Le memorie di Bruno Cerasi (nome di battaglia Nando) che il figlio ha voluto fossero rese pubbliche ci riportano a un periodo della storia d’Italia che la distanza non ha reso meno drammatico. Come scrive Gianni Cervetti nella premessa, sono gli anni “in cui la generazione ‘di mezzo’, vale a dire di coloro che non avevano vissuto le lotte e i sommovimenti di fine Ottocento e della Belle Époque, si affacciava alla vita (Cerasi era nato nel 1913) incontrando sulla propria strada il fascismo imperante [...]. Alcuni, anzi molti, ne furono travolti. Non così Bruno Cerasi” come il diario documenta ampiamente ed efficacemente, soffermandosi in particolare sul periodo del suo impegno nella politica clandestina da comunista e da dirigente della Resistenza fino alla Liberazione.
Il nero e il rosso. Frammenti di memorie di una vita
Bruno Cerasi (1913-2002) è nato a Piombino in una famiglia di lavoratori e in un ambiente operaio socialista anarchico. Ha frequentato un istituto professionale e si è diplomato come tecnico, lavorando poi per qualche tempo nella sua città. In seguito si è trasferito a Milano dove ha continuato a lavorare in fabbrica. Ha aderito clandestinamente al Partito comunista, partecipando alla Resistenza e alla lotta di Liberazione. In questa veste è stato membro delle brigate Garibaldi nel cosiddetto 3° settore, cioè a nord di Milano. Negli anni Cinquanta si è occupato di formazione politica nella Federazione milanese del Pci. Tra il ’61 e il ’66 è stato segretario della Federazione del Pci di Monza e della Brianza. Dal ’66 al ’72, ha fatto parte della Segreteria della Federazione comunista milanese, occupandosi di lotta al terrorismo e alla eversione. Dal 1975 al 1980 è stato assessore provinciale milanese allo Sport e al Turismo.