Luigi Gasparotto, un democratico al servizio della nazione

Di Giorgio De Vecchi

L’impegno politico

Il primo documento che si incontra, sfogliando il Fondo Luigi Gasparotto, è un dattiloscritto non datato di sette pagine che percorre la sua vita politica e personale. Si tratta probabilmente di un curriculum autobiografico che così esordisce:

L’On. Gasparotto di Sacile è nato il 31 maggio 1873. Suo padre Leopoldo fu cospiratore (10 anni di carcere austriaco) e garibaldino in tre campagne. A 16 anni fu maestro elementare, a 24 anni (1897) laureato a Padova (110 su 110 e lode). Tesi di laurea: «Il principio di nazionalità nella Sociologia e nel diritto internazionale», in cui si sostiene, in opposizione alla dottrina della scuola classica, che la Nazione è concetto moderno e precisamente una formazione di cultura germinata dai principi di libertà scaturiti dalla rivoluzione francese. Chi ha fissato nella storia contemporanea il concetto e i limiti della Nazione italiana come ente politico è Mazzini».

[Fondazione Isec, Fondo Luigi Gasparotto, Busta 1, Fascicolo 1] 

L’incipit definisce il quadro nel quale si colloca tutta la sua attività politica di democratico e, in età giovane, radicale (nel 1897 è a Milano e si iscrive alla Società Democratica Lombarda) da fine Ottocento alla morte avvenuta il 29 giugno 1954.

I primi atti li troviamo nello stesso documento a fondo pagina, qui riprodotto:

Nel 1900 Gasparotto promosse con Alessandro Ravizza e Osvaldo Gnocchi Viani l’Università popolare, che fu inaugurata il 1/3/1900 da G. D’Annunzio.

Subito dopo, con l’On. Cabrini e Paolo Brugora, promosse l’agitazione per il Riposo domenicale e pubblicò un libro d’0ccasione: Per un giorno di riposo (edit. Sandron). Parlò nei comizi di quasi tutta l’Alta Italia, finché l’agitazione sboccò nella legge ora vigente.

Sono questi i primi atti, dicevamo, di una vita di impegno politico e culturale le cui tappe principali sono: l’elezione a deputato nelle liste del Partito radicale nel 1913; la partecipazione alla Grande guerra come volontario; la rielezione in Parlamento nel 1921 quando nel governo presieduto da Ivanoe Bonomi fu ministro delle Guerra; una cauta attenzione positiva al fascismo (nel 1922 votò la fiducia a Mussolini) fino al 1926 quando, in seguito al delitto Matteotti, prese le distanze dal regime rassegnando le sue dimissioni da vicepresidente della Camera; la ripresa dell’impegno politico dal 1942 con l’impegno contro il regime; la nomina nel governo Badoglio (agosto 1943) di commissario dell’Associazione nazionale combattenti; l’attività clandestina nel nord dell’Italia; il rifugio  in Svizzera dal settembre 1944; l’incarico come ministro dell’Aeronautica nel secondo governo Bonomi; l’elezione alla Costituente; senatore iscritto al gruppo misto nei governi De Gasperi.

Non è questa la sede per completare una biografia assai ricca e interessante; se ne può trovare una esauriente nel Dizionario Biografico degli Italiani dell’Enciclopedia Treccani on line all’indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-gasparotto_(Dizionario-Biografico)/.

Ci limitiamo qui a estrarre tre quadri significativi, scelti per la loro efficacia nel dare un’idea del personaggio, tratti dalla ricca documentazione contenuta nel Fondo Luigi Gasparotto depositato presso l’Archivio storico della Fondazione Isec.

Fondo Gasparotto. Busta 1, Fascicolo 1, Foglio 1.

«E si iniziò così un serrato duello oratorio fra il deputato e il poeta»

Il primo dei tre quadri ci porta a Fiume, nella città occupata dalle milizie guidate da Gabriele D’Annunzio; è il dicembre 1920 e la famosa impresa sta volgendo al termine. Il documento è su carta intestata della «Camera dei deputati», su cui è stato stampigliato «Camera dei Fasci e delle Corporazioni»; anche lo stemma del Regno d’Italia è stato cancellato e affiancato da analogo stemma utilizzato nel Ventennio fascista.

Il dattiloscritto riporta uno stralcio del Corriere della sera dell’8 dicembre 1920, nel quale si fa la cronaca del confronto tra D’Annunzio, e l’on. Gasparotto a capo di una delegazione parlamentare per «prendere visione chiara e diretta della situazione attuale». 

L’interesse del documento sta nel ruolo di Gasparotto che cerca - in un confronto con il «comandante e poeta» nel quale «tra i due ha luogo una cortese scarica di botte e risposte» - di fare appello alla moderazione in nome di un’Italia «stanca, non solo moralmente, ma anche fisicamente»; un’Italia «che non ne poteva più, che chiedeva tregua e respiro, che invocava calma e tranquillità nel lavoro, il sorriso di un pò (sic) di sereno per l’anima».

Ci sembra qui di vedere da un lato l’attenzione dell’uomo politico per le difficoltà del dopoguerra, ma anche l’incomprensione delle forze in campo che si stanno scatenando e che porteranno alla dittatura nei confronti della quale Luigi Gasparotto segue la scia di tanti moderati che, da lì a poco tempo, valuteranno l’ascesa del fascismo un’avventura transitoria e tale da potersi controllare.

Fondo Gasparotto. Busta 1, Fascicolo 1, Foglio 109.

Sulla persecuzione ebraica

Abbiamo documentazione indiretta di Luigi Gasparotto sulla questione ebraica e, in particolare, di quanto poco si poteva sapere, nel 1943 sul genocidio in atto da parte del regima nazista. La troviamo in un dattiloscritto datato 28 ottobre 1943, dal titolo «Gli ebrei, il terzo Reich … e gli altri», nel quale Gasparotto recensisce e riassume un «interessantissimo articolo – così scrive – comparso sulla nota rivista Die Weltwoche di Zurigo, col titolo Sono gli Ebrei un pericolo per il terzo Reich?».

Nell’esporne il contenuto sembra condividere tesi dello scrittore che non nomina. Gasparotto scrive infatti: «tale domanda appariva allo scrittore assurda per chi consideri che in tutto il mondo esistono pochi milioni di israeliti, tutt'altro che portati, nella loro stragrande maggioranza, alla guerra e alla violenza, anzi fuggiaschi, tremanti di terrore, dinanzi alla violenza dei tedeschi, i cui eserciti, per almeno tre anni sgominano tutti gli avversari e tuttora tengono testa valorosamente alle soverchianti forze russe e angloamericane». Si tenga presente che Gasparotto è stato un militare interventista nel 1914 ed è stato e sarà ministro della guerra: quindi quell’avverbio «valorosamente» non va inteso come un giudizio etico sul terzo Reich, ma come un giudizio «tecnico» di un ex ufficiale, che constata le azioni belliche nel loro svolgersi.

Accenna poi alla storia del popolo ebraico per chiedersi, infine «come si possono spiegare dunque le parole d’odio dei dirigenti di uno dei più potenti imperi del mondo contro gli inermi Ebrei?». La risposta è affidata all’articolista del Die Weltwoche, il quale sostiene la tesi che l’odio verso gli Ebrei «altro non è che la manifestazione di una tragedia interiore che paventa la catastrofe» della Germania nazista e, sembra di intuire, dell’Europa devastata dalla guerra.

Rispetto alle dimensioni dell’olocausto non è molto, ma siamo nel 1943 e dei campi di sterminio non si hanno ancora notizie precise; il fatto di riflettere su un tema che fino alla fine della guerra rimane discosto dalla pubblica opinione è indice di una personalità attenta ai segni dei tempi.

Busta 1, Fascicolo 1, Foglio 111

Il figlio «Poldo»

Della tragica vicenda dell’unico figlio Leopoldo, combattente della Resistenza nelle formazioni lombarde di Giustizia e Libertà, catturato nel dicembre 1943, internato nel campo di Fossoli e ucciso dai nazifascisti nel giugno del 1944, vi sono nel Fondo alcune testimonianze indirette. Una è contenuta nella trascrizione di un interessante radiogramma inviato dal tramite di Londra da Roma a Berna con il quale il funzionario del governo italiano Antonio Scanzani il 7 dicembre 1944 informa il governo svizzero dell’opportunità del rientro in Italia di Luigi Gasparotto per assumere incarichi di ministeriali.

Il radiogramma è lungo ed occupa due pagine dattiloscritte; questi i passaggi che ci interessano:

25 luglio 1943 Gasparotto ponevasi testa movimento milanese riscossa democratica stop dopo 8 settembre nazifascisti diederonli caccia et egli dovette rifugiarsi territorio elvetico stop suo figlio rimasto suolo italiano partecipe lotta clandestina venne catturato da tedeschi torturato più riprese moriva in prigione dopo atroci sofferenze stop intimo Bonomi che ebbelo già ministro guerra suo primo gabinetto da 1921 a 1922 Luigi Gasparotto gode piena fiducia attuale capo governo stop presenza Gasparotto seno governo non mancherebbe esercitare sicuro ascendente su patrioti Italia non ancora liberata stop

Busta 5, Fascicolo 19, Foglio 2870

Un’atra toccante testimonianza compare in una lettera inviata da tale Roberto Albino dell’Associazione Nazionale Combattenti. 

Fondo Luigi Gasparotto:

- 100 unità archivistiche in 24 buste.

- la documentazione è stata versata all’Archivio Fondazione Isec dal nipote Pierluigi Gasparotto

- raccoglie più di 20.000 fogli dai contenuti più vari che vanno dai documenti relativi all’attività politica, parlamentare e ministeriale, alla corrispondenza personale, fascicoli, ritagli di giornale, dattiloscritti e manoscritti, appunti in vista delle pubblicazioni di opere (Diario di un fante, Diario di un deputato) letterarie di modesto valore e indefinite altre categorie che costituiscono, nell’insieme, un interessante punto di vista sulle vicende della prima metà del Novecento.

- il Fondo è per intero digitalizzato e può essere consultato on line nel sito della Fondazione Isec - https://fondazioneisec.it/ - oppure tramite il sito Beni culturali della Regione Lombardia  http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/75678

Articoli correlati