Paola Pessina
Al momento della strage di Piazza Fontana, Paola Pessina era un’adolescente. Cresciuta nell’ambiente dell’oratorio e fortemente segnata dal mondo educativo cattolico milanese, avrebbe poi intrapreso la carriera di insegnante e, in seguito, un percorso di impegno politico che l’avrebbe portata a diventare sindaco di Rho. L’eco di quella stagione, dominata dallo smarrimento collettivo e dal senso di minaccia percepito dagli adulti, rimase impressa nella sua memoria come un punto di svolta nella coscienza civile del Paese.
Qual è il rapporto di Paola Pessina con la strage di Piazza Fontana?
Pessina non ha avuto alcun legame diretto con gli episodi relativi alla strage, ma la percezione emotiva di quei giorni le è rimasta come una ferita morale e civile. Ricorda «uno sbigottimento e un allarme» diffusi, che attraversavano gli adulti e, per riflesso, raggiungevano anche i più giovani. Con il tempo, Piazza Fontana le è apparsa come «uno spartiacque» che metteva in discussione i fondamenti stessi della convivenza democratica, rivelando una «minaccia oscura e sotterranea». Quella consapevolezza si trasformò in un lento processo di maturazione civica, che avrebbe ispirato il suo futuro impegno educativo e politico.
Con quali criteri ISEC ha deciso di intervistare Paola Pessina?
L’intervista fa parte della raccolta di testimonianze per mettere in luce come la risposta civile e collettiva di Milano alla strage abbia influito sulla decisione di impegnarsi in politica. Il suo percorso testimonia come la memoria della violenza e la difesa dei valori democratici possano tradursi, nel tempo, in un impegno attivo nelle istituzioni. Attraverso la sua voce si coglie il modo in cui l’esperienza del trauma collettivo si sia trasformata, per una generazione, in un richiamo alla responsabilità e alla partecipazione pubblica.
Quale ruolo ha avuto la memoria di Piazza Fontana nel suo lavoro educativo e politico?
Per Pessina, la memoria della strage è diventata un riferimento costante nel suo modo di intendere la cittadinanza e la formazione civica. Come insegnante e amministratrice, ha sempre ritenuto fondamentale trasmettere ai giovani la consapevolezza che la democrazia si fonda sulla fiducia reciproca e sul rifiuto della violenza. In questo senso, Piazza Fontana non è solo un evento del passato, ma un prisma attraverso cui leggere le fragilità e le responsabilità della società contemporanea.