Fondo di provenienza:
57 - Primo Anniversario della strage di Piazzale Loreto.
Fondo di provenienza:
58 - "Le immagini dei funerali dei partigiani sestesi uccisi nella strage di piazzale Loreto."
Fondo di provenienza:
59 - Costituzione delle Commissioni di Epurazioni Aziendali.
Fondo di provenienza:
60 - Ordine del giorno del CLN di Sesto al congresso provinciale.
Fondo di provenienza:
61 - Forte disoccupazione.
Fondo di provenienza:
62 - Approvvigionamento di legna da ardere per l'inverno.
Piano di approvvigionamento di legna da ardere in vista dell’inverno (30 agosto 1945).
Fondo di provenienza:
63 - Cessione di giurisdizione al Governo Italiano dal 1 gennaio 1946 su zone del territorio nazionale.
31 dicembre 1945: manifesto contenente il proclama n. 16 del Comando Militare Alleato del Territorio Occupato relativo alla cessione di giurisdizione al Governo Italiano dal 1 gennaio 1946 su zone del territorio nazionale, come stabilito dalle Nazioni Unite.
Fondo di provenienza:
64 - La Breda per il rimpatrio dei deportati.
Fondo Gruppo Studio Resistenza: lettere della Breda alla Croce Rossa Italiana per agevolare il rimpatrio dei deportati.
Fondo di provenienza:
65 - La guerra di liberazione 1943-1945 letta attraverso i volantini.
Fondo di provenienza:
66 - La conquista delle libertà.
67 - "La Resistenza fu tricolore..."
Con la liberazione dal fascismo e dalla occupazione nazi-fascista sono conquistate le libertà e tra esse la libertà di stampa, "pur sottoposta alla censura della amministrazione militare alleata" (da L. Borgomaneri “Due inverni, un’estate e la rossa primavera” Franco Angeli, 1985 pag. n. 293).
Anche la stampa locale di Sesto ritorna ad essere pluralista. E’ possibile consultare di seguito due periodici locali di diverso orientamento politico pubblicati nel 1945 e nel 1946.
Nel frattempo, anche per effetto del nuovo contesto geopolitico della Guerra Fredda si raggiunge progressivamente il punto di rottura della alleanza antifascista. "Quando si ruppe, dunque, l’unità resistenziale? Se si vuol scegliere una data scolastica si può indicare la primavera del ’47, quando De Gasperi costituì il Governo lasciando comunisti e socialisti all’opposizione. Innegabili segnali di rottura si erano tuttavia già manifestati fin dalla primavera del 1945 (…) il motivo di fondo che spezzò l’unità della Resistenza fu la politica estera. Soltanto ed esclusivamente la politica estera (…)”. (da P.E. Taviani, Politica a memoria d’uomo, Il Mulino, 2002 pagg. n. 119-120).
I forti fattori di continuità presenti tra il personale dell'esercito, delle prefetture, delle forze dell'ordine, della magistratura ed in genere nella pubblica amministrazione unitamente al condizionamento derivante dalla presenza delle forze militari alleate sul territorio nazionale ed alle profonde divergenze su diversi fondamentali argomenti tra le forze politiche (dalla collocazione internazionale alle misure socio-economiche) non furono, tuttavia, tali da impedire di giungere al referendum del 2 giugno 1946 (che portò alla vittoria della repubblica) e alla approvazione della nuova Costituzione Repubblicana.
Questa una sorta di consuntivo, trent’anni dopo, di Giorgio .Amendola (Intervista sull’antifascismo, a cura di P. Melograni, Laterza, 1976, pp. 173-177): “Alla base dell’alleanza c’erano tre obiettivi fondamentali: la partecipazione autonoma dell’Italia alla sua liberazione, l’elezione della Costituente, la firma di un trattato di pace. Per partecipazione autonoma intendevamo: combattere contro i tedeschi affermando in modo autonomo il contributo del popolo italiano; quindi una Resistenza non subalterna alle operazioni militari alleate (…) E questo obiettivo fu in parte raggiunto (…). Il secondo obiettivo era la convocazione della Costituente. (…) . Terzo obiettivo: arrivare uniti al tavolo della pace, per firmare un trattato che portasse l’Italia fuori della condizione di Paese vinto. E questo si raggiunse nel 1947. Il trattato fu approvato anche col nostro voto alla Camera.” Lo stesso Giorgio Amendola così sintetizza, nello stesso volume-intervista, il suo giudizio sulla esperienza dei venti mesi della lotta di liberazione: “E’ per questo che io dico che la Resistenza fu tricolore, perché la bandiera tricolore fu l’elemento che ci univa. Anche se poi c’era il rosso dei comunisti e socialisti. Io insisto su questo concetto, perché dire che la Resistenza fu soltanto rossa, vuol dire negare l’ampiezza delle altre forze che vi parteciparono anche se in forme molto varie. E poi c’era un retroterra della Resistenza. La Chiesa dava il suo sostegno in un certo modo. Magari c’erano meno partigiani democristiani, ma c’erano molti parroci, che offrivano assistenza.”
68 - La liberà di stampa ed il pluralismo. Il periodico locale "Il Risveglio".
Fondo di provenienza:
69 - La libertà di stampa ed il pluralismo. Il giornale locale: "Incontro".
Fondo di provenienza:
70 - Il Consiglio Comunale approva all'unanimità la nuova toponomastica.
Il Consiglio Comunale di Sesto San Giovanni nella seduta del 2 luglio 1947 all'unanimità ha deliberato di regolarizzare la toponomastica cittadina cambiando il nome ad alcune vie, in particolare quelle che "sono state dedicate spontaneamente dalla cittadinanza ai Martiri della Liberazione il 25 aprile 1945, per cui il Consiglio Comunale non dovrà fare altro che confermare il gesto patriottico del popolo".
Tra le nuove intitolazioni molte sono quelle riservate alle persone che in queste pagine e nella sezione "Donne e Uomini per la Libertà" abbiamo voluto ricordare e onorare nell'Ottantesimo Anniversario della Liberazione pubblicando una parte della documentazione conservata negli archivi dell'Istituto di Storia dell'Età Contemporanea (ISEC) di Sesto San Giovanni
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71 - Sesto San Giovanni, Città Medaglia d’Oro al Valor Militare per attività partigiane.
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"Sesto San Giovanni nella Resistenza" - Comune di Sesto San Giovanni - Anni Settanta pag. n.57.