Geo Agliani (ultimo da sinistra) con Luciano Raimondi (b.1, fasc. 2)

Geo Agliani: memoria della Resistenza e lavoro culturale

Di Ruggero Pedroletti

Geo “Giorgio” Agliani è stato un produttore cinematografico. Nel corso della sua carriera, tra gli anni ’50 e gli anni ’70, si dedicò a produzioni di film italiani di secondo piano: peplum, film di avventura, commedie romantiche e disimpegnate. Una lista di film forse non memorabili[1], che per uno strano contrasto rende forse ancora più affascinanti i primi anni dell’impegno cinematografico di Agliani, dedicato alle produzioni neorealiste sulla Resistenza. Anche se poco noto, Agliani fu una figura centrale nella politica culturale di memorializzazione della Resistenza, e agì all’interno e per conto di importanti istituzioni a cavallo tra anni ’40 e ‘50: Fondazione CVL, ANPI, PCI. I film da lui prodotti tra il 1946 e il 1951, come “Il sole sorge ancora” (1946, diretto da Aldo Vergano), “Caccia tragica” (1947, diretto da Giuseppe De Santis), “Achtung! Banditi!” (1951, diretto da Carlo Lizzani), contribuirono alla breve stagione del cinema neorealista e furono spesso premiati dalla critica (meno, forse, dal pubblico)[2].

Agliani, nato a Sesto San Giovanni nel 1910, arrivò alla produzione cinematografica attraverso la partecipazione alla Resistenza, durante la quale, come militante del Partito Comunista, dimostrò le sue doti di organizzatore e la sua dedizione alla causa partigiana. Dal piccolo fondo Agliani conservato in Fondazione ISEC, emergono pochi ma significativi dati circa il periodo che precede il settembre 1943: nel 1938 era al confino a Ponza, dove si dedicava allo studio dello spagnolo e della storia; nel giugno 1943 operava clandestinamente a Milano sotto il falso nome di Giorgio Neri.

Dopo l’8 settembre, fu da subito impegnato nelle Brigate Garibaldi, in cui svolse un ruolo di rilievo (si vedano le tessere di riconoscimento e l’attestato di partecipazione alla guerra partigiana conservate nel fondo); in seguito, divenne vicecomandante regionale del CVL lombardo. Con il termine della guerra partigiana e lo scioglimento del CVL, Agliani fu appuntato responsabile dell’Ufficio stralcio del CVL lombardo. L’ufficio, a cui corrispondevano organi analoghi a ogni livello della macchina organizzativa della Resistenza, in via di smantellamento, aveva il compito di smistare presso gli organi competenti (questure, prefetture, Comitati provinciali ANPI) le pratiche ancora aperte che dopo la Liberazione erano state prese in carico dal CVL regionale. In molti casi si trattava di denunce di irregolarità, di azioni arbitrarie, segnalazioni di sedicenti partigiani in realtà invischiati o fiancheggiatori del passato regime e dispute di ogni tipo.

Tra le carte presenti nel fondo[3], citiamo ad esempio una memoria difensiva del Comando di Asso - Distaccamento di Civenna indirizzata all’Ufficio Politico di CLN Milano, in risposta alle accuse di sottrazione arbitraria di denaro a danno di un fascista mosse dal Comandante Cino Moscatelli. Curioso anche il fascicolo relativo a un certo Giordano Repossi, sedicente medico, designato dal Comitato provinciale dell’ANPI di Milano a capo Ufficio medico legale tra il luglio 1945 e il febbraio 1946, che secondo la denuncia fatta pervenire alla Questura di Milano e presente in copia nelle carte di Agliani, avrebbe sottratto i fondi destinati all’acquisto di penicillina e di dispositivi medici. Dalle informazioni raccolte a sostegno della denuncia, emerge che già nel giugno 1945 (quindi un mese prima di ricevere l’incarico da ANPI), esisteva un’inchiesta dell’Ufficio stralcio sul Repossi, che era stato trovato responsabile della sottrazione di denaro alla ditta Lovati di Milano nel 1942. In una memoria dell’aprile 1946, anch’essa allegata al fascicolo, il Repossi viene ritratto come truffatore seriale e fiancheggiatore dei nazisti in tempo di guerra, ma non ci sono notizie circa le conseguenze scaturite dalla denuncia. Sul web, si trovano sue tracce come autore di libri scientifici e di documentari per ragazzi tra gli anni ’50 e ‘70[4].

Brevetto di Partigiano (b.1, fasc. 2)

Nel corso del tempo, come spiega lo stesso Agliani in una lettera a Luigi Longo del 14 novembre 1946[5], l’attività dell’Ufficio stralcio regionale diventò esclusivamente quello di offrire personale e materiale documentario alla Commissione Regionale per il riconoscimento qualifiche partigiani, mentre i compiti degli uffici provinciali e del Comando piazza di Milano erano da considerarsi esauriti e quindi Agliani ne aveva disposto la chiusura. Dall’istituzione della Commissione, nel settembre 1945, Agliani ne prese parte come rappresentante garibaldino. Si trattava di un lavoro lungo e gravoso, reso ancora più complicato dalla farraginosità della burocrazia e dalla mancanza di personale e di materiale; si aggiunga poi il disordine delle testimonianze, le onorificenze già attribuite in seno al CLNAI e le numerose pressioni personali che i membri della Commissione subivano da parte di ex commilitoni, amici e compagni di partito[6]. Lo stesso Agliani non fu immune da pressioni[7]; comunque, le sue dimissioni dalla Commissione, rassegnate il 13 novembre 1946[8], arrivarono mentre aumentavano le sue responsabilità nella gestione dei progetti culturali che in quel momento nascevano nell’ambiente ex-partigiano. Tra la fine del 1945 e la prima metà del 1946 Agliani era stato coinvolto nella realizzazione della grande Exposition de la résistance italienne di Parigi (tra il 14 e 26 giugno 1946), un progetto quasi monumentale di 140 panelli, voluto dal CLN e dal CNR francese, che intendeva raccontare la Resistenza italiana attraverso una prospettiva nazionale. Le vicende che precedettero e seguirono la realizzazione della mostra di Parigi sono sintetizzate in una relazione firmata da Remo Muratore, che lavorò all’allestimento. La mostra di Parigi, se fu la più grande, non fu certamente la prima: mostre sulla Liberazione erano già state allestite a Milano e Torino, e vi avevano lavorato intellettuali di rilievo come Mario De Micheli, Duilio Morosini, Gabriele Mucchi, Albe e Lica Steiner, Luigi Veronesi. Altre esposizioni si sarebbero tenute fino al 1949, anche per merito di Agliani. Nella lettera del 2 dicembre 1946 indirizzata a Pietro Vergani, vice segretario della Federazione milanese del PCI, a cui allega la relazione di Muratore, Agliani scrive: “La Mostra (sic) nel prossimo mese di gennaio verrà esposta a Roma. Stiamo già attivamente lavorando per prepararla [...] In questi giorni e precisamente il 9 corr. invieremo a Bordeaux una riduzione della Mostra per una manifestazione internazionale della Resistenza che avrà luogo in quella città”. Si tratta della mostra costituita da 80 pannelli, la cui esposizione fu sospesa e rimandata indefinitamente dal governo francese, e ritrovata solo nel 2001 nei depositi dell’INSMLI[9]. Le mostre documentarie definirono il canone visivo della Resistenza e costituirono “un’esperienza di raccolta della documentazione della lotta partigiana che, a sua volta, consentirà la costituzione e la nascita degli archivi storici della Resistenza a partire da Torino (1945), Genova (1947) e poi a Milano dove nel 1949 è costituito su iniziativa di Ferruccio Parri l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia[10].

Celebre pannello realizzato per la mostra della Resistenza prevista per Bordeaux, mai esposta (Istituto nazionale Ferruccio Parri)

Mentre dava il suo contributo organizzativo alla realizzazione della mostra di Parigi, e mentre con i beni detenuti dagli uffici stralcio si decideva la nascita della Fondazione CVL, destinata a contribuire alle iniziative assistenziali dell’Anpi, Agliani aveva iniziato il suo percorso nel mondo del cinema a Milano: la “Hollywood sui navigli” era favorita da una particolare congiuntura in cui Cinecittà era ancora in fase di ricostruzione e in cui il mercato non era ancora stato egemonizzato dalle produzioni americane. Agliani, per conto di Anpi, diresse la produzione di “Il sole sorge ancora” e “Caccia tragica”, affidandosi anche alle contribuzioni volontarie da parte di associazioni di ex partigiani e militanti, nella ricerca di un cinema popolare e democratico.  

Ma degno di nota è anche l'impegno nella produzione di “Le Mura di Malapaga” (1949) diretto da Renè Clement, con uno straordinario Jean Gabin, ambientato nella Genova dell'immediato secondo dopoguerra, vincitore a Cannes per la miglior regia e vincitore del premio Oscar per il miglio film straniero.

Fotografia di scena di Il sole sorge ancora (1946)

Nel 1948, con il mutare del panorama politico nazionale e internazionale, in una lettera datata 3 marzo e indirizza al compagno di armi Avion, Agliani si doleva del mutato contesto culturale e della perdita di rilevanza della Resistenza:

Quale amarezza invece vedere oggi come tutti i valori ideali della nostra lotta, siano stati traditi, [...] Quando ti vedi guardato in cagnesco o deriso perché sei stato Partigiano?

Ma soprattutto si dispiaceva della perdita di unità della Resistenza:

Ma la maggiore amarezza ti è data dal fatto che ormai gli uomini della Resistenza si sono divisi, irrimediabilmente divisi. La politica ha preso il sopravvento su di tutto. Argenton, Mattei e Cadorna sono diventati uomini politici, hanno scisso l’Unità dell’ANPI, formando loro Associazioni, e sono candidati per la Democrazia Cristiana.

E poi oltre concludeva:

Io non faccio politica attiva. Lavoro nell’industria cinematografica e ho prodotto un nuovo film ‘Caccia Tragica’, che ha vinto il primo premio a Venezia ed è stato venduto in tutto il mondo. [...] Sono contento del mio lavoro seppure guadagni quanto basta per tirare avanti. Ma tu sai che io non ho pretese. Spero di riabbracciarti presto e senza plotoni di esecuzione. Se avessero colpito giusto allora, quanti dolori, amarezze e chissà nuovi lutti risparmiati![11]

Note

[1] https://www.imdb.com/name/nm0013082/?language=it-it

[2] Per la ricostruzione delle travagliate vicende produttive di “Caccia tragica” si rimanda a article: Marina Nicoli (2020): Making CacciaTragica: Giorgio Agliani, Giuseppe De Santis and the Italian Resistance, Historical Journal of Film, Radio and Television

[3] Gli esempi che seguono sono tratti dai documenti conservati in Agliani, b. 1, fasc. 3.

[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Bramfab/Giordano_Repossi. L’identificazione tra i due Repossi è avvalorata dalla data di nascita: 15 dicembre 1915, riportata sia sulla memoria presente tra le carte di Agliani sia sulla pagina web.

[5] Agliani, b. 1, fasc. 4.

[6] Si veda https://partigianiditalia.cultura.gov.it/commissione/commissione-riconoscimento-qualifiche-partigiani-lombardia/

[7] Agliani, b. 1, fasc. 3.

[8] Ibidem

[9] Per approfondire: Flavio Febbraro e Igor Pizzirusso, La “mostra ritrovata”, Novecento.org, n. 4, giugno 2015. (https://www.novecento.org/ipermuseo/la-mostra-ritrovata-1151/) e Adolfo Mignemi, “La mostra ritrovata”, in https://www.milanolibera.it/storie/la-mostra-ritrovata/

[10] Adolfo Mignemi e Gabriella Solaro, I pannelli della mostra di Bordeaux, in https://www.milanolibera.it/immagini/

[11] Agliani, b.1, fasc. 4.

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