Le proteste operaie non cessano. Forti scioperi accolgono la notizia della caduta del fascismo all’indomani del 25 luglio 1943. Il governo Badoglio dichiara lo stato d'assedio e soffoca nel sangue molte delle manifestazioni di protesta.
Seguono le mobilitazioni dell’agosto, alimentate dall’esasperazione per l’intensificarsi dei bombardamenti sulle fabbriche e dalla liberazione dei prigionieri politici e la formazione di organismi di rappresentanza operaia, le commissioni interne. Gli scioperi partono dal 9 del mese e proseguono fino al 20, finendo per coinvolgere, questa volta, circa commissioni interne, nuove regole sindacali, la liberazione dei detenuti politici, l’alleggerimento della pressione militare sulle fabbriche. La
Dopo l'8 settembre 1943. L'occupazione nazifascista
Ascolta la testimonianza Eugenio Mascetti, La pelle dell'orso (Milano, Greco e Greco 1990)
Mi alzai prima del solito e mi dissi che prima di entrare in fabbrica era necessario fare un giro. La gente per strada aveva un aspetto diverso. Guardandola, capivi che era festa.
L’8 settembre viene reso noto l’armistizio. L’invasione tedesca dell’Italia centro settentrionale incombe ma a Milano l’ipotesi di opporvi resistenza attraverso la costituzione di una Guardia Nazionale composta da truppe regolari e combattenti volontari fallisce. L'11 settembre le truppe tedesche entrano in città senza incontrare ostacoli. Inizia il periodo dell’occupazione nazifascista, coronata il 23 settembre dalla nascita della Repubblica Sociale Italiana. L’intero sistema industriale milanese è sottoposto alle necessità dell’economia di guerra tedesca (la Germania diventa il principale committente per l’industria) con una conseguente accentuazione della pressione poliziesca sulla manodopera, su cui aleggia lo spettro del trasferimento coatto in Germania. Questo vanifica i tentativi della Repubblica Sociale di recuperare un rapporto diretto con gli operai attraverso misure come il Decreto sulla socializzazione delle imprese.
Le vignette satiriche di Bernardo Leporini ritraggono con crudezza l'economia di guerra dell'Italia sotto la Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.
Gli scioperi nel nord occupato
Manifesti di propaganda che invitano gli operai a andare a lavorare in Germania.
Lo sciopero generale del dicembre 1943 – il primo in regime di occupazione militare - svela l’impotenza del fascismo repubblicano e delle sue espressioni sindacali: le agitazioni operaie vedono un diretto intervento delle autorità militari tedesche nelle trattative e nella repressione.
L’agitazione è indetta dal Partito comunista. Inizia lunedì 13 dicembre, sollecitata dal fermento di fabbriche come la Caproni di Taliedo e la Magnaghi di Turro, già in sciopero dal sabato 11. Vi aderiscono la gran parte dei grandi stabilimenti, non meno di 35.000 operai che – attraverso Comitati di agitazione o Comitati sindacali che prendono il posto delle contestate commissioni interne – chiedono aumenti salariali, miglioramento della qualità delle mense aziendali, abolizione del lavoro obbligatorio per la Germania, liberazione dei detenuti politici. Lo sciopero termina il 20 dicembre sotto la pressione delle autorità tedesche che alternano promesse di concessioni economiche a minacce di brutali provvedimenti repressivi.
Diventa sempre più chiaro, agli occhi della classe operaia milanese, che l’obiettivo delle agitazioni non può d’ora in poi che essere la cacciata dell’occupante tedesco e la caduta della subalterna Repubblica Sociale Italiana.
Lo sciopero generale del dicembre 1943 – il primo in regime di occupazione militare - svela l’impotenza del fascismo repubblicano e delle sue espressioni sindacali: le agitazioni operaie vedono un diretto intervento delle autorità militari tedesche nelle trattative e nella repressione.
L’agitazione è indetta dal Partito Comunista. Inizia lunedì 13 dicembre, sollecitata dal fermento di fabbriche come la Caproni di Taliedo e la Magnaghi di Turro, già in sciopero dal sabato 11. Vi aderiscono la gran parte dei grandi stabilimenti, non meno di 35.000 operai che – attraverso Comitati di agitazione o Comitati sindacali che prendono il posto delle contestate commissioni interne - chiedono aumenti salariali, miglioramento della qualità delle mense aziendali, abolizione del lavoro obbligatorio per la Germania, liberazione dei detenuti politici. Lo sciopero termina il 20 dicembre sotto la pressione delle autorità tedesche che alternano promesse di concessioni economiche a minacce di brutali provvedimenti repressivi.
Diventa sempre più chiaro, agli occhi della classe operaia milanese, che l’obiettivo delle agitazioni non può d’ora in poi che essere la cacciata dell’occupante tedesco e la caduta della subalterna Repubblica Sociale Italiana.
Milano, 13/12/1943 Breda, Va sezione Ore 10, inizio del movimento. Gli operai incrociano le braccia, sono fermi ai loro posti, in perfetto ordine: alle ore 14 i direttori Frua, De Angeli, Bovone mandano a chiamare dei rappresentanti operai (non la commissione di recente votazione), e presenti le autorità tedesche, chiedono che cosa vogliono.
Manifesti di propaganda della Repubblica Sociale e della Germania nazista
"La nostra lotta", digitalizzato
La pubblicazione del Partito comunista italiano del gennaio 1944 fornisce un dettagliato resoconto degli scioperi del dicembre 1943.
"La nostra lotta" è stato digitalizzato e pubblicato insieme ad altri periodici della stampa clandestina da Fondazione ISEC sul proprio sito: https://fondazioneisec.it/sfogliabili/periodici