Diversamente Natale!
Di Giorgio Bigatti
Il 2023 sta per concludersi ed è tempo di bilanci. Ma è anche l’occasione per rivolgere un ringraziamento a tutti i collaboratori della Fondazione per il lavoro svolto con grande dedizione per conservare e valorizzare il patrimonio e per rispondere alle richieste che ci vengono dal mondo della scuola e da quanti, in numero crescente, seguono e partecipano alle nostre attività. Un ringraziamento che vogliamo estendere a quanti in questi ultimi dodici mesi hanno scelto di affidare a ISEC materiali di grande interesse. Segnalo in particolare l’archivio di Alberto Mortara, economista, studioso e imprenditore culturale di area liberal-socialista, e quello di Ignazio Maria Gallino, un protagonista della storia della controcultura in Italia che ha raccolto una grande collezione di fogli, fanzine e riviste; o ancora, i materiali di Massimo Pinchera, centinaia di riviste e giornali che rappresentano una fonte preziosa per la conoscenza della stagione dei movimenti.
Davanti a questo insieme straordinario di documenti, siamo indotti a chiederci cosa sarà l’archivio di domani in questo per noi difficile frangente nel quale l’ampliarsi delle raccolte si accompagna a una riduzione degli spazi e ci costringe a scelte dolorose e onerose. È un tema con il quale diventa ogni giorno più urgente fare i conti. Ma nel rimandare, come è uso fare con i buoni propositi, la questione all’anno che verrà, come saluto e auguri a chi ci segue e a chi ci ha sostenuto abbiamo pensato di ‘regalare’ una Newsletter differente dalle precedenti, dedicata al Natale o, per meglio dire, a un ‘diversamente Natale’, con tre storie tratte dai nostri archivi.
Si parte con i giornali di fabbrica, una tipologia di periodico di cui in ISEC conserviamo oltre 200 testate, digitalizzate grazie a un contributo di Fondazione Cariplo e ora consultabili nella nostra Biblioteca digitale. Solitamente dedicate a rivendicare migliori condizioni di lavoro e un più equo trattamento salariale, le pagine dei giornali di fabbrica lasciano intuire come il periodo delle festività fosse vissuto, da chi in fabbrica lavorava, in termini molto diversi da come invece l’avvicinarsi del Natale era raccontato sulla stampa aziendale. Tempo di riposo, ma anche occasione per dare visibilità alle proprie ragioni, come nel dicembre del 1960, quando gli operai elettromeccanici milanesi impegnati da mesi in una dura vertenza per il contratto integrativo decisero di organizzare un presidio in piazza del Duomo proprio il giorno di Natale. Un evento senza precedenti che valse agli operai un passaggio dell’omelia dell’arcivescovo di Milano che sollecitava, sotto traccia, una positiva conclusione della vertenza. Un Natale di lotta che rimanda ad altri che in quel decennio si sarebbero succeduti per protestare contro i bombardamenti americani sul Vietnam. C’era in queste proteste una richiesta di pace che vogliamo fare nostra, perché di pace abbiamo bisogno tutti, oggi come ieri. Ricordiamocelo, e non solamente a Natale.