Spettacolo di Renato Sarti “Matilde e il tram per San Vittore”

Segnaliamo la prima nazionale dello spettacolo “Matilde e il tram per San Vittore” di Renato Sarti prodotto con il patrocinio di ISEC: il testo è un’elaborazione dal volume di Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager, che abbiamo pubblicato nel 2015 con la preziosa collaborazione del nostro Peppino Vignati (Mimesis Edizioni).
Lo spettacolo sarà in scena dal 24 al 28 gennaio al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.
Per info e biglietti: Piccolo Teatro o Teatro della Cooperativa

Testo e regia Renato Sarti, con Maddalena Crippa, Debora Villa, Rossana Mol e Marika Giunta / Giulia Medea nel ruolo di Matilde; scena e costumi Carlo Sala; musiche Carlo Boccadoro; luci Claudio De Pace; progetto audio Luca De Marinis; dramaturg Marco Di Stefano; foto Laila Pozzo; produzione Teatro della Cooperativa; con il sostegno di Aned; con il patrocinio di Anpi, Istituto Parri e ISEC e con il patrocinio dei Comuni di Albiate, Bresso, Cinisello Balsamo, Monza e Muggiò.

Sinossi: A causa degli scioperi che durante la Seconda guerra mondiale paralizzarono i grandi stabilimenti a nord di Milano − i più grandi nell’Europa occupata dai nazisti − centinaia di lavoratori di Sesto San Giovanni e dei comuni limitrofi furono vittime di retate spietate, sottratti ai propri affetti e deportati nei lager nazisti.
Matilde e il tram di San Vittore, scritto da Renato Sarti, nasce dalle testimonianze raccolte in più di venti anni da Giuseppe Valota, presidente dell’ANED di Sesto San Giovanni e Monza, figlio di un deportato morto in Germania. Un testo che vuole mettere in evidenza il “non eroismo” di chi si oppose al nazifascismo pagando un caro prezzo. Lo fa attraverso le voci di quelle donne che si ritrovarono improvvisamente da sole, costrette a vivere e a gestire un quotidiano di fame e miseria, nel terrore della guerra e dei bombardamenti. Alla disperata ricerca dei loro uomini, inghiottiti nel nulla, si precipitavano nei luoghi di detenzione dei nazisti e dei fascisti, fra cui la sede della famigerata Legione Ettore Muti, un luogo di tortura che nel dopoguerra diventerà il Piccolo Teatro di Milano.
Nel clima festoso del dopoguerra, per molte di quelle donne incominciò un periodo ancor più terribile, quello dell’attesa spasmodica. Dei 570 deportati delle grandi fabbriche, 223 non fecero ritorno e 10 morirono per le malattie contratte nel lager. Eppure, sia per le mogli, le sorelle, le madri e le figlie di quegli uomini che non tornarono, sia per quelle che ebbero la fortuna di riabbracciare il proprio marito, fratello, padre e figlio, la vita non fu mai più quella di prima.