Introduzione
Mobilità è un termine che vuol dire molte cose, in questo primo numero della nostra Newsletter abbiamo voluto focalizzarci prevalentemente su un aspetto, l’emigrazione. È un tema che taglia trasversalmente larga parte del patrimonio della Fondazione e non è stato facile isolare alcune storie con l’idea di mostrare la ricchezza dei possibili percorsi di studio. Ma devo dire che alla fine, grazie alla passione di chi con ISEC collabora, ci siamo riusciti, facendo emergere storie inattese o personaggi solo in apparenza marginali. Minori non sono infatti né l’avvocato napoletano Guglielmo Emanuele di Palma dei conti Castiglione direttore ai primi del ‘900 del Labor Information Office for Italians di New York come testimoniano le carte del suo archivio personale né, su un piano completamente diverso, Pina Sardella, insegnante e attivista sociale, uniti dall’attenzione partecipe ai bisogni dei più deboli, siano essi i migranti italiani negli Stati Uniti alla ricerca di un domani migliore o i lavoratori stranieri e rifugiati spinti nel nostro Paese dal bisogno. Perché le ragioni delle migrazioni sono sempre le stesse. Lo aveva rilevato oltre cento anni fa, nel 1884, Pietro Buzzoni, parroco della chiesa di San Rocco fuori porta Romana parlando dell’immigrazione a Milano dalle vicine campagne: «Vengono, non perché vedano che qui si sta bene, ma perché altrove si sta male. […] Chi sono? […] la maggior parte sono poveri contadini» mossi dalla «speranza che peggio di laggiù [qui] non potrà andare».
Naturalmente non si poteva non ricordare i processi di urbanizzazione e di vera e propria fuga dalla terra che hanno interessato il Paese negli anni del miracolo economico. Una storia che l’archivio fotografico della redazione milanese de “l’Unità” documenta in maniera puntuale, seppure con immagini tutte virate alla denuncia più che alla comprensione delle molte sfaccettature di un fenomeno che propone sfide ardue agli amministratori locali chiamati a fronteggiare una domanda di case e servizi su una scala per loro inedita, a cui si cerca di rispondere anche sul piano conoscitivo con minuziose indagini, come quella di Virginio Canzi, che ci restituiscono il sapore e la materialità di un tempo recente ma lontanissimo dal nostro presente.
Vi diamo appuntamento a ottobre con nuove sorprese.
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