Una prematura formazione politica
Francesco Scotti nasce a Casalpusterlengo il 25 luglio 1910. Il padre è un sarto, la madre una casalinga. Francesco ha tre fratelli e una sorella. Dopo le scuole elementari, frequenta il ginnasio a Codogno. Sono anni di occupazioni delle fabbriche e di agitazioni contadine, nonché delle prime “imprese” delle squadre fasciste e Scotti si schiera con operai e contadini. Dopo il liceo a Lodi, si iscrive a Medicina a Milano. Nel ‘31 con Aldo e Giovanni Mirotti, suoi amici d’infanzia costituisce nella cittadina natia una sezione del Partito comunista italiano. Il loro attivismo è però presto soffocato: il 25 ottobre ‘31 sono arrestati. Condannato a 4 anni di detenzione, dietro le sbarre continua a studiare medicina e approfondisce la propria formazione politica e umana. Rilasciato sul finire del ‘34, rientra a casa e riprende gli studi e la sotterranea attività politica. Sfuggito a una retata nel marzo ‘36, decide di espatriare e dopo varie peripezie giunge a Parigi.
Francesco Scotti nasce a Casalpusterlengo da Antonio, sarto e Caterina Borlotti. Francesco, detto Cecchino, è l'ultimo di cinque figli: la primogenita Giulia (morta nel 1921 per le conseguenze della Spagnola), Enrico, Giuseppe e Luigi.
22 agosto 1922
A soli 12 anni, Cecchino è testimone di un pestaggio fascista, che vede vittima il messo comunale Giovanni Casali che aveva tentato di opporsi agli atti vandalici dei fascisti contro la locale Camera del Lavoro.
28 ottobre 1922
Con la marcia su Roma, Benito Mussolini ottiene la guida del governo e il fascismo raggiunge il potere.
16 agosto 1924
Nel bosco della Quartarella, a Roma, viene ritrovato il cadavere del deputato Giacomo Matteotti, rapito dai fascisti il 10 giugno. La famiglia Scotti è sconvolta dalla notizia.
Una settimana dopo viene ucciso anche Giovanni Minzoni, arciprete di Argenta, in provincia di Ferrara, per mano degli squadristi di Italo Balbo.
Ottobre 1928
Dopo il ginnasio a Codogno e il liceo a Lodi, Francesco si iscrive a medicina nella nuova Università di Milano. In famiglia, solo lui e suo fratello Luigi, tipografo che stampa e distribuisce fogli clandestini, continuano a manifestare apertamente il loro dissenso politico. Conosce il sindacalista Giovan Battista Maglione, che gli permette di leggere le pubblicazioni clandestine comuniste e socialiste.
Gennaio 1931
Per motivi famigliari, Francesco intraprende un viaggio in Francia. A Parigi, entra in contatto con l'effervescente ambiente antifascista dei fuoriusciti. Torna in Italia con un cappello nuovo (il basco, che non abbandonerà più) e il cappotto pieno di opuscoli di propaganda antifascista.
Tornato a Casalpusterlengo, organizza una sezione locale del Partito Comunista Italiano con il fratello Luigi e i fratelli Mirotti.
25 ottobre 1931
Francesco Scotti viene arrestato come agitatore comunista. Viene rinchiuso prima a San Vittore, poi a Regina Coeli, fino al giorno della sentenza, il 25 ottobre 1933, quando viene condannato a quattro anni di reclusione, da scontarsi nel carcere di Civitavecchia.
"Al penitenziario di Civitavecchia incontrai [...] i capi più influenti del partito: Terracini, Scoccimarro, Secchia, Celeste Negarville, Sereni, Valiani, Bibolotti, Sanna".
27 settembre 1934
Francesco esce dal carcere. Riprende gli studi universitari e l'attività cospirativa.
Marzo 1936
Braccato, decide di darsi alla fuga. Il 12 marzo incontra il padre, ma solo l'11 aprile riesce a lasciare Milano per la Svizzera. Da lì passa in Francia, e il 15 aprile si trova alla Gare de Lyon, a Parigi.