Una settimana a Saint-Germain-en-Laye

Tra il 14 e il 18 ottobre 2024 l’attività didattica di Fondazione ISEC si è spostata a Saint-Germain-en-Laye.
La cittadina si trova alle porte di Parigi ed è un luogo ricco di storia: vi è stato firmato il trattato che, alla fine della Prima guerra mondiale, ha messo fine all’Impero asburgico; è il paese natale di Luigi XIV e nella sua cattedrale sono conservati i resti di Giacomo II Stuart. A Saint-Germain hanno anche sede due realtà scolastiche internazionali, il Collège Les Hauts Grillets e il Lycée International ed è nelle rispettive sezioni italiane che è stato realizzato il nostro progetto Un uomo, il mondo.

Dossier storia globale e ambiente | Isec

Sia il Collège che il Lycée sono scuole pubbliche, ma per accedervi occorre superare una prova di lingua e di motivazione allo studio. L’ambiente è multilinguistico, specie al Lycée, nel quale sono attive sezioni di cinese, russo, giapponese, svedese e altre lingue, oltre ai principali idiomi della Comunità europea. Anche solo prendere un caffè in aula docenti è un’esperienza affascinante.
Nella fase preparatoria abbiamo concordato con le docenti un percorso di Storia globale che tenesse al centro il tema della legalità. Un uomo, il mondo racconta la storia di Jerry Masslo, che nel 1988 parte dal Sudafrica in cui è ancora vigente il regime di apartheid e giunge in Italia dove finisce a lavorare nei campi di pomodoro di Villa Literno sotto i caporali.
Il progetto, nato nell’ambito del laboratorio che nel 2021 aveva chiuso il corso di Storia globale dedicato a tematiche ambientali, offre molto spunti per discutere di globalizzazione. La vita di Jerry Masslo, la condizione del Sudafrica con la sua doppia colonizzazione, la crisi stessa del regime segregazionista sono alcuni spunti. E poi: la competizione su scala planetaria di un prodotto come il pomodoro, la conseguente necessità di compressione dei prezzi, dei costi e dei salari bracciantili, la scelta di non pochi imprenditori agricoli di affidarsi al caporalato.
Ma la storia di Jerry Masslo consente anche di parlare della specifica condizione di tanti lavoratori stagionali, una condizione che, a differenza dei “cafoni” di siloniana memoria, non è più solo di sfruttamento, ma anche di invisibilità e isolamento.
Il dialogo con le ragazze e i ragazzi ha preso le mosse da una serie di fotografie su cui è stato chiesto un parere: cosa rappresenta l'immagine? Quali informazioni possiamo trarne? Secondo voi, chi potrebbe aver scattato la fotografia? A che scopo?
Quando la vicenda si è spostata dal Sudafrica all’Italia, il dialogo con le classi si è svolto in un clima animato e a tratti incredulo: che si possa parlare di "riduzione in stato di schiavitù" ancora alla fine del Novecento è parso quasi incredibile, eppure questo è il reato di cui, allora come oggi, sono accusati i caporali.
Questi alcuni dei commenti degli e delle studenti: perché una minoranza di bianchi ha il potere in una paese in cui la maggioranza è nera? Ma i neri non si ribellano? Perché son sempre i neri a essere discriminati? Come è morto Jerry Masslo? Chi lo ha ucciso? I suoi assassini sono in galera?
Nell’ultimo tratto del progetto la classe è stata divisa in gruppi e a ciascun gruppo è stato affidato un compito di realtà. Ne citiamo alcuni: mettersi nei panni di Jerry Masslo e scrivere una lettera a casa illustrando la sua situazione in Italia; immaginare una chat tra Jerry e un amico che vuol trasferirsi dal Sudafrica in Italia.

Per portarli a termine, le e gli studenti hanno usato le informazioni raccolte, conducendole dal piano generale al livello della percezione personale. Uno sforzo quindi sia di elaborazione concettuale che di comprensione psicologica.

I materiali che le classi coinvolte, sei in tutto, hanno prodotto saranno pubblicati sul sito di Fondazione ISEC.