Nell’aprile del 1945 l’arrivo degli Alleati e l’insurrezione dei partigiani permisero agli ebrei italiani di uscire dalla clandestinità e considerarsi finalmente in salvo. Eppure, per la maggior parte di loro, la Liberazione non rappresentò un momento di piena felicità, ma solo un “sospiro liberatorio, poiché essi avevano perduto le loro famiglie e le loro case, non avevano un posto dove andare e nessuno che li aspettasse”.
Nell’immediato dopoguerra l’Italia fu anche terra di passaggio per migliaia di ebrei stranieri in fuga dall’Est e da un Europa devastata dall’odio razziale. Per aiutarli a raggiungere la Palestina, i sionisti crearono una “rete invisibile”, fatta di contatti e posti di sosta, che organizzava gli imbarchi clandestini dei profughi dalle coste italiane verso il Medio Oriente. Grazie all’”acquiescenza” del governo italiano e all’aiuto di ex partigiani e di tanti cittadini, avvenne la “grande epopea della Alyià Bet”, l’emigrazione verso la terra promessa.
In questo volume, documenti d’archivio e testimonianz4e dei protagonisti di quei giorni aiutano a capire un processo che fu complesso e travagliato e che, a sessant’anni di distanza, continua a riproporre riflessioni e domande irrisolte.
Dai lager alla terra promessa. La difficile reintegrazione nella "nuova Italia" e l’immigrazione verso il Medio Oriente (1945-1948)
Autore: Andrea Villa
Editore: Collana RIPENSARE IL '900 - Monografie
Milano, Guerini & Associati, 2005
ANDREA VILLA, ricercatore, collabora con l’Università di Parma, la Fondazione ISEC e l’Istituo piemontese per la la storia della Resistenza.